Esports in Italia e margini di sviluppo per il settore: l’opinione di Luca Pagano
Qualche giorno fa abbiamo avuto il piacere e l’onore di poter parlare di esports con Luca Pagano, celebre stella mondiale del poker e cofondatore, insieme a Eugene Katchalov, del Team Qlash…realtà competitiva esports attiva su diversi titoli come Hearthstone, Overwatch o Clash Royale.
Nell’intervista che troverete in forma integrale poco sotto, abbiamo potuto conoscere le opinioni di Luca Pagano in merito sia alla scena esportiva nazionale sia a quelli che possono e devono essere i margini di sviluppo dello stesso, la sostenibilità economica delle squadre e la grande questione delle sponsorizzazioni che sono ancora troppo poche e spesso anche poco incisive.
Abbiamo anche voluto trattare il punto del team, delle scelte fin qui operate dalla dirigenza di questa solida realtà italiana e di quello che potrebbe essere il futuro dei Qlash.
Sperando che quanto qui riportato sia di vostro gradimento, e ringraziando ancora una volta per l’entusiasmo e la disponibilità dimostrata da Luca, vi auguriamo una buona lettura ed un buon divertimento a tutti!
Ciao Luca e benvenuto su Powned! Prima di ogni altra cosa, parlaci dei Qlash e del come sia nata l’idea di business che c’è dietro l’organizzazione.
Ciao Stak, grazie a voi per questo incontro. QLASH non nasce da una particolare intuizione, ma dalla naturale evoluzione di quello che è stato il mio percorso di giocatore, comunicatore, organizzatore e imprenditore.
Il business inteso come un ritorno immediato sull’investimento ad oggi non esiste quasi per nessuno, tanto meno per QLASH. Solo tra qualche anno, quando gli Esports diventeranno mainstream, allora sarà un business molto interessante — di questo non ho il minimo dubbio, la vera domanda semmai è “quando” lo diventerà.
Il business degli Esports lo possiamo molto più equiparare ad una maratona anzichè una gara di velocità. Certo è che entrare per primi in un mercato ancora giovane è fondamentale per posizionarsi, imparare, correggere, crescere.
Cosa pensi della scena esportiva italiana dopo diversi anni di esperienza sul campo: quali sono i limiti e quali, al contrario, i suoi migliori pregi?
In Italia, le passioni sono uno dei principali stimoli imprenditoriali. E’ caratteristica italiana (e quindi anche mia) di cercare di trasformare le proprie passioni in opportunità di business.
Per me e’ stato molto interessante trovare caratteristiche e dinamiche molto simili nella scena esportiva rispetto a quella pokeristica, agli albori, prossima al boom.
Tantissima passione, molta intraprendenza, poca struttura. Grande capacità nel creare iniziative affascinanti e innovative, un pò meno nell’esecuzione.
Che esperienza si prova ad essere un indiscusso professionista di fama mondiale che si tuffa in una realtà comunque lontana da quella di “origine”?
Rimettermi in discussione è stata una delle principali motivazioni che mi hanno spinto verso questo viaggio. All’inizio pensavo di entrare in un’industria, quella degli Esports, molto diversa da quella del poker; invece con il tempo ho apprezzato che alcune differenze.. sono effettivamente enormi, altre invece.. non esistono.
La gente vuole divertirsi, vuole interagire, vuole sognare ed ambire a qualcosa che migliori il proprio status-quo. Nel poker il tutto è molto money-oriented, negli Esports è più social-acceptance oriented. Ma le dinamiche sono molto simili.
“Questo è quello che succede in tutti i settori in via di consolidamento. Il primo scossone di mercato, che mi piace pensare sia stato iniziato proprio da QLASH, ha già portato un po’ di ordine”
E per quanto riguarda i margini di sviluppo, il fondatore dei Qlash cosa vede da qui a 2/3 anni per il suo team e per l’intera scena?
In QLASH abbiamo sin dall’inizio deciso di aver un approccio molto “Lean” al business.
Sapevamo che avremmo dovuto aggiustare il tiro man mano che aumentava la nostra conoscenza dell’industria, ma anche coscienti del fatto che è un’industria che va alla velocità della luce, dove la maggiore opportunità di business si sposta di continuo, per esempio, tra competitivo, network, organizzazione eventi e molto altro.
Siamo anche coscienti che nuove tecnologie, oggi non ancora mainstream, presto potrebbero cambiare completamente l’industria Esports.
Siamo una startup in un’industria in continua evoluzione. Non possiamo sapere dove saremo tra 2 o 3 anni con precisione, ma mi sento di dire con una buona certezza, che saremo qualcosa di diverso da quello che siamo oggi.. perchè fondamentalmente l’industria è destinata a cambiare e QLASH seguirà la traiettoria, magari cercando di anticiparne i tempi.
Parliamo di esport e sostenibilità: una grande moltitudine di teams è scomparso lungo il cammino e si sono invece presentate diverse realtà sicuramente più stabili da un punto di vista economico e con progetti spesso migliori.
Fare esports in Italia è una strada perseguibile allo stato attuale?
Questo è quello che succede in tutti i settori in via di consolidamento. Il primo scossone di mercato, che mi piace pensare sia stato iniziato proprio da QLASH, ha già portato un po’ di ordine.
