Faker: “se non fossi un pro-player non giocherei la soloQ”
Ormai è un dato di fatto: il rapporto tra Faker e la soloQ di League Of Legends si è fatto sempre più logoro e pericolante. Qualche giorno fa vi avevamo parlato dell’ennesimo sfogo del midlaner coreano, che si era lamentato del continuo trolling e della poca serietà presente in questa modalità.
Sembra che questo malessere continui ad essere presente, e che la situazione sia ben lungi dall’essere risolta. Il Re Demone ha infatti dichiarato che, se non fosse un professionista, non giocherebbe mai più in soloQ perché non è per nulla divertente.
Insomma, un’opinione che dovrebbe far riflettere Riot sullo stato del gioco, che avrebbe bisogno di una scossa più che decisa.
Faker e la soloQ
Un rapporto che vuole sanarsi
Da diverso tempo ormai, il rapporto di Faker con la soloQ è diventato sempre più logoro. Infatti, il midlaner dei T1, subisce spesso del trolling durante le sue partite, venendo preso di mira da alcuni giocatori (professionisti e non) che si divertono a farlo perdere.
L’ultimo caso, in ordine di tempo, è stato quello causato dal toplaner cinese Qingitan (sostituto dei Top Esports), che durante una ranked ha deciso di fare feeding intenzionale per dare fastidio a Faker. L’episodio e le se successive dichiarazioni del Re Demone hanno scatenato il caos, tanto da richiedere anche un intervento ufficiale della LCK. Ne abbiamo già parlato in un articolo dedicato, che potete recuperare cliccando qui.
Le recenti dichiarazioni
Nonostante tutto sia poi rientrato, Faker e la soloQ continuano a non andare d’accordo. Infatti, durante un recente streaming, il coreano ha fatto delle dichiarazioni abbastanza pesanti. Il midlaner ha esplicitamente detto che se non fosse un pro-player, non giocherebbe mai questa modalità, perché non è divertente ed è troppo casuale.
Faker ha paragonato la soloQ alle slot machine, in quanto nove partite su dieci dipendono interamente dalla fortuna di trovare delle persone volenterose ma soprattutto intenzionate a giocare seriamente. Qualcosa che non dovrebbe mai succedere, specialmente in alto elo, visto che i professionisti usano la soloQ per allenarsi e testare i propri limiti.
Ancora una volta potrebbe rendersi necessaria l’introduzione della Champions Queue per i pro, come successo in Nord America. Un ambiente ristretto, accessibile solo a pochi, estremamente controllato e potenzialmente molto competitivo visti i premi in denaro in palio.