Intervista al CEO di PG Esports: Pier Luigi Parnofiello
Durante la giornata del PG Nationals Vigorsol Summer Final 2019 di League of Legends, abbiamo avuto l’occasione di avere un’intervista con Pier Luigi Parnofiello, CEO di PG Esports, con il quale eravamo venuti a contatto già l’anno scorso durante la finale PG Nats 2018. La situazione ci ha permesso di arrivare ad una vera e propria discussione tra due parti del mondo esport: tra chi lo fa e chi lo “racconta”. Come sempre è stato un onore e un piacere per noi, avere la possibilità di parlare con le figure più importanti del competitivo esportivo italiano e riportare ciò che è percepito e vissuto da loro.
Intervista al CEO di PG Esport
Ciao e bentornato su Powned
Ciao ragazzi è un piacere vedervi anche questa volta grazie per esser venuti a trovarci.
Dal teatro 1 di Cinecittà World, al Teatro Olimpico, il passo non è breve. Cosa vi ha spinto a cambiare e come siete riusciti ad arrivare fin qui?
Innanzitutto, quello che ci siamo detti è Roma è il pubblico del Centro e Sud Italia ed ha risposto benissimo l’anno scorso, tanto che, sebbene le condizioni fossero quasi proibitive, abbiamo avuto forse l’evento più bello della storia di PG Esports. Abbiamo così deciso di tornare e di ridare al pubblico quello che si merita, però l’idea era quella di fare un passo avanti. Il Teatro Olimpico è un teatro storico di Roma, si presta molto bene a questo tipo di spettacoli, abbiamo fatto molti upgrade tecnologici, sia visivi che audio. Certo, ci è costato uno sforzo in più, ma il progetto sta crescendo, gli sponsor ci stanno dando una mano e quindi ci siamo detti di buttare di nuovo il cuore oltre l’ostacolo, allargando anche i titoli e guardando quello che succede ce l’abbiamo fatta. Il risultato è buono il pubblico si diverte. Fa ridere come siano appassionati, ma più composti i fan di Rainbow Six, mentre più casinisti quelli di League of Legends, quasi come due mondi differenti. Una bella soddisfazione averli entrambi qua.
Senza ombra di dubbio PG Esports è il progetto e il prodotto migliore in Italia, come progettazione e organizzazione d’eventi, sia dal vivo che in streaming. Come state vivendo quest’evoluzione e cosa ci aspetta per il futuro?
Grazie mille. Si sta per concludere il terzo anno di vita di PG ed è l’anno in cui abbiamo fatto la scommessa più importante: fare la differenza. Il pubblico sta rispondendo nel modo giusto, possiamo permetterci di allargare il parco titoli, possiamo sperimentare e alzare il livello tecnologico. Questo perchè insieme a noi sta crescendo il movimento, abbiamo un pubblico fisso fedele, ma cominciano ad arrivare facce nuove, qualche volta vedi i genitori con i bambini. L’esport sta crescendo e noi vogliamo essere pronti. Quello che dico sempre al mio team è di non guardare all’Italia e cominciare a ragionare per colmare il gap con il resto d’Europa, però l’idea e di provarci per diventare una realtà Sud-europea quantomeno di alto livello. Quello che vedrete, anche se non posso darvi dettagli oggi, è che cominceremo a lavorare a livello europeo, usciremo un po’ dai confini nazionali con un paio di progetti che speriamo di annunciare entro la fine di quest’anno. Il futuro sarà la scoperta a livello internazionale.
Una domanda rivolta proprio a chi l’esport lo fa. Stai vedendo un allargamento del pubblico?
Si, il pubblico sta crescendo in maniera progressiva. Chi è affezionato a noi, sta portando dentro altri in maniera naturale. Piano piano quindi il pubblico si sta allargando. Ci siamo accorti che con un solo titolo è difficile sviluppare la crescita, ti devi anche un po’ adattare al mercato e la risposta è buona. Inoltre, quello che fa veramente piacere notare è che le persone si affezionano al prodotto PG, il gioco che metti dentro non fa altro che cambiare il pubblico di riferimento. Ci fa piacere pensare che qualcuno viene a vedere Raibow Six, anche se è un fan di LoL, solo per vedere come ci comportiamo con un titolo nuovo. La risposta è si, si sta allargando, ci vorrà ancora del tempo, il potenziale non è ancora del tutto sfruttato, ma cominciamo a vedere facce nuove.
(A questo punto, l’intervista è passata a vero e proprio scambio di opinioni, che riporto sempre a mo d’intervista. nda)
Si parla spesso del fatto che i movimenti esterni al mondo degli esports non stanno cambiando molto. Soprattutto in Italia la situazione non sta cambiando molto a livello amministrativo e culturale. Voi come approcciate quello che è il vostro lavoro e la vostra passione al mondo esterno che fa “resistenza”?
Dico una cosa forte, ma che abbiamo imparato sulla nostra pelle, noi non facciamo affidamento su nessuno, lavorando in tutti i modi per fare il meglio possibile nei limiti del legale del burocratico e dell’amministrativo, senza aspettare che qualcuno arrivi da lassù e ci migliori le cose, perchè non sta accadendo e se devo essere sincero non penso accadrà. L’interesse del CONI e del CIO, è stato molto superficiale, dopo un paio d’incontri è sfumato molto rapidamente. La parificazione al mondo della cultura e del cinema è attualmente un miraggio, anche se speriamo che si concretizzi. Per farla breve gli unici che possono portare avanti questo settore sono quelli che ci lavorano dentro. Non ci aspettiamo molto non vuol dire che non rispettiamo, o che non vogliamo aprire un dialogo, ma se dovessi dirti che sarà lo stato, la cultura, il mondo dell’arte o dello sport ad aiutare la crescita di PG e degli esport, ti dico che è un’illusione.
Ultimamente sembra che sia più il mondo degli esport che servono agli sport tradizionali, che viceversa. Questi ultimi si stanno iniziando ad accorgere che le nuove generazioni non guardano più gli sport tradizionali, nel loro insieme, un esempio classico sono le Olimpiadi. Perchè meno attrattive, come invece è solito essere l’esport come spettacolo e come competizione.
Che sia però un dialogo trasparente, dimmi che hai bisogno di raggiungere un determinato pubblico, io posso dire di cosa ha bisogno PG per crescere e uniamoci. Se il concetto deve essere vengo a salvarti la vita, ma senza niente di concreto è palese che non si va da nessuna parte. Aggiungo anche che provare ad imbrigliare in maniera legislativa e amministrativa quello che facciamo, potrebbe rallentarci ancora di più, perchè in mancanza di un’interlocutore che comprenda il mondo e le sue necessità, i tempi non possono che allungarsi.
Un fenomeno come quello che è avvenuto a New York per i mondiali di Fortnite, in Italia è impensabile.
Si, siamo ancora lontani. Quello che continueremo a fare è continuare a darci dentro e a lavorare, finchè qualcuno non si accorgerà dell’importanza di quello che facciamo.
Grazie mille del tempo dedicatoci, in bocca al lupo e buon lavoro per i prossimi eventi.
Grazie a voi, è stato un piacere.