Hands On Multiplayer Legacy of the Void
La redazione di Powned ha finalmente avuto modo di provare la beta del capitolo conclusivo della saga di Starcraft.
La principale modalità testata è stata l’Archon Mode (qui il parere della redazione), ma non ci siamo risparmiati di giocare anche qualche partita multiplayer in modalità 2vs2.
Purtroppo, la struttura della beta non permette di giocare partite classificate in questa modalità, per tanto ogni volta dovevamo creare la partita come amichevole proiettandoci verso attese più o meno lunghe per trovare i restanti due players.
Ma veniamo al dunque.
Inizialmente ci siamo trovati spaesati vedendo tutti quei lavoratori andare avanti e indietro permettendoci subito di entrare nel vivo del gioco con le risorse necessarie. Come sappiamo, infatti, gli sviluppatori hanno deciso di aumentare il numero di lavoratori iniziali, riducendo le risorse dei giacimenti. Questo, oltre a far entrare subito ‘in game’ porta ad un’altra conseguenza con non poco impatto: la necessità di espandersi nelle prime fasi del gioco.
Molto nota ai giocatori zerg, per i quali tale meccanica è all’ordine del giorno, la Fast Exp espone a molti rischi nelle prime fasi della partita, come ad esempio rush o proxy, ma si traduce in vantaggio una volta saturata nelle fasi intermedie del game.
Ora, la fast exp non è più una scelta, ma è un obbligo.
Le risorse si esauriscono in tempistiche assai brevi, e a meno di clamorosi all-in mono base, bisogna sin dai primi minuti di gioco proiettarsi alla costruzione di una nuova base nella natural.
Superata questa prima fase del game, il gioco scorre ad un ritmo chiaramente più veloce rispetto alle precedenti espansioni, ma non meno piacevole.
Il nostro primo pensiero alla storica scelta della Blizzard di aumentare il numero di lavoratori e ridurre le risorse disponibili nei giacimenti è sicuramente stato del tipo ‘ora il gioco scorrerà a ritmi da pro’. In realtà, giocando e rigiocando la beta, ci si accorge del ritmo più sostenuto, ma di fatto ogni scelta ed ogni azione si plasma al ritmo dei players che giocano la partita: non sono loro a dover inseguire un ritmo troppo veloce, ma è lo scorrere del game che si adatta al meglio all’abilità e alla velocità dei giocatori, il che unito al sistema perfetto di matchmaking marchiato Blizzard dovrebbe elevare l’esperienza di gioco ad un livello superiore, ad un RTS puro nel quale le conseguenze delle azioni si riflettono nel game sin dall’inizio della singola partita.
Una volta abituati a questa nuova velocità di gioco, sarà difficile tornare indietro alle nuove espansioni, su questo ne siamo davvero convinti.
Spostando la lente d’ingrandimento sulle nuove meccaniche e unità delle tre razze, il giudizio in questa fase di beta testing è molto positivo, con delle riserve.
Partiamo dal lato positivo: ci è sembrato che ogni nuova unità avesse un ruole ben preciso nello scacchiere di un’opera molto complessa quale è il multiplayer di Starcraft 2. Ogni new unit, infatti, ha di fatto colmato dei buchi di meccanica che la loro razza di appartenenza aveva palesato nelle precedenti espansioni. Ora, apparentemente, ogni razza non ha più difetti: se è vero che i Terran soffrivano molto le mutalische, ecco che il Liberatore risolve questa lacuna, figurandosi come una validissima alternativa ai Marines o al Thor coadiuvato dalle Viking. Per dare una marcia in più alla mech terrestre, ecco che arriva il Cyclon che fa sciogliere come ghiaccio al sole le unità corazzate, diventando la counter naturale all’Ultralisca. Spostiamoci sui Protoss: serviva un alternativa alla demassificazione targata Colosso, ecco che arriva il Disgregatore che con una meccanica -e un’animazione ci sentiamo di aggiungere- davvero azzeccata fa esplodere tutte le unità biologiche e non nel suo raggio d’azione; inoltre, ai Protoss è sempre mancata un unità da incursione nelle prime fasi del game, ecco allora che arriva l’Adepta, un unità che appare ancora non completamente riusciuta ma con la quale ci si può divertire facendo danni irreversibili nell’early game.
