La vittoria della Ferrari nel 2020 e il futuro della scuderia negli esports: l’intervista al Team Manager Alessio Cicolari!
Nei giorni scorsi abbiamo avuto la grande opportunità di fare alcune domanda ad Alessio Cicolari, Team Manager della Ferrari Driver Academy Hublot Esports Team, squadra che durante l’edizione 2019 del campionato è riuscita a portare a Maranello, insieme al campione del mondo David Tonizza, il primo titolo iridato piloti Esport della storia della Ferrari.
In questa intervista, abbiamo voluto affrontare vari temi con il Team Manager, come le principali differenze che possono esserci tra piloti su strada e piloti sui simulatori, le prospettive future del campionato del mondo “esport” della Formula Uno ed anche il ruolo svolto da un Ingegnere di Pista durante un normale weekend di gara di Formula Uno esport.
Attraverso questo articolo, vogliamo presentare ai nostri lettori un vero e proprio focus su di un campionato importantissimo, in cui l’esperienza ed il talento dei piloti della Scuderia di Maranello sono stati utili per sbaragliare, al primo colpo, tutta la concorrenza con la vittoria del titolo iridato piloti. Queste qualità serviranno ancor di più per provare a bissare nel 2020 il titolo dedicato ai sim-driver e di vincere, per la prima volta, quello dedicato ai costruttori, purtroppo mancato nel 2019.
Tonizza (pilota Ferrari) si laurea campione del mondo di F1 Esports!
Per il contributo nella realizzazione di questa intervista ringrazio l’autore Francesco Iezzi
Ciao Alessio, e ben ritrovato su Powned! Anche negli esports la Ferrari è riuscita a lasciare il segno, ma prima dell’inizio del progetto, avreste mai pensato di raggiungere un risultato cosi straordinario al primo colpo?
L’obiettivo era fare bene, sapevamo di avere un ottimo potenziale e lo abbiamo dimostrato in una competizione di altissimo livello.
Rispetto a quella che è la situazione in altri paesi europei, gli esports in Italia non sono ancora riusciti ad “esplodere” (pur essendoci stata un’evidente crescita)…la vittoria di questo mondiale come potrebbe contribuire a migliorare questa situazione?
La situazione in Italia è in continua evoluzione, sicuramente la forte burocrazia non aiuta. Grazie anche a questa vittoria spero che l’Italia venga vista con altri occhi a livello internazionale. Team italiano, giocatori italiani, staff italiano, non abbiamo nulla da invidiare a nessun’altro paese europeo.
No matter the track, when the engines are roaring the emotions get real. Enjoy the final sum up of this season and stay tuned for an even greater one next year!#FerrariEsports #F1Esports pic.twitter.com/8FKISHcQjE
— FerrariEsports (@FerrariEsports) December 20, 2019
Adesso che David ha dimostrato le sue abilità, quante possibilità ci sono di vederlo al simulatore di Maranello assieme agli altri piloti del circus?
Sono due tipi di simulatori molto diversi con fini differenti. Il nostro obbiettivo con David e i suoi compagni sarà quello di riconfermarci campioni tra un anno e di cercare di conquistare anche il titolo costruttori. Al simulatore di Formula 1 lasciamoci i piloti professionisti che svolgono un lavoro insostituibile di supporto all’attività della squadra in pista.
Il mondiale per team non è stato vinto per un soffio, cosa è mancato ad Amos e Gianfranco per raggiungere le posizioni che contano?
Rispetto all’edizione 2018 questa F1 Esports Series è stata veramente ultra-competitiva con distacchi in qualifica tra il primo e l’ultimo pilota della classifica di pochi decimi. Il meccanismo delle qualifiche di quest’anno portava tutti i team a dover effettuare i giri veloci con scia del compagno di squadra, di conseguenza inevitabilmente uno dei due ragazzi in pista doveva sacrificare un po’ della sua sessione di qualifica in favore dell’altro. Partire da metà gruppo è stato veramente difficile per loro: l’effetto scia, la possibilità di utilizzare il DRS oltre che la presenza di tantissimi piloti competitivi ha portato ad avere lunghi trenini con un rischio di contatti molto elevato. Il risultato a punti per Amos e Gianfranco è sfumato spesso per piccoli errori che però alla fine della gara sono stati pagati a caro prezzo. Devo riconoscere ad Amos e Gianfranco che il loro lavoro in allenamento e in qualifica è stato importantissimo per la vittoria di David.
