Riot Games dichiara: “esport e sport sono due cose differenti”
In una recente intervista diffusa da La Gazzetta dello Sport, Carlo Barone, brand manager di Riot Games per l’Italia, si è espresso su diversi argomenti. Il dirigente ha toccato punti interessanti, mettendo in luce la netta differenza che c’è tra esport e sport.
La posizione di Riot Games in Italia
L’arrivo di Riot in Italia
Come ben sappiamo da diverse settimane, Riot Games è entrata a far parte di IIDEA sposando in pieno il suo progetto. L’azienda americana vuole essere più presente sul nostro territorio, e per farlo ha incaricato Carlo Barone nel ruolo di brand manager.
“La cosa di cui ci fregiamo maggiormente è il rapporto con la community, cosa che non può avvenire se non se ne conoscono le esigenze; e conoscerle passa attivando le realtà locali. C’è tantissima differenza nelle prestazioni dei giochi nei paesi in cui Riot è presente oppure no.
Riot peraltro produce solo contenuti digitali e la sua presenza non riguarda i negozi e neppure le sole attività di publishing, affiliazioni marketing o gli investimenti media locali; riguarda anche tutta quella parte relativa agli organized play, ossia il gradino sotto gli esport, e la gestione delle competizioni a livello community e amatoriale.” (Fonte: La Gazzetta dello Sport)
Una mossa politica
Il mondo degli esport trova tante, troppe, difficoltà nel nostro paese. Il settore, infatti, è generalmente poco considerato dalle istituzioni, che anzi mettono i bastoni tra le ruote a chi vuole fare degli eventi con delle ricompense in palio. Nel nostro paese, le leggi sui concorsi sono particolarmente stringenti, e costringono le aziende a rinunciare a tante iniziative.
“C’è anche una considerazione pratica: uno dei blocchi maggiori che abbiamo identificato riguarda le leggi sui concorsi, che sono estremamente restrittive. Tutte le competizioni esportive e di videogiochi sono spesso associate a questa tipologia di normativa, cosa che crea tantissimi problemi.
A volte dare un premio è talmente complicato che non lo dai o non fai l’evento. IIDEA sta lavorando tanto e quest’anno ha come obiettivo soprattutto il cercare di risolvere questa situazione, anche alla luce delle posizioni del CONI. Il CONI è intenzionato ad assimilare l’esport allo sport, e ci sono tantissime ragioni per cui questo è sbagliato: sono due cose diverse. In Italia, si tende molto a politicizzare tutto, si cercano strade senza ben sapere a monte ciò di cui si sta parlando.” (Fonte: La Gazzetta dello Sport)
Il rapporto complicato con il CIO
Da tempo, ormai, si discute sull’ingresso degli esport all’interno del circuito Olimpico. Il CIO (Comitato olimpico internazionale) ha una posizione piuttosto strana sull’argomento, dato che attualmente esclude tutti i videogiochi “violenti” dal suo studio sulla materia. Ma gli esport, e League Of Legends nello specifico, hanno realmente bisogno delle Olimpiadi?
“Il problema è in quale formato. A livello personale, non credo ne abbiamo bisogno. Abbiamo bisogno di distinguere l’esport dallo sport, sono due forme d’intrattenimento diverse e secondo me andrebbero considerate tali. Ci sono pro e contro nell’una e nell’altra, però cerchiamo di tenerle separate. Riguardo a Riot Games, da quello che ho potuto vedere, sui movimenti di parificazione sport/esport è sempre stata sempre abbastanza contraria. Ci sono pro e contro nell’una e nell’altra, però cerchiamo di tenerle separate. Riguardo a Riot Games, da quello che ho potuto vedere, sui movimenti di parificazione sport/esport è sempre stata sempre abbastanza contraria.” (Fonte: La Gazzetta dello Sport)
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Queste sono solo alcune delle dichiarazioni di Carlo Barone, brand manager di Riot Games per l’Italia; potete consultare la versione integrale dell’intervista direttamente sul sito de La Gazzetta dello Sport.