Recensire un’epopea come Starfield in poche parole è un compito arduo, vista l’immensità e la grandezza dell’opera pubblicata da Bethesda. Infatti abbiamo tra le mani un titolo che , al pari dei suoi predecessori, continuerà a farsi scoprire ed a regalare sorprese per molti anni a venire.
Eppure, in un modo o nell’altro, dobbiamo analizzare il lavoro svolto dalla storica casa di Rockville. Perché questa nuova IP riesce ad essere diversa in molti aspetti rispetto a The Elder Scrolls e Fallout, ma al contempo ricalca quella classica formula amata dai fan che però sente il peso del tempo sulle spalle.
Insomma, allacciate le cinture e mettetevi comodi perché stiamo per partire per un viaggio che ci porterà tra le stelle e ci farà scoprire un titolo che vuole essere innovativo ma rimane fortemente ancorato al suo retaggio.
Recensione di Starfield
Trama
Non possiamo non iniziare la nostra recensione di Starfield partendo proprio da uno degli aspetti più forti del titolo: la trama (o forse sarebbe meglio dire le trame) e la narrazione. In questo aspetto Starfield differisce moltissimo dai suoi illustri predecessori, in quanto riesce a discostarsi da quella narrazione blanda e poco profonda tipica di Bethesda (almeno per quanto riguarda la main quest).
Gli autori della casa di Rockville hanno fatto un salto in avanti di anni luce rispetto al passato, riuscendo a tessere una trama solida e ben strutturata, accompagnata da una narrazione profonda che strizza l’occhio al cinema sci-fi. Questa profondità è accentuata ancora di più dai dialoghi che si hanno con il resto dei personaggi, che riescono ad avere una loro personalità ben definita e soprattutto utile allo sviluppo della trama e delle diverse sottotrame disponibili.
Infatti per quanto Starfield abbia una main quest davvero brillante con Constellation, il livello si alza ancora di più quando si ha a che fare con le storie delle fazioni che popolano lo spazio dei Sistemi Colonizzati. Queste quest sono delle vere e proprie gemme, dei piccoli film di fantascienza, che ci faranno ripercorrere le atmosfere di Alien, ci faranno vivere intrighi politici/corporativi o ancora ci metteranno nei panni di un ranger alle prese con delle indagini scomode. In Starfield potete essere chi volete. Letteralmente. Non è necessario essere un eroe (come in Skyrim) oppure un supercattivo, si inizia come un Carneade e si sceglie la propria strada. Potrete intraprenderle tutte. Oppure nessuna. Sarete soltanto voi.
Insomma, il team di Todd Howard è riuscito a costruire delle storie tanto credibili quanto diverse tra di loro. Una diversificazione profonda, che rappresenta al meglio la divisione che il genere umano ha attuato dopo aver lasciato la Terra ed essersi insediato nei Sistemi Colonizzati.
Un mondo che non risponde
Nonostante il giocatore possa decidere d’intraprendere la propria personalissima carriera, con un background che si riflette nella crescita del personaggio anche nei dialoghi intrapresi, le azioni compiute non avranno quasi alcun effetto sul mondo che ci circonda. Infatti, al netto di qualche scelta importante, tutto sarà vissuto in maniera passiva dalle fazioni e delle persone che popolano i Sistemi Colonizzati.
Avete appena estirpato uno dei predatori più letali dello spazio? Benissimo! Prendete qualche complimento, qualche credito, qualche dialogo unico e dimenticatevi di ciò che avete fatto. Le vostre scelte non avranno effetto sul mondo di gioco e nulla cambierà l’immutabile presente che state vivendo. Un modo di fare le cose che Bethesda si porta dietro ormai da troppo tempo, e che ora come ora risulta essere anacronistico (a dir poco).
Ambientazione
Come già accennato in precedenza, Starfield ci catapulterà all’interno dei Sistemi Colonizzati, un centinaio di sistemi stellari che sono diventati la casa dell’umanità dopo l’abbandono della Terra. All’interno di questo contesto spaziale, il genere umano non è riuscito ad unirsi sotto un’unica egida, ma si è diviso ed ha imbracciato nuovamente le armi.
