Il Gladiatore: un dipinto ha convinto Ridley Scott a dirigere il film
Sono trascorsi vent’anni dall’uscita in sala de Il Gladiatore, ed il produttore Douglas Wick torna a parlarne fornendo qualche dettaglio anche sul sequel (in pre-produzione da diverso tempo).
In un’intervista con Hollywood Reporter, Wick ha ribadito l’importanza del lavoro svolto sul primo film. E racconta che proprio per questo motivo “molti registi hanno paura di metterci mano“, anche per il timore di scadere in qualcosa di troppo commerciale. “..Cosa che, ovviamente, nessuno di noi ha minimamente considerato. Quindi, ci stiamo lavorando e abbiamo la sensazione che non appena riusciremo ad ottenere qualcosa di valido su carta, allora potremmo andare avanti“, afferma deciso.
Tra le altre cose, il produttore ricorda ancora il modo insolito in cui lui e il dirigente della DreamWorks, Walter F. Parkes, hanno convinto Ridley Scott a impegnarsi per il film: “Lo scrittore David Franzoni, ha fatto una bozza. Lo abbiamo quindi presentato a DreamWorks, che ha immediatamente dichiarato di voler farlo. Al contrario del primo studio in cui siamo andati che ci ha risposto che spada e sandalo erano morti e non avrebbe mai funzionato. Il secondo era DreamWorks, che ha immediatamente dichiarato di essere a bordo“, afferma entusiasta.
Continuando: “Poi io e Parkes, abbiamo portato a Scott un dipinto del 1800 raffigurante il Colosseo di Roma. Aveva delle bellissime sfumature ed era stato dipinto durante l’impero Britannico, quindi era leggermente idealizzato. Ridley ha guardato il dipinto e ha detto “Farò il film. Qualunque sia la sceneggiatura, so che lo faremo nel modo giusto. Lo faccio!“.
Douglas Wick elogia il collega Scott
Ad un certo punto dell’intervista, Wick ripensa alle capacità di Ridley Scott con grande ammirazione. “La maggior parte dei registi dice ‘costruitemi il mondo e poi deciderò come riprenderlo’. Ci sono sempre persone che pensano ‘arrivo sul set quel giorno e voglio essere creativo’. Ridley invece è in grado di dirti con un mese di anticipo ‘inquadrerò il Colosseo in questo modo. Dobbiamo solo costruirne questo pezzo’. Per cui questo approccio visivo ci ha permesso di avere un budget relativamente contenuto“. È noto infatti che fu speso 1 milione di dollari per costruire il 40% del Colosseo e completare il resto in computer grafica.
Il Gladiatore doveva avere un altro finale
Inaspettatamente, Wick racconta che il finale de Il Gladiatore era stato pensato in un altro modo: “Avevamo dei problemi con Massimo. Non è stato semplice renderlo affine al pubblico dal momento che lo vediamo uccidere persone per gran parte del film. Alcune di queste persone erano anche relativamente innocenti. Per questo motivo abbiamo rafforzato il tema della vendetta e ucciso la sua famiglia“.
E aggiunge: “Continuavamo ad avere problemi con il finale perché Massimo fuggiva da Roma per ritornare con un esercito e spodestare Commodo. Funzionava, ma non era soddisfacente per la storia del personaggio. Allora Walter Parkes ebbe l’idea di fare in modo che venisse ferito e restasse nell’arena. Uccidere un personaggio principale è un’impresa difficile. Devi avere il supporto dello studio e Bill Nicholson è stato veramente utile per trovare un modo di inserire l’immagine dei Campi Elisi“.
Voi che idea vi siete fatti stando a queste rivelazioni? La discussione è aperta.
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