“Sorry We Missed You”: KEN LOACH TRA REALISMO E TRISTEZZA
In Sorry We Missed You Ricky, Abby e i loro due figli, l’undicenne Liza Jane e il liceale Sebastian, vivono a Newcastle e sono una famiglia unita. Ricky è stato occupato in diversi mestieri mentre Abby fa assistenza domiciliare a persone anziane e disabili. Nonostante lavorino duro entrambi si rendono conto che non potranno mai avere una casa di loro proprietà. Giunge allora quella che Ricky vede come l’occasione per realizzare i sogni familiari. Se Abby vende la sua auto sarà possibile acquistare un furgone che permetta a lui di diventare un trasportatore freelance con un sensibile incremento nei guadagni. Non tutto però è come sembra.
Quella della nuova pellicola di Ken Loach è una critica sociale, una critica alle condizioni in cui vivono migliaia di persone, intrappolate nella routine sfiancante che non rende merito a fine giornata della fatica impiegata senza sosta.
Un incipit illusorio ci fa per un attimo credere che la storia che Loach ci mostra, abbia un minimo di speranza. Assolutamente no. E’ incessantemente crudo nella valutazione della condizione di persone come i due protagonisti, Ricky ed Abby, che sopravvivono giorno dopo giorno per portare qualche soldo a casa, presi da un lavoro che li occupa 13 ore al giorno, sei giorni su sette, ipersfruttati.
Privo di appigli di speranza la regia di Loach è più che mai precisa, reale, rarefatta. Ultra ottant’enne continua la sua ricerca per denunciare, non più in chiave politica come nei film antecedenti a Io Daniel Blake, ma piu’ che mai sociale, umana, introspettiva.
Attori come sempre nelle pellicole del regista poco mainstream ma non meno bravi. Rendono le immagini e la regia al contempo apparentemente semplici e di facile lettura ma non meno di una intensità disarmante.
Un film, Sorry We Missed You, che non vuole convincere ma far riflettere.