Sotto il Sole di Riccione: un altro fallimento di Netflix Italia
Sotto il Sole di Riccione è l’ultima produzione nata dalla collaborazione tra l’Italia e Netflix, che però non si discosta dalla mediocrità dei prodotti precedenti, ma anzi è addirittura peggio.
Il film, pur essendo una commedia, non riesce mai a strappare una risata, anche nelle situazione più demenziali. La noia è la vera protagonista di questo lavoro, che si trascina stancamente per un’ora e quarantacinque minuti.
Recensione di Sotto il Sole di Riccione
Trama e sceneggiatura
La trama racconta le storie di un gruppetto di giovani italiani, che si ritrova a Riccione con un solo obiettivo in testa: la F**A. Solo questa frase può riassumere, in poche parole, la trama del film. Non c’è nulla di più di questo, il raggiungimento del coito rimane l’argomento portante attorno a cui ruota tutta la pellicola nella sua interezza.
E’ chiaro che, con dei presupposti così deboli, lo sviluppo della trama sia estremamente lineare che non si evolve e non cambia nel corso delle quasi due ore di durata. La sceneggiatura (scritta a sei mani da Enrico Vanzina, Caterina Salvadori e Ciro Zecca) è completamente vuota e senza senso, e non da alcuna profondità alla trama della pellicola.
Personaggi
Seguendo la falsariga della trama e della sceneggiatura, anche i personaggi risentono di un anonimato a dir poco imbarazzante. Ognuno di loro è completamente piatto, sia nelle scrittura che nella prova attoriale. Le donne, ancora di più degli uomini, sono ridotte a mero oggetto del desiderio e non hanno la benché minima personalità o importanza all’interno di questa pellicola, hanno la profondità di un comodino.
Nonostante questi problemi, i personaggi sono tutti belli, fisicati e perfetti sotto ogni punto di vista, persino il più sfigato (Marco interpretato da Saul Nanni) sembra un novello Clark Kent. Questa caratteristica va ad aggiungersi alla collezione infinita di stereotipi che, questo film, porta al grande pubblico.
Anche Andrea Roncato, leggenda della commedia italiana un po’ trash, non riesce a dare spessore al suo personaggio che rappresenta il classico playboy invecchiato male. Nemmeno Isabella Ferrari fa meglio, e rimane una figura trascurabile per tutto il corso del film. Un plauso si deve fare all’immenso Luca Ward, che riesce a spiccare in un mare color marrone.
Regia e fotografia
Sotto il Sole di Riccione rappresenta l’esordio degli YouNuts! alla regia di una grande produzione, dopo una carriera da videomaker. Questa caratteristica del duo si nota perfettamente, già dalla sequenza introduttiva del film, che offre una panoramica del litorale di Riccione in tutto il suo splendore.
Lo stile di fotografia scelto dagli YouNuts! vuole far piacere alla generazione Instagram, visto l’utilizzo delle luci sovraesposte, dei colori troppo saturi e degli innumerevoli tramonti. Tutto sommato non mi sento di condannare la regia e la fotografia, perché fanno il loro dovere senza infamia e senza lode, e fanno colpo sul target di pubblico a cui è rivolta la pellicola.
Colonna sonora
Il titolo del film, preso da Riccione de i Thegiornalisti, dovrebbe farvi capire, piuttosto facilmente, la direzione musicale della pellicola. Infatti, Tommaso Paradiso (ex frontman e cantante del gruppo romano), ha curato la selezione musicale per questo lavoro insieme a Matteo Cantaluppi. I brani de i Thegiornalisti possono piacere o non piacere, sia chiaro, ma vengono inserite perfettamente in questo contesto adolescenziale. Nonostante tutto, la soundtrack, fa quello che deve fare e si fa apprezzare.
Troppi stereotipi
Chiunque abbia familiarità con le produzioni di Netflix, sa benissimo che, il colosso americano, lotta da sempre contro ogni tipo di stereotipo o pregiudizio in nome del politicamente corretto. Spesso, gli sceneggiatori, sono costretti a stravolgere i personaggi di alcune opere (come successo con The Witcher), per poter inserire un attore di colore o un personaggio LGBT friendly.
Sotto il Sole di Riccione incarna tutti gli stereotipi che, con fatica, Netflix sta cercando di combattere, specialmente quelli che riguardano il ruolo della donna. In questa pellicola è chiaro che, le ragazze protagoniste, siano solo un fine da raggiungere, un oggetto del desiderio utile al soddisfacimento di un mero piacere personale. I personaggi femminili sono completamente inutili e, se non ci fossero, non cambierebbe nulla.
Dall’altro lato, i ragazzi, sono tutti perfetti, bellissimi e fisicati, anche quelli che sono etichettati come gli “sfigati” del gruppo. Questo film si porta dietro l’eredità dei precedenti lavori dei fratelli Vanzina, che ormai non è più accettabile nel 2020. Non ci saremmo mai aspettati uno scivolone del genere da parte di Netflix, che pecca di coerenza e rende piuttosto ridicole tutte le scelte fatte in opere precedenti (anche nel recente Curon).
Conclusioni
Sotto il Sole di Riccione è un prodotto pessimo, mal fatto e mal gestito in quasi tutti i suoi ambiti. Il film non riesce a ripercorrere le fortune delle vecchie pellicole dei fratelli Vanzina, e naufraga su se stesso dopo i primi minuti. Questo lavoro certifica, ancora una volta, il fallimento della collaborazione tra gli sceneggiatori e registi italiani e Netflix, che non riesce a decollare.
Se volete passare un’ora e quarantacinque (circa) con il cervello spento non guardate questo film, perché non riesce ad intrattenere o far ridere nemmeno per un momento. Se avete voglia, invece, di infliggervi una sorta di tortura cinese questo è il film che fa al caso vostro.