Espn racconta l’eSports: Faker, il Re Demone (parte 3)!
Qualche giorno fa, sull’importante testata internazionale sportiva Espn, la giornalista Mina Kimes ha realizzato un importante ed accurato articolo su una delle più celebri figure del mondo degli eSports: il fortissimo giocatore di LoL Faker.
Conosciuto come il “Re Demone“, Lee Sang-hyeuk è una delle colonne portanti del settore globale degli eSports: definito da molti come un talento unico al pari di Jordan o Woods, il coreano è protagonista in questo lungo articolo che, per assoluta professionalità e chiarezza (oltre al fatto che è una lettura davvero piacevole), abbiamo deciso di tradurre interamente e di dividerlo in 3 parti.
Oggi, leggeremo l’ultima delle 3 parti.
Ringraziamo il sito Espn e la giornalista Mina Kimes per questo articolo e vi auguriamo una buona lettura.
Prima parte: Clicca qui!
Seconda Parte: Clicca qui!
Fonte: Mina Kimes, The Unkillable Demon King, 10-06-2015, Espn, http://espn.go.com/espn/feature/story/_/id/13035450/league-legends-prodigy-faker-carries-country-shoulders
Illustrazioni: Richard Roberts
…Visto che molti giocatori coreani non frequentano il college, la loro carriera dopo il ritiro è limitata. “Molti dei pro non hanno un passato piacevole, “ Dice Susie “Un gran numero di loro stanno facendo questo per dare supporto alle loro famiglie.” I giocatori poi capiscono, continua Susie, che hanno un tempo limitato per capitalizzare le loro capacità, cosa che sta spingendo alcuni di loro a lasciare il paese. Molti giocatori professionisti, in Corea, ricevono salari a cinque zeri e solo alcuni riescono a guadagnare più di 100’000 dollari (Monte dice che probabilmente Faker guadagna il doppio; gli SKT non hanno voluto parlarne), i team cinesi invece fanno delle grandi offerte. Gli Invictus Gaming, per esempio, appartengono al figlio di Wang Jianlin, l’uomo più ricco della Cina. Quest’inverno, gli Invictus hanno aggiunto quattro giocatori coreani al loro roster.
I Pro player guadagnano anche tramite streaming, permettendo ai fan di guardarli durante i loro allenamenti mentre una serie di pubblicità appaiono in pop up. Un giocatore ritirato, Wei “Caomei” Han-Dong, ha detto di aver guadagnato più di 800’000 dollari in un anno di streaming. I team coreani hanno iniziato a streammare un poco, ma generalmente, “Pensano sia inefficiente,” mi ha detto Lee “CloundTemplar” Hyun-woo, un giocatore che, dopo il ritiro, è diventato caster. “In Corea, per fare soldi devi mostrare risultati.” Questo Febbraio c’è stato uno scandalo: una persona ha iniziato a streammare le partite di allenamento di Faker senza permesso.
La sede coreana di Riot Games è sita vicino alla Sinsa Station, un posto dove fanno chirurgia plastica. L’ufficio arieggiato vanta le solite cose alla “Silicon Valley”: giochi arcade, un tavolo di Lego, addirittura una batteria. League of Legends è un free-to-play, ma la Riot guadagna comunque – 1.3 miliardi di dollari lo scorso anno, secondo la SuperData Research – permettendo ai giocatori di acquistare cose dentro il gioco, come per esempio aspetti o kit personalizzati per i campioni. Molte di queste cose diventano popolari dopo essere state usate dai giocatori professionisti.
Per limitare la fuga dei giocatori coreani, Riot e KeSPA hanno messo in atto alcuni cambiamenti: lo scorso autunno Riot ha introdotto una regola che non permette ai team occidentali di reclutare troppi giocatori stranieri. Richard Kwon, il capo delle comunicazioni per la sede coreana della Riot, spera di persuadere il governo a non rendere obbligatorio il servizio militare per gli atleti legati agli eSports, come è successo per Shin-Soo Cho. Inoltre insiste dicendo che l’Esodo Coreano è sopravvalutato. “La scena coreana è piena di amatori,” Dice. “Possiamo trovare e creare facilmente nuovi talenti, qui!”