Sono però convinto che ci sarà almeno un altro scossone, magari dettato dai media generalisti, da aziende non-endemiche, da iniziative mainstream. Non mi sorprenderebbe se tutto questo vedrà nuovi importanti attori entrare nella scena Esports italiana e, probabile, altri uscirne.
Sempre riguardo la sostenibilità, sono pochissimi i team che godono di accordi di sponsorizzazione che gli permettano almeno di chiudere a 0 a fine anno. Secondo te quale è la ragione dietro queste difficoltà nel chiudere accordi: il movimento è ancora troppo poco esteso o ci potrebbe essere dell’altro?
Si parla tanto di Esports, di un’industria che sta per esplodere.. ma che chiaramente non è ancora esplosa.
Molte aziende preferiscono aspettare il momento giusto per allocare il giusto marketing budget in direzione Esports ed evidentemente non è ancora questo il momento per loro. E, sinceramente, questo ha un senso dal loro punto di vista.
C’è da fare un grandissimo lavoro di educazione verso queste aziende, bisogna insegnare loro cosa sono gli Esports, quale è la vera opportunità, come è diverso il linguaggio e quindi come e quanto devono essere diverse le iniziative marketing per poter essere efficaci. Bisogna spiegare bene quali sono i reali risultati che si devono aspettare e come leggerli in prospettiva presente e futura, senza vendere fumo.
Quest’ultimo, è il vero rischio che l’industria rischia di correre in questo periodo — alcune realtà che, pur di incassare, vendono illusioni ad aziende che dopo aver provato alcune iniziative, rimangono deluse e decidono di uscire dagli Esports. In altre parole, il rischio è che per scarsa trasparenza, il mercato delle sponsorizzazioni venga bruciato ancora prima di crescere.
E’ inoltre difficile da capire, per chi non ha mai lavorato in aziende strutturate, come queste ragionano in fatto di budgeting, processi interni di approvazione, presentazione di iniziative innovative e i relativi rischi.
Traduco il tutto in poche parole: il business delle sponsorizzazioni è un lavoro particolarmente complesso che molti secondo me hanno dato un po’ troppo per scontato.
Parliamo ora dei Qlash, il team solidificherà la sua posizione negli attuali titoli in cui siete impegnati? O pensate di fare delle modifiche/aggiunte in futuro?
Saremo sempre in costante modifica/aggiunta su tutto quello che stiamo facendo. Anche le cose migliori devono essere continuamente migliorate per non rischiare di rimanere indietro, sedendosi magari sugli allori.
I cambiamenti continui e rapidi sono alla base per fare bene in un’industria che va alla velocità della luce. Forse questo questo è il principale pain point per molte realtà imprenditoriali, ma è anche una degli aspetti più affascinanti…quello che funziona oggi, magari tra 6 mesi è già passato e dimenticato; solo chi manterrà un’organizzazione da startup, molto agile, supportata da capitali che garantiscono stabilità durante i vari cambiamenti, sapranno cogliere le varie opportunità.
Parlando del team di Hearthstone, l’iniziale decisione del team fu quella di creare un mix di ottimi giocatori da ladder con grandi personalità del mondo dello streaming: come mai avete preso questa decisione? E dietro alla separazione con giocatori come Vking e Yawgmoth c’è la volontà del team di perseguire unicamente la strada competitiva o c’è dell’altro?
Sono ancora convinto che ci sia bisogno di entrambi i mondi per fare bene, quello competitivo e quello dello streaming.
Fare risultati senza poterli comunicare servirebbe a ben poco. Ma bisogna anche vincere per guadagnare il rispetto dei giocatori.
Quello su cui stiamo lavorando è la creazione di una struttura chiara per posizionare in modo diverso le diverse personalità e professionalità delle quali QLASH si avvale oggi e che continuerà ad avvalersi nel futuro.
La separazione con Vking/Yawgmoth va infatti in questa direzione e, non potendoli posizionare nel modo più corretto a causa di altri accordi da loro sottoscritti precedentemente, ci ha visto costretti a prendere strade diverse; però la stima che abbiamo maturato verso di loro nel recente passato rimane, ovviamente, immutata e non possiamo augurare altro se non il meglio per loro.
Quest’ultimo, è il vero rischio che l’industria rischia di correre in questo periodo — alcune realtà che, pur di incassare, vendono illusioni ad aziende che dopo aver provato alcune iniziative, rimangono deluse e decidono di uscire dagli Esports.
Le realtà di Powned e Qlash hanno in cantiere per la community diversi importanti eventi ed attività che nel prossimo futuro ci vedrà impegnate l’una al fianco dell’altra…vuoi accennare qualcosa?
No. Abbiamo già annunciato parecchio in passato e abbiamo ancora molto da lavorare per sviluppare il tutto nel modo che reputiamo migliore per QLASH.
Quello che posso confermare, però, è la nostra ferma convinzione che la Community sia la vera risorsa dell’industria Esports — sto affermando l’ovvio.. ma se ci guardiamo bene attorno, sono davvero poche le organizzazioni (a livello mondiale) che lo fanno realmente.
Luca, ti ringraziamo per essere stato con noi e per aver risposto a tutte le nostre domande. I nostri migliori auguri per il futuro del vostro importante team! Alla prossima!
Grazie a voi Stak, è stato un vero piacere!