Strappare lungo i bordi al centro della polemica in Turchia
Strappare lungo i bordi, la prima serie TV di Zerocalcare, ha fatto molto parlare di sé in questi giorni. Tutta la critica ha elogiato l’opera, applaudendo al coraggio di Netflix Italia (che sforna la sua prima perla) ed a quello dell’autore.
Non sono mancate le critiche, rivolte più al dialetto romano utilizzato durante le puntate piuttosto che alla serie in generale. Ma oltre a questo, è nata anche un’altra polemica in Turchia. Infatti molti non hanno gradito la presenza della bandiera curda, urlando allo scandalo.
Una polemica tanto sterile quanto disgustosa, che però sta prendendo sempre più piede all’interno del paese e potrebbe portare alla censura della serie.
Strappare lungo i bordi e la polemica turca
Lo “scandalo”
La polemica di cui vi stiamo parlando è stata innescata dal quotidiano filo-governativo Sabah, che ha trovato scandaloso l’inserimento della bandiera curda nella serie. Questo astio dei turchi nei confronti dei curdi ha radici profonde e storiche, ma si è ulteriormente aggravata quando il popolo curdo ha chiesto l’indipendenza del Kurdistan nel 1978.
Zerocalcare non ha mai nascosto il suo appoggio alla causa curda, tanto che nel 2015 ha pubblicato Kobane Calling, una graphic novel che raccontava le vicende della cittadine di Kobane, controllata dalle forze curde ed assediata dall’Isis.
Ma non è tutto. Infatti, lo scorso luglio, Zerocalcare aveva preso posizione contro il governo di Erdogan accusando il presidente di voler rifondare l’Impero Ottomano, lodando dall’altro canto il modello sociale curdo minacciato da Erdogan stesso.
Le dichiarazioni del quotidiano Sabah
“Scandalo dopo scandalo da parte di Netflix. Nella serie Strappare lungo i bordi, che è disponibile sulla piattaforma dal 18 novembre, si è vista la bandiera dell’organizzazione terroristica PKK/YPG appesa alla porta e al muro. La bandiera del Pkk è appesa dietro la porta quando il protagonista apre e accende la luce. In un’altra scena si vede il vessillo del Pkk appeso al muro del bar”