Anche i Gen.G alla ricerca di un team femminile: community spaccata tra favorevoli e contrari
Team Femminile – Pochi giorni fa abbiamo segnalato l’ingresso nella scena competitiva di Valorant del nuovo team tutto femminile dei Cloud9…una notizia che ha spaccato la community dello sparatutto Riot in due gruppi: quelli che hanno salutato positivamente la cosa, e quelli che invece non hanno gradito perchè convinti che negli esports non vi sia alcuna necessità di categorizzare in “uomini” e “donne”.
Le motivazioni che hanno spinto svariate giocatrici e giocatori a guardare con diffidenza a questa scelta sono da ricondurre principalmente al fatto che nel nostro settore un uomo ed una donna possono competere ad armi pari, visto che, a differenza degli sport tradizionali dove vengono considerati “stazza e peso”, negli esports l’unica cosa che conta è la testa, e la velocità con cui si applicano le azioni (e non c’è alcuna prova scientifica che dice che vi sia una differenza tra sessi, anche se non sono pochi quelli che purtroppo, professano questa inquietante teoria).
Quindi, la domanda che sorge spontanea è: “perchè creare una diversificazione anche laddove non c’è“? La risposta del team Cloud9 non si è fatta attendere, con la dirigenza che ha annunciato che, molto semplicemente, le migliori giocatrici del loro team femminile ed i migliori del loro team maschile andranno a comporre un “super team” che rappresenterà i Cloud9 nei futuri impegni competitivi.
We're proud to announce that #TeamBumble is expanding into Gen.G VALORANT with our search for an all women team!
Join the team by sending in your clips, ranks, and competitive experience and tag the best Valorant players you know!
✉️: [email protected]#TeamBumble #GenGVAL pic.twitter.com/4s9TlUQRfF
— Gen.Ghost (@GenG) October 28, 2020
Pur essendo una risposta abbastanza vuota di contenuti (forse sarebbe stato meglio parlare delle ragioni di “marketing” e di promozione del brand che vi sono dietro questa scelta), la maggior parte delle polemiche è andata via via esaurendosi sui social…almeno fino ad oggi, perchè i Gen.G hanno fatto sapere di voler seguire i passi dei Cloud9, ed hanno annunciato l’imminente apertura di un team composto di sole giocatrici professioniste.
I Gen.G non sono del resto neanche nuovi a questo tipo di iniziative, avendo già proposto per Fortnite il Team Bumble. Ed ‘ proprio il Team Bumble che andrà ad “assorbire” il nuovo roster di Valorant, di cui ancora si stanno cercando le giocatrici (i recruit sono ancora aperti). Ci chiediamo a questo punto il perché Gen.G non abbia semplicemente creato una sua academy che si occupi di cercare talenti tra uomini e donne, ma di crearne una specializzata nella sola ricerca delle giocatrici femminili (c’è una differenza sostanziale nell’approccio, che ripetiamo essere del tutto ingiustificato visto che donne e uomini giocano dal primo all’ultimo minuto ad armi assolutamente pari).
Come Powned, abbiamo sempre ribadito l’assoluta inutilità del voler a tutti i costi creare dei muri anche laddove non ci sono, e forse in molti non si rendono conto di quanto queste iniziative possano paradossalmente essere “dannose” per l’integrità della scena…del resto anche in passato abbiamo visto come, nella pratica, non vi fosse assolutamente la stessa parità di trattamento tra una categoria e l’altra, con i montepremi ed i numeri legati alle attività “femminili” sempre inferiori rispetto a quelli delle attività maschili…anche quando le due competizioni venivano ospitate durante lo stesso evento e realizzate dagli stessi organizzatori.
Certamente è innegabile che per la donna l’ingresso negli esports sia decisamente più duro rispetto a quello di un professionista di sesso maschile, e la diffidenza e la frustrazione che scatena in alcuni il vedere una donna ai vertici del competitivo è anche questo un problema acclarato e abbondantemente dimostrato.
Questo avviene perchè gli esports non sono altro che una costola della società, quella stessa società fondamentalmente maschilista per la quale, specialmente nelle competizioni, la donna rappresenta la “serie B” quando non la C o peggio.
Appare chiaro che per risolvere, almeno negli esports, questo brutto fenomeno bisogna ricercare delle risposte “nuove”, che non possono certo essere le categorizzazioni e le differenziazioni…sarebbe un gravissimo errore, e noi continueremo a criticare duramente tutte le realtà nazionali o internazionali che si faranno portatrici di questa concezione medievale del mondo.
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