Cronache di un aspirante eroe – prima parte
Se dovessi nominarvi l’evento più importante di questi due densissimi giorni dell’European Road to Blizzcon 2015, si tratterebbe senz’altro della possibilità di provare per la seconda volta nel vecchio continente Overwatch; per carità, è ovvio che gli addetti ai lavori siano attratti piuttosto dalle porzioni competitive dell’evento, ma il grande pubblico che si è presentato in massa alla O2 Arena di Praga non poteva non fiondarsi sul titolo che è sempre più atteso ogni giorno che passa nonché sempre più vicino, e le lunghe code accumulatesi per tutto il giorno davanti alle 120 postazioni di gioco disponibili lo dimostrano. Nonostante tutto sono riuscito però a giocare qualche match (moar to come tomorrow) e ho deciso di buttare giù giusto due righe per raccontarvi la mia esperienza come giovane, aspirante membro della seconda squadra Overwatch.
Su Overwatch si è detto praticamente tutto già da molto prima della sua effettiva uscita (che dovrebbe comunque essere piuttosto vicina): si tratta di un FPS molto rapido (anche per durata delle partite) e frenetico, dotato di un buon numero di eroi dalle abilità peculiari. Non mancano varie mappe con obiettivi differenti, come in altri esponenti del genere, e qui a Praga è possibile giocare Volskaya e Numbani: fermo restando che, come è noto, ciascuna mappa prevede due brevi match in cui le squadre avversarie si alternano nei ruoli di attaccante e difensore, la prima che ho nominato si basa su semplice cattura/difesa di punti, ma è strutturalmente assai complessa, ricca di passaggi dove nascondersi ma soprattutto, e qui entrano in gioco le caratteristiche pedane volanti, da sfuttare per rapidissimi spostamenti ed attacchi a sorpresa dall’alto (senza qualche difficoltà dovuta all’inevitabile spostamento cui vi costringeranno le pedane stesse qualora vi passiate sopra anche non volendolo); Numbani consiste invece sostanzialmente in una missione di scorta, divisa in una fase di attacco/difesa di un punto di controllo prima e di un veicolo corazzato in assetto da guerra poi: nonostante la presenza anche qui di numerose insenature e nascondigli, come è tipico del genere, la mappa mi è sembrata più lineare nella sua composizione e, ovviamente solo secondo il parere di chi scrive, sostanzialmente più divertente (forse proprio perché più varia nelle sue fasi).
Venendo agli eroi, seguendo l’andamento della partita ne ho provati due di Difesa, Torbjörn e Bastion, e due di Offesa, Reaper e Tracer. Torbjörn è votato alla costruzione ed al potenziamento di torrette immobili che aiuteranno lui ed i suoi compagni prendendo di mira gli avversari: considerando il tempo piuttosto lungo che gli è necessario per le sue ingegneristiche costruzioni gli è molto di aiuto la sua abilità speciale (quella che ogni eroe ha preimpostata sul tasto Q ma non può lanciare di continuo, dovendo accumulare prima l’energia necessaria grazie a kill e assist), che lo rende un super automa in grado di montare con rapidità ogni sua invenzione; allo stesso modo per il motivo citato poco prima è necessario che qualcuno vegli Torbjörn durante il suo lavoro, altrimenti diverrà preda facile degli avversari. Anche Bastion ha a che fare con le torrette, ma in questo caso sarà lui stesso ad assumerne la forma, acquistando un notevole potenziamento alla portata ed alla velocità dei suoi attacchi, fino a poter diventare con la sua Q un vero e proprio carrarmato in miniatura dagli attacchi piuttosto dannosi; devo dire che con Bastion mi sono trovato piuttosto a mio agio (potendo finanche curarmi in parte da solo con una apposita abilità) , riuscendo talvolta ad agire persino come un eroe più propriamente d’offesa. Meno affinità ho stabilito con Reaper, insieme di attacchi a distanza e caratteristiche di un assassino (nel senso di fattore sorpresa, con un formidabile ad esempio teletrasporto per la mappa): nonostante la Q assolutamente portentosa, che vi garantirà certamente almeno un paio di kill se usata con un po’ di buonsenso, ho trovato i suoi attacchi primari piuttosto lenti e poco precisi, con un rinculo molto forte che vi metterà davvero alla prova nel tentativo di colpire più volte consecutivamente lo stesso bersaglio. Quest’ultima problematica non è presente invece in Tracer, precisa e veloce, anzi velocissima ed inafferrabile, grazie al suo blink ed alla capacità di viaggiare indietro nel tempo, un concentrato di mobility che rende ancora più folli i già forsennati combattimenti di Overwatch.
Proprio collegandomi a Tracer posso sottolineare un nodo fondamentale del gioco, cioè il suo basarsi completamente sul lavoro di squadra (in questo non si discosta poi molto da Heroes of the Storm, il MOBA di casa Blizzard): l’abilità definitiva di Tracer riunisce per alcuni secondi i nemici vicini in un punto, pronti per i colpi dei suoi compagni, e come detto in generale le mappe di gioco sono ricche di colli di bottiglia in cui dar sfogo a tutti i propri assi nella manica: scordatevi dunque il tipico FPS in cui il singolo membro poteva considerarsi migliore degli altri in base alle proprie kill, qui senza coordinazione non si va da nessuna parte! Per fortuna è possibile cambiare il proprio eroe anche nel corso della partita, così da adattare di volta in volta il proprio gruppo alle diverse situazioni e bilanciare qualche mancanza o pick non proprio felice (considerate che è addirittura possibile che tutti i 6 componenti del team scelgano il medesimo eroe!).
Termina qui dunque la mia prima impressione di Overwatch, ma voi continuate a seguire Powned per gli aggiornamenti di domani e non abbiate timore a pormi qualche domanda specifica, qualora lo vogliate!