L’età c’è e l’abilità pure: in un futuro non molto lontano potrà Tonizza, almeno a livello potenziale, prendere parte ad un mondiale FIA?
Nonostante l’idea di avere piloti che possano competere nei due mondi piaccia a tutti, io penso che la carriera professionale di un sim driver sia diversa da quella di un pilota reale e che risponda anche a logiche economiche e di abilità differenti. Sicuramente per lui qualche occasione di guida reale non sarà impossibile ma direi che, considerato il suo talento, conviene che il suo futuro continui ad essere nel mondo digitale dove può continuare a fare la differenza.
Proprio in merito alla questione, ci piacerebbe conoscere il parere di un esperto come te rispetto alle differenze tra il guidare in pista ed il guidare al simulatore.
Le differenze sostanziali sono senz’altro l’accelerazione e la paura. Mentre la prima componente in alcuni simulatori Pro (quelli per esempio usati dai team di F1) si può in qualche modo replicare, la seconda è difficilmente simulabile. Sicuramente la guida al simulatore porta a conoscere molte bene la pista, la traiettoria, i punti di staccata e il comportamento dell’auto (infatti ormai quasi tutti i piloti reali si allenano tantissimo al simulatore) creando la cosiddetta “memoria muscolare”. Da li ad arrivare a staccare in curva a 300km/h con accelerazioni laterali incredibili, ci vuole tanto allenamento e sicuramente una predisposizione al rischio. Sono comunque abbastanza convinto che un ottimo sim racer, con i giusti test, possa diventare un ottimo pilota, è stato dimostrato ampiamente negli ultimi anni.
Una figura alla quale va parte del merito in una vittoria in F1 è certamente l’ingegnere di pista… Che ruolo ha in un campionato simile e come si allena assieme ai piloti?
Quest’anno il format di F1 Esports prevedeva l’uso del Pit Wall, quindi io e Stefano Presenti eravamo costantemente in contatto con i piloti via radio analizzando telemetrie e immagini onboard. Benché la maggior parte del lavoro tecnico venisse svolto in training facility a Maranello, durante le gare le nostre indicazioni relativamente alle variazioni del set-up, alle soste ai box, alle tattiche di gara e alla gestione dell’ERS sono state molto importanti per raggiungere i risultati che abbiamo ottenuto.
Quella che si è conclusa è stata una stagione nel complesso molto positiva per la Esport Pro Series. Quali sono le vostre aspettative per il futuro di questa competizione? Secondo te un giorno il campionato esport potrebbe trovare un qualche genere di collegamento diretto (magari una formula per la quale si incrociano i due eventi) con il campionato tradizionale?
Sicuramente il futuro ci riserverà più integrazione fra i due mondi, probabilmente un domani quasi tutte le competizioni reali avranno la loro controparte virtuale, come e se si incroceranno è difficile dirlo. Di preferenza non mi dispiacerebbe che viaggiassero sempre di più parallelamente piuttosto che incrociarsi. Ho fatto dei test in serie minori in cui i due campionati, reali e virtuali, si incrociavano a livello di punteggio. Per ora siamo ancora lontani dal poter mixare le due cose, soprattutto una categoria di motorsport tradizionale e tradizionalista come la Formula 1, ma di questo sono certo, sky is the limit.
Per concludere, un voto finale per questa stagione di E-sport Pro Series?
Al format in sé do un bel 8, c’è ancora da lavorare ma è normale che lo sia. Al nostro lavoro darei un 9, per il 10 pieno ci è mancato il titolo costruttori.