The Witcher, un trailer che divide e fomenta.
Se ne parla da tantissimo tempo. Un leak qui, un annuncio là, una dichiarazione degli autori, la designazione degli attori protagonisti fino a qualche giorno fa. Il tanto agognato trailer della serie Netflix sul fenomeno videoludico The Witcher.
Dal più piccolo rumor alle foto sul set, internet si è scatenata con ipotesi ed illazioni, ma di cosa stiamo parlando in concreto?
The Witcher è una saga letteraria targata Andrzej Sapkowski, romanziere polacco eroe in patria divenuto fenomeno mondiale grazie ai giochi della CD Projekt Red.
Grazie ai ragazzi (suoi conterranei) il primo gioco fu un fulmine che scosse il panorama videoludico, affrontando il fantasy con un’ambientazione feroce e popolata alternativamente rispetto ai soliti cliché.
Ne seguì quindi un secondo capitolo completamente diverso (e meno apprezzato dai più) per sfociare nel fenomeno vero e proprio: The Witcher 3.
I giochi ricalcano il personaggio, i modi, i luoghi ed i comprimari comparsi nei romanzi, sebbene la saga su carta si concluda in modo inequivocabile e definitivo. Lo stratagemma utilizzato è un risveglio confuso e privo di memoria di Geralt di Rivia, il nostro protagonista, che verrà poi spiegato col contagocce nei tre capitoli che in molti hanno giocato.
Questo per dire che ogni storia narrata nei giochi è un’eco dei romanzi, richiami continui, prosecuzioni di tracce lasciate in sospeso, assolutamente non una copia carbone dell’opera cartacea.
La maggior parte dei critici vede discrepanze tra quello che hanno giocato e questo breve trailer di The Witcher.
In molti sanno solamente che tutto quell’universo deriva dalla carta, molti sanno che sono diversi, non moltissimi (giustamente, secondo il sottoscritto) hanno letto i numerosi romanzi.
Il primo “pomo della discordia” nasce dalla spada singola sulla schiena del Witcher, siamo sempre stati abituati a vederlo con due lame: acciaio per gli umani, argento per tutto il resto. Giustamente la resa è meno credibile in una live action, si è optato quindi per una scelta a priori dell’arma che dovrà utilizzare nelle sue gesta, quindi come parte della preparazione agli scontri.
Nel trailer di The Witcher si vedono chiaramente la maggior parte dei personaggi. Il nostro Lupo Bianco è interpretato da Henry Cavill (Superman, The Tudors) che calza molto bene nel personaggio, diverso nella corporatura descritta nei libri, dalle copertine e dal videogioco stesso. La differenza è evidente ma il viso, l’atteggiamento e il modo di muoversi lo rendono veramente efficace.
Yennefer (donna “del desiderio” del nostro Strigo) è resa in maniera veramente dissimile dal gioco, non per questo è sbagliata o diversa. Se siete abituati a vedere Yen con forme giunoniche, fascino unico, icona per recondite fantasie sessuali… rimarrete delusi. Non è così che quel personaggio è nato, è una critica che andrebbe mossa alla CD Projekt Red, non a Netflix.
La descrizione di Sapkowski di Yen recita così:
“[…] Gli elfi di sangue puro non erano abituati a essere affascinati dalle donne umane. Neanche dalle più belle. E Yennefer, sebbene a suo modo attraente, non poteva certo dirsi una bellezza. Tutti i gusti sono gusti, ma in effetti erano in pochi a definire “belle” le maghe. […] Nonostante il rispetto di cui godevano le maghe, le famiglie non ne ricavavano il minimo vantaggio, perché durante l’apprendistato le ragazze tagliavano ogni legame con la famiglia: per loro contava solo la confraternita. Perciò diventavano maghe soltanto le figlie che non avevano la possibilità di trovare marito. […] La giovane maga diventava “attraente”, perché così richiedeva il prestigio della sua professione. Il risultato erano donne pseudobelle con occhi cattivi e gelidi da donne brutte. Donne incapaci di dimenticare la propria bruttezza ricoperta dalla maschera magica, nascosta non per renderle felici, ma esclusivamente per il prestigio della professione.” Andrzej Sapkowski
Nel teaser vediamo anche tutto l’armamentario del Carnefice di Blaviken, sprazzi dei “segni” e le sue peculiari pozioni, con nefandi effetti sulla sua salute.
La serie è (per ammissione stessa della produzione) tratta dai libri e marginalmente dai giochi, quindi dovrebbe rispettare al meglio quello spaccato di mondo fantasy per come l’autore lo ha tratteggiato.
Questo fa BEN sperare: non sono andati incontro al gusto popolare per accontentare la massa, ma hanno voluto ricreare su pellicola il “feel” originario. Netflix è solita storpiare molte opere su cui mette mano. Questa volta però sembra che abbia aggiustato la mira e voglia sparare dritto al cuore. Almeno… questa è la speranza!