LUNA NERA, un fiore non germogliato
A Febbraio è sbarcata su Netflix Luna Nera, la prima serie fantasy italiana sulle streghe.
Essendo io una fan di questo mondo, venuta a sapere di questa nuova uscita, mi elettrizzai alquanto. Finalmente il mio tanto amato genere trovava radici anche in Italia.
A causa di impegni personali però, non potei dedicarmi subito alla visione di Luna Nera. Dopo pochi giorni dal suo arrivo su Netflix, su Instagram vidi che un’amica lo stava guardando. Incuriosita, non avendo letto nulla per paura di spoiler, le chiesi come fosse. La sua risposta fu molto chiara: “Lascia perdere!”.
Ma poiché sono una persona testarda che quando si mette in testa qualcosa è difficile che cambi idea, nonostante i repentini ammonimenti della mia amica, decisi di dare una possibilità a Luna Nera.
Pessima scelta.
Ma partiamo dalle basi.
Luna Nera è una serie ambientata nel XVII secolo. Ade (Antonia Fotaras), una levatrice sedicenne, dopo aver percepito la morte di un bambino mentre questi è ancora nel grembo della madre, viene additata come strega. Costretta a scappare, trova rifugio in una comunità di donne emarginate. Qui scoprirà la sua vera natura. Tra la lotta alla sopravvivenza e l’amore per Pietro, figlio del capo di cacciatori di streghe, la giovane dovrà fare i conti con la realtà.
Allerta spoiler
(Abbastanza inesistenti se si considera che la trama è così ordinaria da prevedere quasi tutto dall’inizio.)
(Mi si potrebbe imputare il fatto che la maggior parte dei telefilm è abbastanza banale o, se non banale, leggibile. Nulla di più vero! Ma è nella semplicità che si riscopre il genio artistico.
Luna Nera è semplicemente scadente.)
Premessa:
Partendo dal presupposto che io non mi ritengo un’attrice e lungi da me mettere in discussione i sacrifici che qualcuno possa aver fatto, ma credo che se non si trasmette alcuna emozione mentre si recita e si fa l’attore/attrice di mestiere forse è giunta l’ora che qualcuno vi consigli di cambiare lavoro.
Infatti, non capisco per quale motivo dover affidare il ruolo della protagonista ad un’attrice completamente apatica e piatta. Per tutta la durata della serie, Antonia Fotaras mantiene quasi sempre la stessa espressione. Che sia in un momento di disperazione o di felicità, la bella Ade non cambia. Anche quando le sue sorelle si ritrovano sul patibolo, lei, dopo essere stata inspiegabilmente salvata (uso questo termine perché è una delle questioni lasciate a libera interpretazione) (si, sicuramente in previsione di una seconda stagione), riesce a gridare e sembrare ferita giusto qualche secondo (mi sto tendo larga!).
(E si, ho visto anche io lo sguardo del prete, ma non cambia il fatto che l’interpretazione dell’attrice sia stata pessima in una situazione dove avrebbe dovuto suscitare una qualche emozione in chi la stava guardando! )
Persino quando bacia sembra rimanere impassibile!
(Ho capito che Kristen Stewart è diventata famosa mantenendo la stessa espressione per 4 film, ma con tutte le brave attrici perché prendere proprio lei come fonte di ispirazione?!)
Possibile che tra tutte le giovani talentuose che oggi cercano di sfondare nel mondo cinematografico non siano stati capaci di trovare qualcuna che avesse un briciolo di capacità?!
(La mia visione non è quindi partita nel migliore dei modi.)
Una delle caratteristiche che avrebbe dovuto essere un punto di forza di Luna Nera è la scenografia.
La storia si svolge nel XVII secolo. Se si decide di ambientare le vicende in una determinata epoca, logica vuole che costumi, ambientazione, stile linguistico e modo di vivere dei personaggi siano calibrati su quel secolo. Capirete bene il mio stupore quando, dopo aver scambiato due parole al fiume, Pietro e Ave si incontrano di fatto per la prima volta e dopo appena qualche secondo si baciano (o come detto sopra, lui bacia lei e lei rimane impassibile). Dubito fortemente che una fanciulla del XVII secolo avesse tale sfrontatezza.
In questa tipologia rientra l’errore/orrore che più ha riscontrato il mio disappunto.
Durante il V episodio si svolge una festa mascherata in paese. I due protagonisti si incontrano fortuitamente e iniziano a ballare. La musica che ci si aspetta in questa occasione è sicuramente strumentale, una sinfonia, che sia lenta o veloce, che richiami l’epoca storica in cui Pietro e Ave vivono. Immaginate la mia espressione quando come sottofondo al ballo parte Somewhere Only We Know (Keane). Sicuramente una bellissima canzone che certamente si sposa bene con un ballo tra due giovani “innamorati”, se non fosse che è talmente storicamente fuori luogo da far perdere completamente l’attenzione dagli eventi che si stanno volgendo.
(Qui lascio il video del fatidico momento. Immagino che molti di voi apprezzeranno, ma ahimè, il mio rammarico è stato tale da non goderne la bellezza!)
La grande pecca della serie è l’assenza di una vera trama.
La storia del clan delle streghe è confusionale, non chiara e molto superficiale. Sicuramente il voler lasciare molte cose in sospeso è legato alla scelta di portare avanti la storia in una seconda stagione; ipotesi abbastanza accreditata visto che la prima termina con un cliffhanger.
Ma sono veramente sicuri che Netflix rinnoverà Luna Nera?
A mio dire è stato un pessimo errore gettare qualche seme e non spiegare nulla, anche perché così facendo il risultato ottenuto è quello di avere sei puntate in cui succede tutto e non succede niente. La serie racconta la storia di una compagnia di donne perseguitate, ma di fatto non approfondisce, se non in maniera fugace, niente di questo strano gruppo. In questo modo non permette allo spettatore di entrare in sintonia con loro, di empatizzare e familiarizzare con queste donne, rendendo quindi il tipico legame che si crea tra personaggio e spettatore inesistente. Queste omissioni hanno inoltre giocato a sfavore della trama che, caratterizzando di più questi personaggi, si sarebbe arricchita di particolari e dettagli, dando così un senso di pienezza ad una storia vuota.
(L’unico motivo per cui ho portato a termine la visione di questa serie è che sono una persona malata (si, riconosco i miei problemi) che una volta che inizia una serie deve necessariamente finirla poiché sente il desiderio di sapere cosa succederà.)
(Se anche tu fossi afflitto da questa malattia, evita questa serie come la peste!)
Il mio grande rammarico su Luna Nera è non solo perché questa è la prima serie fantasy sulle streghe italiana, ma perché il dietro le quinte della serie è tutto al femminile.
Sapendo questo, mi aspettavo avrebbero osato di più.
Penso che l’idea di fondo fosse quella di mettere in luce le disuguaglianze e far vedere come le donne vivessero e quali alternative avessero. Come quella condizione di subalterne non fosse per forza necessaria e, principalmente, non fosse giusta. Questo tema poteva essere la grande forza della serie, eppure, nonostante la forte presenza femminile nel dietro le quinte, è trattato solo marginalmente.
L’editto che viene emesso è raccapricciante al solo sentirlo, eppure una volta letto si perde in una nuvola di fumo. La proposta di matrimonio, prima di Pietro e poi di Spirto, come soluzione ad ogni problema in quanto l’essere donne sposate è sinonimo di donna rispettabile è ancora una volta un piccolo seme che non germoglia. Quello che poteva essere il vero tema portate di Luna Nera diviene una piccola parentesi aperta e richiusa così velocemente da non lasciare il segno.