Tra lode e dissenso, il reboot di Streghe giunge alla seconda stagione
C’è chi la conosce come Charmed chi come Streghe, ma chiunque sia cresciuto tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000 sa esattamente di cosa stiamo parlando.
Si è discusso per anni di una possibile reunion. Hanno provato a presentare uno spin-off, bocciato causa la troppa somiglianza con il famoso Supernatural. Hanno creato un fumetto, che non è mai finito in una trasposizione per il piccolo schermo. Finalmente nel 2018 sono riusciti a riportarlo in vita. Come? Un reboot di Streghe.
Inutile dire che, già prima della sua uscita, la notizia aveva diviso i fan in due categorie: pro e contro.
Chi era molto curioso di sapere come poteva essere riportato alla luce il potere del trio e chi era fortemente convinto che sarebbe stata una sorta di abominio. Vi era poi una terza categoria, quelli speranzosi ma fortemente convinti che sebbene le ottime premesse sarebbe stato un flop.
Facciamo un po’ di ordine.
Il reboot di Streghe, ovviamente, parla di tre sorelle, Macy (Madeleine Mantock), Mel (Melonie Diaz) e Maggie (Sarah Jeffery) che, in seguito alla morte della madre, scoprono di essere delle potenti streghe e che insieme formano il potere del trio. Il loro scopo è quello di usare i loro poteri per combattere le forze oscure.
L’occhio di un fan attento avrà già notato due grandi differenze: l’assenza di nonna Halliwell e, incredibile ma vero, nessun nome con la P. È la M il leitmotiv della serie.
Ma è un reboot di Streghe, non la sua copia, perciò via alle modifiche!
Iniziamo da una banalità, la sigla. Nessuna canzone per la nuova serie, caratteristica ricorrente in molti telefilm degli ultimi anni, quindi perché no. E come scompare la sigla, svanisce ovviamente lo sguardo al ponte di San Francisco, questo perché ovviamente sparisce anche San Francisco. Nessuna ambientazione reale, la nuova generazione di streghe vive a Hilltown, cittadina fittizia. La casa delle Halliwell è rimasta la stessa, al suo interno però nessuna Halliwell, la famiglia proprietaria dello stabile porta il cognome Vera.
Tra le novità che colpiscono subito un osservatore attento, ed anche uno un po’ distratto, vi è sicuramente il cambio di potere della più giovane delle sorelle: niente premonizioni per la piccola Maggie, ma telepatia che avviene tramite contatto. Questa diversità gioca a vantaggio del reboot. Il potere della telepatia, nonostante rimanga una dote passiva, è certamente più interattivo rispetto alla premonizione.
Gli ideatori hanno sfruttato al meglio questa differenza che ha permesso di rendere il ruolo della piccola di casa Vera più attivo, coinvolgendola in maniera concreta nello scontro con le diverse entità affrontate. Al contrario, non sono riusciti al massimo nello sviluppare il potere della manipolazione del tempo, ottenendo una soluzione molto poco credibile per la sorella di mezzo, Mel. Fin da subito infatti il suo dono appare esagerato.
La giovane strega è in grado di congelare il tempo in tutto il parco del campus universitario dopo solo pochi mesi dall’acquisizione delle sue capacità. È inevitabile che le prescelte siano estremamente dotate e sulla loro abilità innata alla magia non si discute, ma, considerando che i poteri di ogni strega sono in continua crescita, se dopo pochi mesi riesce a congelare il tempo nel giardino di un intero campus universitario, dopo dieci anni bloccherà il tempo in tutta lo stato?!