Passiamo, infine, agli amati-odiati Zerg. Le nuove unità, Laceratore e Criptolisca, evoluzione rispettivamente di Blatte e Idralische, si collocano nel posto giusto nello scacchiere, lato Zerg. Soprattutto la Criptolisca, unità d’assedio che sostituisce come ruolo il vecchio Swarm Host, ormai ‘declassato’ ad unità tattica, con una meccanica d’attacco che ha da subito rubato il cuore ai vecchi amanti di Starcraft 1.
Oltre a queste nuove unità, le piccole modifiche alle unità già presenti, come i potenziamenti per la velocità delle Banshee piuttosto che la nuova abilità che sta benissimo nel ‘flavour’ dell’Incrociatore, risultano sensate ed opportune, dando modo di valorizzare le unità in questione anche in diverse fasi del game, oltre a creare nuove opportunità di giocate davvero interessanti.
Tuttavia, come detto in precedenza, ci sono delle riserve.
Riserve che, però, in fase di beta testing risultano lecite e, anzi, molto propedeutiche.
Le riserve riguardano la spropositata forza di alcune delle nuove unità, che risultano avere un’impatto troppo grande nel game e rischiano di ‘vedere gioco’ ad ogni partita di Starcraft 2 competitiva.
Il Cyclon, per citarne una, ha una quantità di danno tale essere troppo forte nel suo ruolo di ‘anti unità corazzata’: il suo attacco, con un potenziamento, può anche bersagliare unità aeree, diventando cosi un pericolo per le unita air t3. L’Adepta con la sua abilità che la fa teletrasportare, riesce a superare con un semplice click le barricate terran, mirando subito alle linee minerarie. Immaginiamo un gruppo di 5 o 6 Adepte che scavalca un muro terran e fa fuori 10-12 lavoratori con una micro davvero elementare: con un investimento basso si è creato un danno irreversibile all’economia dell’avversario.
Per non parlare poi delle locuste degli Swarm Host, che con un potenziamento possono addirittura volare per superare ostacoli terreni: il loro danno è davvero elevato, così come la velocità dei loro (2) attacchi, e si rischia davvero di assistere alla devastazione di una base con una manchata di Swarm Host ben piazzati e difesi.
Per tutti questi difetti citati, è logico, basterebbe solamente un nerf alle statistiche delle unità sopra citate, e la fase di beta serve proprio a questo. Speriamo, tuttavia, che questi piccoli difetti vengano effettivamente notati e trattati nella maniera più opportuna per non ledere un’esperienza di gioco che mai come in questa espansione appare così completa e divertente.
Insomma, a conti fatti la visione unitaria di questa nuova espansione porta ad un giudizio molto positivo. Si ha l’impressione che ogni piccolo difetto o criticità che le varie razze possedevano fosse stato limato in un modo molto oculato e deciso. Tutte queste varie ‘toppe’ cucite dagli sviluppatori portano ad un nuovo equilibrio, il cui effettivo funzionamento è tutto da verificare nella fase più importante del testing, ovvero quando il gioco viene rilasciato (si parla di inverno 2015-2016).
La sensazione di RTS tattico, strategico e immediato è davvero tangibile, e ogni game riesce ad offrire un divertimento notevole al netto, finalmente, delle fasi morte iniziali. Il ritmo di gioco è forsennato, le possibilità di giocate sono state aumentate a dismisura, le nuove unità hanno un ruolo ben preciso e anche le vecchie sono state ritoccate in modo di essere reinterpretate in diverse fasi del game. Insomma, nel calderone ci sono tanti elementi che arricchiscono l’esperienza multiplayer di uno dei RTS più giocati nel panorama mondiale. Se a questo, poi, andiamo ad aggiungere le nuove modalità di gioco, come appunto l’Archon Mode o la nuova Comandanti Alleati, e una degna conclusione della storia nel single player, ci troviamo di fronte ad un capitolo finale che di certo non deluderà gli appasionati della serie ed offrirà un degno capitolo finale ad una delle saghe più riuscite nella storia dei videogiochi.
Sicuri che gli sviluppatori utilizzino al meglio la fase di beta testing, non vediamo l’ora di avere tra le mani Legacy of the Void per poterlo giocare e rigiocare prima di emetterne un giudizio finale.
Le premesse per un’espansione identificabile come capolavoro, tuttavia, ci sono tutte: Starcraft 2 merita un capitolo conclusivo del genere, e siamo sicuri che Legacy of the Void non tradirà questa aspettativa.