Tenet: Delusione o rivelazione?
La riapertura dei cinema di tutta Italia è coincisa con l’uscita dell’undicesimo lungometraggio di Christopher Nolan: Tenet.
Molto atteso in tutto il mondo, questa pellicola aveva anche sulle spalle il peso di dover riportare il pubblico in sala dopo mesi in cui l’industria del cinema si era dovuta necessariamente fermare.
A livello commerciale si può dire che Tenet stia facendo ciò a cui era deputato, ovvero trascinare gli spettatori in sala con già oltre 50 milioni di dollari incassati in tutto il mondo e in generale la critica è abbastanza concorde nel definire il film come buono se non addirittura ottimo.
Che dire, anche noi di Powned ci troviamo allineati su questo parere infatti Christopher Nolan forte di un budget mostruoso (205 milioni) confeziona un altro buon lungometraggio. Tenet condensa in unico film molte delle caratteristiche delle opere di Nolan, poggiandosi prima di tutto su un comparto tecnico curato in modo maniacale e in secondo luogo su una sceneggiatura che porta lo spettatore a porsi molte domande alla fine della visione.
Come al solito Nolan gioca moltissimo con il tempo nei suoi film rendendolo in questa pellicola ancora più centrale di quanto abbia mai fatto in carriera rendendo la sceneggiatura molto arzigogolata e di difficile comprensione, in modo simile ad Inception o Memento, ma forse in questo caso non tutti i nodi vengono al pettine lasciando un po di confusione nello spettatore, ma ci torneremo dopo.
Il film girato su pellicola 70mm e Imax ha una resa su schermo incredibile e questo grazie alla solita maestosa regia di Nolan che fa ulteriori passi avanti in questo film gestendo molto bene anche le scene di azione e altre scene molto più complesse in cui la linea temporale non è canonica ma nonostante il magistrale comparto tecnico, con regia e colonna sonora affidata al Premio Oscar 2020 Ludwig Goransonn sugli scudi, il film non è un capolavoro.
La pellicola che possiamo dividere in due macroblocchi prosegue nella prima parte in modo molto rapido presentandoci tutti i personaggi, John David Washington, che è il protagonista, agente della CIA che porta avanti la sua missione aiutato da Neil, ovvero Robert Pattinson e i due meritano un plauso per l’ottima performance e la grande alchimia.
Nel corso della storia avranno modo di conoscere nella loro missione Kat, madre sottomessa e ricattata, interpretata da Elizabeth Debicki, e Andrei Sator villain della pellicola, interpretato da un ottimo Kenneth Branagh.
Tutti i personaggi soffrono di un mancato approfondimento psicologico che non ci permette di provare empatia nei loro confronti in quello che è un difetto ma allo stesso tempo una scelta di scrittura di Nolan che decide di dare priorità alla vicenda trattata.
Purtroppo anche la vicenda trattata risulta a tratti confusa e alcuni colpi di scena sono stordenti, in più di una situazione mi sono trovato a dover dare una spiegazione a ciò che stava accadendo per non perdermi alcune scene senza poi avere effettive spiegazioni nelle scene successive e senza voler entrare nel dettaglio delle teorie riguardanti il Quadrato di Sator vi dico che il film ha alcuni buchi logici più che di trama che uno spettatore attento potrebbe non apprezzare.
Il trailer
Nonostante ciò la tensione c’è, il film è girato talmente bene da tenerti concentrato su di esso ma alcune scelte di Nolan mi hanno fatto storcere il naso ed è per questo che pur considerandolo un buon film di intrattenimento non lo metterei tra le sue migliore opere.
Rimane un film sicuramente da vedere e che rimane nella testa dello spettatore, che porta al dibattito e alla ricerca di risposte e che si spera possa anche rilanciare in modo netto l’industria cinematografica anche se forse non è ciò che ci si aspettava da Nolan dopo l’eccezionale Dunkirk.
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