La terribile Guerra Coloniale ha posto le basi per il presente di Starfield, spaccando i sistemi colonizzati in tre grandi fazioni: le Colonie Unite, Il Collettivo FreeStar e la Casata Va’Ruun. Un delicato equilibrio raggiunto a caro prezzo, pagato in sangue e morte. Questa divisione la si nota bene non soltanto attraverso la storia raccontata ad inizio gioco, ma anche e soprattutto nelle diverse scelte stilistiche di ogni fazione.
Se infatti le Colonie Unite possono sfoggiare una capitale pulita ed all’avanguardia tecnologica come Nuova Atlantide, il Collettivo FreeStar ha assunto dei tratti completamente diversi. Akila City (capitale del Collettivo) sembra una città venuta fuori dal Selvaggio West, fortificata e molto meno “pulita” nel look a differenza della sua controparte. E’ una città che ancora ha ben visibile le cicatrici della guerra e che sarebbe ancora pronta ad imbracciare le armi per difendere la sua libertà.
Ma oltre alle due grandi capitali c’è la splendida Neon: un mostro in stile cyberpunk dove sono le corporazioni a farla da padrone. Il classico covo pieno di criminali dove poter far ottimi affari mettendo anche in conto di poter rischiare la pelle. Infine c’è la poverissima Cydonia, avamposto minerario che sfrutta il sottosuolo di Marte e “schiavizza” i suoi abitanti senza nessuna remora.
Abbiamo davanti una fetta di galassia davvero tanto variegata, da cui è impossibile non farsi affascinare. Sarà difficile non farsi rapire dalla bellezza dei mondi costruiti dagli artisti di Bethesda.
Esplorazione: il tallone d’Achille di Starfield
Se fino ad ora abbiamo visto una Bethesda capace di evolversi sotto molti punti di vista con Starfield, ora dobbiamo analizzare il punto più debole di questa enorme epopea spaziale: l’esplorazione. Se siete fan dei prodotti della casa di Rockville, sapete bene quanto questi spingano il giocatore ad esplorare l’ambientazione costruita con cura, quasi obbligandolo a cercare anche negli anfratti più nascosti.
Ebbene, con Starfield, questo paradigma viene completamente stravolto. Infatti l’esplorazione dei pianeti viene guidata dalle missioni e dalla narrazione, diventando di fatto uno sfondo tanto bello quanto trascurabile. Per quanto i corpi celesti siano visitabili senza dover per forza fare affidamento alle quest, non sono realmente liberi da confini ed “open world”.
Quando si atterrerà in un punto di un pianeta, il gioco genererà una macroarea da esplorare, che però ha dei limiti che sono raggiungibili anche a piedi. Sono presenti dei muri invisibili che chiudono queste aree, e costringono il giocatore a rimanere nel seminato. Non saranno nemmeno disponibili veicoli per l’esplorazione terrestre, che avverrà soltanto a piedi e sarà aiutata dal boostpack in dotazione. Un approccio ben diverso da quanto visto nei moderni giochi di esplorazione spaziale (No Man’s Sky ed Elite Dangerous in primis), e che costringe il giocatore a percorrere enormi distanze in molto tempo.
Inoltre la nave spaziale funge quasi interamente da hub per il viaggio rapido, in quanto non sarà possibile pilotarla per spostarsi sulla superfice dei pianeti. Il nostro vascello sarà utilizzabile soltanto quando si entrerà nell’orbita di un pianeta per affrontare una battaglia spaziale, per attraccare ad una stazione o per decidere in quale punto atterrare.
Mancanza delle mappe
Un’esplorazione quindi mozzata, sacrificata e resa macchinosa dal continuo passaggio in diversi sottomenù poco intuitivi e leggibili. Infine bisogna dire che mancano delle mappe dettagliate dei luoghi che visiteremo, cosa che renderà ancora più difficile orientarsi all’interno del gioco. Una mancanza non da poco, un errore da matita rossa, che non ci aspetta da una casa sempre attenta ai dettagli come Bethesda.
Speriamo che il team di sviluppo posa implementare almeno le mappe delle location principali tramite degli aggiornamenti e/o dei DLC successivi, in quanto in questo modo si perde gran parte dell’esperienza che Starfield può offrire.
