[VIDEO] Intervista a Frodan: “Blizzard vuole cambiare Hearthstone ma ha paura di sbagliare”
Recentemente, il reporter di Yahoo e-Sports Travis Gafford ha intervistato il volto di Hearthstone Dan ‘Frodan’ Chou, riconosciuto da tutti come la figura di caster principale degli eventi legati ad Hearthstone, membro del management del team Tempo Storm e vicino agli ambienti Blizzard. Si tratta quindi di una voce che vale sempre la pena ascoltare, se si vuole avere un’idea del sentimento dei pro e degli sviluppatori, in merito alle questioni più dibattute nella community.
Per introdurre la conversazione, Travis chiede a Frodan di parlare degli argomenti che sono secondo lui più caldi in questo momento nella locanda. Frodan senza perdere tempo arriva al punto che molti attendevano di ascoltare ed afferma che molti giocatori in questo momento soffrano la poca diversità nel formato constructed, a causa di un paio di strategie troppo oppressive per il meta. Ovviamente si parla di mazzi “Patches” contrapposti ai mazzi “Reno/Kazakus”, con tutte le alternative, ad esempio i Jade Golem, che non vengono percepite come valide.
Molto intelligentemente, Frodan include il discorso in una visione più ampia del sistema di ladder e la corsa ai punti iridati per partecipare ai mondiali organizzati alla Blizzcon. Secondo lui, la frenesia e l’ansia che derivano dal sistema di reset mensile per come è ora, portano i giocatori professionisti ad odiare la ladder, trasmettendo le loro frustrazioni al pubblico tramite gli streaming ed i social; il pubblico si ritrova quindi a percepire l’esperienza, identificandosi con i campioni preferiti e diffondendo i sentimenti negativi nella community. Oltretutto, la velocità richiesta nella scalata in questo sistema contribuisce a portare i migliori giocatori a scegliere mazzi molto veloci per giocare numerose partite ottimizzando il loro tempo online. Questa situazione si trasmette a cascata su tutta la modalità classificata, fino ad arrivare ai rank bassi, dove i giocatori casual si scontrano con chi punta a salire velocemente.
La soluzione che Frodan propone è molto interessante: invece che cercare piccole correzioni al sistema attuale (come aumentare il rank di partenza per chi ha terminato la stagione precedente a Legend) la Blizzard dovrebbe separare completamente il sistema di acquisizione dei punti mondiali, inserendo un sistema all’interno del gioco che potrebbe seguire le orme del progetto “Rissa Eroica” che sicuramente è da vedere come un esperimento degli sviluppatori, alla ricerca di modalità alternative. Dal punto di vista di chi scrive, togliere i punti dalla ladder farebbe cadere molte delle motivazioni dei giocatori bravi ma ancora non affermati che potrebbero smettere di dannarsi l’anima in questa modalità. Questo dato di fatto potrebbe anche portare ad una evoluzione positiva, ovvero dare più tempo libero ai giocatori talentuosi per dedicarsi ai tornei, vero fulcro della scena competitiva, lasciando in ladder un ambiente meno esasperato, in cui si possono giocare diversi archetipi, riuscendo anche a raggiungere i livelli più alti senza usare il Tier 1 del momento.
Secondo Frodan, la Blizzard starebbe tardato molto a proporre cambiamenti risolutivi a tutto il sistema, ed il motivo di questa riluttanza sarebbe da ricercare nella paura di sbagliare ed inceppare un meccanismo che sta funzionando in maniera quasi perfetta, se si considerano i risultati economici raggiunti. In questo senso, gli sviluppatori sarebbero paralizzati in un continuo processo di analisi e brainstorming sui problemi, senza riuscire a prendere una direzione che potrebbe essere anche drastica, Frodan si augura che questo stallo di idee si risolva al più presto, prima che il trend di crescita del gioco si inverta.
La seconda parte della conversazione, si sposta sulle caratteristiche di Hearthstone come e-Sport atipico, facendo il paragone con altri prodotti Blizzard come Overwatch. Il punto di vista che Frodan esprime è molto interessante e per nulla banale: quello che ha portato Hearthstone al successo mondiale di oggi, deriva anche dalla sensazione rilassante che accomuna le partitelle fra amici ai grandi tornei fra professionisti. Per quanto l’atmosfera sportiva degli eventi di altri titoli sia entusiasmante, Hearthstone dovrebbe rimanere il gioco tranquillo, a cui dedicare qualche ora di tempo libero, senza lo stress e le pressioni degli allenamenti costanti necessari per mantenere livelli accettabili in giochi come LoL, Dota ecc.
Secondo me, il principio è corretto, ma riguarda più l’immagine ed il marketing che la pratica. Mi spiego meglio: portare i professionisti a giocare in un resort in riva al mare, sicuramente trasmette un senso di relax al pubblico, molto più che vederli su un piedistallo al centro di un’arena imbottita di gente che urla ed incita. Questo non significa però che quei giocatori non abbiano alle spalle infinite ore di preparazione, per nulla rilassanti, senza le quali non sarebbero arrivati a qualificarsi all’evento.
L’ultima parte dell’intervista si concentra sulle carte di Hearthstone e la loro importanza nel meta Standard, alla luce della rotazione. Su questo argomento, Frodan sembra in linea con il sistema immaginato dalla Blizzard per vivacizzare i set di carte; nella sua visione è importante che le carte ‘tech’ rimangano sempre una parte del set, per dare ai giocatori la possibilità di counterare immediatamente un tipo di strategia se questa diventa troppo oppressiva. In questa categoria, rientrano carte come Harrison Jones, Esperto di Caccia e così via, utili da avere sempre pronte all’uso nel caso servissero. Al contrario, carte molto potenti ed influenti sul meta, come Reno Jackson o Kazakus, non dovrebbero rimanere in circolazione per più di un paio d’anni, altrimenti il gioco sarebbe estremamente ripetitivo e perderebbe di interesse specialmente per i giocatori assidui, anzi, Frodan afferma di auspicare che anche altre carte molto forti del set classico possano essere modificate o ruotate per evitare che diventino stabili in ogni meta. Su questo argomento, la mia opinione è simile a quella di Frodan, tutti coloro che giocano ad Hearthstone ogni giorno, non vedono l’ora che escano nuove carte e questo processo non sarebbe abbastanza benefico per il gioco se le carte vecchie non uscissero dallo Standard, nulla da aggiungere dunque su un sistema ampliamente collaudato da tutti i predecessori cartacei da MtG in poi.
Per concludere con una riflessione su quanto ascoltato, mi viene da pensare che alcune visioni di Frodan derivino chiaramente da una vicinanza a professionisti e sviluppatori del gioco che è molto diversa da quella di qualunque altro comune mortale. Questo mi porta a leggere le sue parole con attenzione, ma allo stesso tempo mi fa immaginare che il suo punto di vista possa essere leggermente filtrato per motivi di opportunità professionale che lo rendono non necessariamente sempre indipendente e libero di fornire la sua visione, andando contro magari le strategie di marketing dell’azienda che gli ha dato una carriera.