Non solo “Bitzchung” tra i casi che vedono la politica protagonista (determinante) negli esports!
Dopo l’ultimo scandalo che ha colpito Blizzard per la vicenda “Blitzchung” e di Hong Kong è stata attirata moltissima attenzione sulle relazioni tra gli e-sport e la politica.
Data la gravità delle proteste, i fatti accaduti durante il torneo di Hearthstone sono stati subito ripresi da più media e la copertura è stata talmente ampia da arrivare a coinvolgere finanche alcuni membri del congresso americano. Nel durante però, stanno accadendo molti casi simili, che passano spesso per inosservati al grande pubblico…
Blitzchung ringrazia Blizzard ma sottolinea: “onestamente, 6 mesi di squalifica sono ancora troppi”
Fortnite sembra aver conquistato tutto il mondo con la sua popolarità, un gioco che oltre al resto fornisce a tutti i giocatori la possibilità di mettersi alla prova e di testare le proprie capacità anche e specialmente tornei ufficiali…ma non tutti potranno farlo.
Pochi giorni fa è stato infatti aggiornato il regolamento del torneo, che vanta ora un montepremi di $5 milioni, ed a quanto pare i giocatori residenti in Bielorussia e Crimea non potranno prendere parte alle sfide. Epic Games si è giustificata rispetto a questa decisione facendo riferimento alla legislatura statunitense, senza però citare alcuna legge o avanzando alcuna argomentazione tecnica.
Il paese e la penisola citate prima sono stati aggiunti alla lunga lista dei paesi già presenti nel punto 3.6.1 del regolamento, le cui community sono interdette alla partecipazione dei tornei ufficiali. Nella “blacklist” troviamo quindi, oltre alle suddette regioni, anche Cuba, l’Eritrea, l’Iran, l’Iraq, il Libano, la Liberia, la Libia, la Birmania, la Corea del Nord, la Somalia etc.
In alcuni di questi paesi il gioco è vietato a livello ufficiale e pertanto non suscita particolari domande l’assenza di questi giocatori, ma nel caso di molti altri paesi si tratta semplicemente di paesi che hanno dei pessimi rapporti diplomatici con le autorità statunitensi. Viene quindi da chiedersi se possa andare bene che Epic Games decida quali giocatori non ammettere al mondiale in base a quelle che sono (o che potranno essere) le relazioni tra gli States e gli altri paesi del mondo, considerato che si tratta di un gioco diffuso in tutto il globo.
Nel caso della Crimea inoltre, sono bloccati ormai da diverso tempo svariati servizi dedicati ai videogiocatori come Origin della EA, Steam della Valve e Battle.net della Activision-Blizzard. E sempre la Crimea è finita al centro di una discussione interna al mondo e-sport. La squadra Hard Legion non è stata infatti ammessa alla partecipazione del torneo WESG di Counter-Strike GO che si svolgerà a Shanghai.
È stata pubblicata anche la conversazione tra il manager della squadra e uno degli organizzatori del torneo, che ha affermato che tutti coloro che risiedono ufficialmente nel territorio contestato tra la Russia (che fa fede al referendum avuto luogo nel 2014) e l’Ucraina (che dichiara la penisola un territorio occupato militarmente sempre dal 2014) non potranno partecipare al torneo.
Di seguito riportiamo un estratto del comunicato stampa della squadra: “Vorremmo capire le motivazioni in base alle quali gli organizzatori hanno preso la decisione e magari cercare di trovare una soluzione al problema. Riteniamo inoltre che gli e-sport devono essere apolitici, come uno sport qualsiasi. In caso contrario stanno semplicemente togliendo la possibilità di competere al premio di 1 milione alla nostra squadra”.
E voi che ne pensate? Quali posizioni devono prendere le compagnie?