Strutture procedurali
All’interno delle macroaree create casualmente su ogni pianeta ci saranno, a fare da cornice, diverse strutture da poter scoprire ed esplorare. Queste saranno completamente procedurali, ed inizialmente vi faranno davvero sentire il piacere della scoperta e del viaggio verso l’ignoto.
Con il passare delle ore, però, si inizierà a notare una certa ripetizione nell’architettura e nello stile di questi edifici. Ci ritroveremo sempre davanti a a crio-laboratori abbandonati, miniere e fabbriche pullulanti di nemici, che però non offriranno nulla di nuovo dopo un po’ di tempo.
Tutto risulterà essere sempre uguale a se stesso, facendo aumentare nel giocatore quel senso di ripetitività dato da un sistema procedurale che non funziona proprio benissimo. Questo va a snaturare ancora di più il piacere dell’esplorazione dei pianeti che, come detto in precedenza, diventano solo un bellissimo contesto che fa da sfondo alle varie quest che il giocatore sta affrontando.
Gameplay: il cuore dell’azione
Al centro dell’esperienza di Starfield vi è, senza ombra di dubbio, lo shooting e la fasi action. Come più volte detto da Todd Howard in fase di presentazione, infatti, sarà davvero impossibile finire una run senza aver sparato nemmeno un colpo o averne inferto uno con un’arma corpo a corpo.
Una scelta che non dipende interamente dal giocatore, visto che i nemici saranno sempre molto aggressivi e votati al combattimento. Tra creature aliene ostili, mercenari, pirati spaziali e chi ne ha più ne metta, ci si ritroverà sempre ingaggiati in una lotta di qualche tipo.
Lo shooting ed il combattimento in generale riescono ad essere molto soddisfacenti, grazie ad un sistema già rodato in Fallout 4 e limato ulteriormente per essere più coerente con la struttura sci-fi del titolo. A questo aggiungete l’importantissima feature del boostpack, che da solo contribuisce a rendere i combattimenti ancora più profondi del passato. Inoltre il boostpack cambia completamente l’approccio nei combattimenti a gravità zero, dove usare le armi balistiche è fortemente sconsigliato a causa del rinculo che vi farà volare all’indietro.
Grazie a questo, infatti, sarà possibile navigare gli spazi in modo completamente diverso dal solito. Si potrà sfruttare di più la verticalità delle mappe, create ad hoc per dare ai giocatori molte più possibilità in più. Purtroppo l’IA di Bethesda continua a non essere al passo con i tempi, e non farà troppo altro rispetto al nascondersi dietro le coperture e provare delle timide manovre di accerchiamento. Questo faciliterà di molto i combattimenti, concedendo più spazi di manovra anche contro nemici di livello molto più alto.
Gameplay: il loot ed il crafting
Come da tradizione, il sistema di loot svolge un ruolo fondamentale all’interno di Starfield. I nemici e le mappe offriranno ai giocatori una mole di materiali, equipaggiamenti e risorse enorme, che metteranno a dura prova le capacità dell’inventario dei nostri personaggi, compagni di viaggio e navi.
Gli oggetti utilizzabili (come tute spaziali, caschi, zaini ed armi) avranno una classificazione in rarità, che andrà ad influenzare direttamente le caratteristiche dell’oggetto in questione ed il suo valore in una possibile rivendita.
A questo unite un sistema di crafting molto profondo, mutuato e migliorato da quanto visto in Fallout 4. Tra progetti di ricerca e modifiche varie, gli appassionati avranno davvero milioni di possibilità con cui sbizzarrirsi e creare tutto ciò che il gioco gli concede. Fortunatamente non si tratta di un sistema che bisogna utilizzare obbligatoriamente, ma starà alla discrezione dei giocatori scegliere se usarlo o meno.
Gameplay: il cantiere navale
Se il sistema di crafting risulta essere immenso e profondo, lo stesso si può dire del cantiere navale. L’editor, infatti, ci darà la possibilità di creare il vascello dei nostri sogni, tramite la vasta scelta di oggetti puramente estetici e funzionali al volo ed al combattimento. Parliamo di possibilità di una capacità di personalizzazione quasi illimitata, che può stravolgere e modificare non soltanto l’aspetto e le prestazioni della nave, ma anche la sua architettura interna. Insomma, una vera manna dal cielo per gli appassionati del genere, che avranno pane per i loro denti e probabilmente perderanno le ore per creare la nave perfetta in ogni singolo dettaglio.