Per quanto riguarda le scelte su demoni e angeli e come trovarli, la tecnologia ha sicuramente giovato la nuova generazione. La grafica e gli effetti sono attentamente curati, anche se a volte rimandano a cose o immagine già viste (il primo demone affrontato dalle sorelle è evidentemente ispirato al Re della Notte). Ma, quantunque il tintinnio dell’orbitazione degli angeli bianchi potesse risultare obsoleto ai nostri giorni, farli smaterializzare effetto Harry Potter è un’evidente esagerazione. Proseguendo sul tema, una nota stonata risultano gli Anziani, che nel reboot non sono altro che delle streghe. Sicuramente questo ha creato un colpo di scena. Ben venga la voglia di creare qualcosa di nuovo, di diverso, di innovativo, ma cambiare la mitologia della serie in maniera così radicale è una grave pecca.
Punto dolente per il reboot è la questione “riscrittura del tempo”.
Benché nella prima parte del telefilm questa è analizzata ed affrontata con coscienza di causa, è inspiegabile come successivamente venga sviluppata in maniera così blanda. Nel finale di stagione non vengono assolutamente considerate le conseguenze del continuo rimaneggiare del tempo e dello spazio. Per non parlare del fatto che nella serie madre l’unico modo per distruggere l’indistruttibile Cole sia stato proprio quello di riscrivere la storia tornando in un’epoca in cui non aveva ancora acquisito i poteri che lo avevo reso immortale, cosa che, una volta riscritto il passato, sarebbe quindi dovuta succedere anche a Macy.
E su questo, sebbene la puntata Cento volte streghe sia una delle più belle di tutta la serie principale, proviamo a dare l’unica spiegazione plausibile: è la sorgente e della sorgente non si conoscono effettivamente tutti i poteri.
(Per chi non lo ricordasse, Cole era riuscito a tornare indietro nel tempo con l’aiuto delle Incarnazioni)
Spiegazione deludente, ma l’unica che possa avere una parvenza logica.
Punto di forza del reboot è invece il suo riuscire ad integrare perfettamente la magia ai tempi moderni. Tecnologia, chimica e magia si intrecciano in maniera sapiente. Attraverso mezzi tecnologici e studi biochimici si tenta, ed a volte si riesce, ad affrontare problemi magici, il tutto in maniera così fluida da rendere la stregoneria spiegabile attraverso la scienza, legittimandola agli occhi dei profani.
I personaggi sono ben strutturati, in particolare Harry Greenwood (Rupert Evans). Il “nuovo” angelo bianco è decisamente costruito alla perfezione: l’insegnante che ha sempre la risposta pronta, ma che sa come interagire con la “nuova generazione”.
La trama della stagione è interessante, ricca di colpi di scena e intelligentemente costruita grazie anche all’ironia che contraddistingue le varie personalità e che, di conseguenza, diventa parte integrante della serie. Ma, nonostante la storia principale abbia un grande potenziale, il vero tallone d’Achille del reboot è il ritmo.
Ciò che è fortemente destabilizzante della serie è sicuramente il “suo correre”.
I registi hanno creato molte poche sottotrame e un filo rosso in continua espansione in modo da tenere i fan sempre attenti. Considerando che tante persone non erano molto intenzionate a guardare la serie, bisognava mettere fin da subito colpi di scena in modo da tenere il telespettatore incollato allo schermo. Il problema è stato che questo continuare a mettere carne al fuoco non ha fatto altro che far sì che quella messa precedentemente venisse bruciata.
La trama principale poteva sicuramente evolversi in maniera più lineare, più chiara e non come un polverone. Ogni evento legato al filo rosso viene risolto a volte in maniera così rapida da non darti il tempo di assaporare realmente quello che sta succedendo. Sebbene quindi ci sia del potenziale nella trama principale questo viene completamente perso dalla continua ed insistente voglia di dover dare e fare di più.
È questa, secondo me, la vera pecca della serie.
La seconda stagione del reboot di Streghe è ormai alle porte. L’11 ottobre 2019 il canale americano The CW debutterà con i nuovi episodi. Carter Covington, showrunner della prima stagione, ha abbandonato il programma. Liz Kruger e Craig Shapiro hanno preso il suo posto. Riusciranno i nuovi burattinai ad incantare i telespettatori ed a sopperire alle mancanze della serie?