Gameplay: il sistema di volo
Per quanto il sistema di volo sia limitato esclusivamente a pochi momenti nel corso dell’avventura, riesce ad essere una feature ben realizzata e divertente per quanto estremamente semplice. Il tutto ruota attorno alla corretta gestione dell’energia della nave, che dovrà essere destinata a questo o quel sistema in base alla necessità del momento. In uno scontro, ad esempio, dovrete dare massima priorità agli scudi deflettori, non dimenticando di dare il giusto peso alle armi di cui è dotato il vostro vascello.
Ma non è tutto. Anche il motore ha bisogno di essere preso in considerazione, in quanto sarà cruciale avere una buona mobilità per provare ad evitare più colpi possibili. Inoltre, se le cose si mettono veramente male, potete deviare tutta l’energia verso il gravimotore e tentare un salto disperato verso un sistema vicino e mettere al sicuro la pellaccia.
Realizzazione tecnica
Come aspetto finale di questa nostra disamina, prendiamo in considerazione tutto l’impianto tecnico di Starfield, forse quello che destava più preoccupazione tra il pubblico. Dopo circa 50 ore di gioco, possiamo dirvi che Bethesda ha fatto un ottimo lavoro dal punto di vista grafico, che esalta il Creation Engine 2 pur con tutti i suoi limiti.
Il motore proprietario di Bethesda è stato sfruttato fino all’osso per offrire un’esperienza bella da vedere che, pur non essendo rifinita in ogni piccolezza, lascia a bocca aperta (anche aiutata dal lato artistico del titolo). La luce dinamica è stata studiata alla perfezione dagli sviluppatori, che l’hanno resa reale pur non utilizzando la tecnologia RTX. Questa riesce a cambiare drasticamente l’estetica dei corpi celesti, degli esterni e degli interni in varie situazioni di luminosità. Una precisione maniacale in ogni singola fonte di luce, che porge il fianco soltanto alla realizzazione delle ombre non sempre precisissima, ma che esalta le superfici, gli oggetti ed i materiali in un modo mai visto prima d’ora in un titolo di Bethesda.
Una realizzazione tecnica di portata enorme, specialmente se si considerano i compromessi a cui si è scesi per ottimizzare al meglio il titolo su console. Su Xbox Series X, Starfield viaggia tranquillamente a 30fps fissi che, stranamente, non fanno sentire la mancanza dei 60. In alcuni punti e nelle situazioni più concitate possono capitare dei cali di frame saltuari, ma non siamo mai arrivati ad avere dei crash o dei freeze totali del gioco.
All’interno della produzione sono tuttavia presente alcuni sporadici bug, perlopiù visivi, che ogni tanto vanno a minare la solidità tecnica di Starfield, che in ogni caso rimane il titolo tecnicamente più curato della storia di Bethesda.
Conclusioni
In definitiva, Starfield è un capolavoro o un flop? Ad essere sinceri, non è nessuna delle due cose. E’ un titolo ottimo sotto diversi punti di vista, ma per altri risulta essere un gioco “nato vecchio”. Questo perché Bethesda non riesce a discostarsi da una formula tanto rodata e vincente quanto vetusta e non al passo con le esigenze dei giocatori più giovani e non.
Starfield è un territorio di comfort per i vecchi appassionati dei GDR, quelli a cui piace essere guidati ed immergersi in una storia capace di far emozionare anche i cuori più duri. E’ come un’antica tradizione a cui si è particolarmente affezionati, ma di cui si riconoscono i limiti e gli aspetti incompatibili rispetto al tempo in cui viviamo adesso. Starfield è il paradiso degli appassionati dei giochi Bethesda, ed al tempo stesso potrebbe essere un’esperienza non brillante per chi è cerca un open world a tutti gli effetti.
Insomma, noi ci sentiamo di promuovere questa enorme epopea spaziale sotto molti punti di vista, ed al contempo vi consigliamo d’immergervi nel suo mondo fatto di storie e personaggi che meritano di essere ascoltati.
VOTO: 8,5