Un’altra persona facente parte dello Staff della Riot Games, scherza: “Faker due.”
I luoghi di lavoro coreani sono conosciuti per l’enfasi che pongono sul collettivismo. Nessun individuo è più grande del gruppo e nessuna qualità è più importante dell’unità. “I team faranno presente che, se un giocatore non può gestire quello che gli viene offerto, semplicemente lo scarteranno. “ dice CloudTemplar. “Possiamo ripartire da capo con un nuovo giocatore.” I giocatori coreani non possiedono un dono naturale, semplicemente sono meglio allenati. “Questa è probabilmente la nostra più grande forza.”
Ma cosa succede, chiedo, quando i coach iniziano ad andarsene? “Semplicemente ne inseriremo uno ancora migliore.” Mi risponde.
Il match finale primaverile degli SKT si svolge contro i GE Tigers, un team che ha già battuto gli SKT durante la stagione. Entrambi si sono già qualificati per i playoff e stanotte stanno giocando per orgoglio. Prima che lo studio apra, incontro il padre di Faker, Lee Kyung-joon, e due zie in un bar vicino al set di OGN. Appena iniziamo a parlare, una delle due zie mi stringe il braccio. “E’ l’orgoglio della nostra famiglia.”
Quando gli SK Telecom parlarono per la prima volta con Kyung-joon per assumere il figlio, l’uomo non voleva ritirarlo da scuola. Un professore, però, lo convinse che Faker avrebbe potuto diplomarsi con facilità, dopo. “Come genitore single, il mio ruolo è quello di supportare mio figlio. Lo sta facendo perché vuole farlo.” Mi dice. Quando gli SKT vinsero il campionato, Kyung-joon fu stupito dal risultato. “Iniziai a pensare: wow, mio figlio è davvero bravissimo in questo. Sta dando il meglio di sé, ha lavorato duro.”
Gli chiedo se le chiacchiere circa l’offerta arrivata dalla Cina fossero esagerate e lui esita, esattamente come esitò Faker. Alla fine scuote la testa: è successo. Chi rifiuterebbe un’offerta del genere? “Voleva rimanere con gli SKT. Penso che sia una buona cosa mostrare fedeltà all’organizzazione che ti ha portato al successo.”
Prima che il match cominci, Faker è seduto dentro la cabina di vetro degli SKT, impegnato ad allenarsi con un compagno di squadra. Quando gioca a LoL, la mano di Faker che impugna il mouse si muove raramente, ma i tendini pulsano costantemente, come fossero corde di una chitarra. Uno dei suoi piedi si muove su e giù. Lo guardo con attenzione, cercando di capire cos’è che lo rende così bravo, cercando di connettere la presenza corporea che ho di fronte alla letale macchina assassina presente sullo schermo. Non intuisco nulla. Sembra un ragazzo normale, un ragazzo normale estremamente concentrato, che gioca ai videogiochi con un amico. Dopo un po’ lascia la cabina per farsi truccare.
All’inizio di ogni match, c’è una fase chiamata “draft” durante la quale ogni squadra elimina tre campioni e ne sceglie cinque. Visto che ogni personaggio ha un set di abilità unico, il “draft” è una parte importante della partita: Monte mi dice che almeno il 30% della possibilità di vittoria dipende dalla scelta dei campioni. Faker gioca bene un gran numero di personaggi, ma non ha mai perso un game giocando LeBlanc, un’assassina piuttosto ‘diva’. I GE l’hanno subito eliminata.
Gli SKT vincono facilmente la prima partita, ma la seconda dura di più, i team continuano a scambiarsi “cortesie” per circa 30 minuti. Ad un certo punto, uno dei GE cerca di saltare addosso a Faker da un punto nascosto. Quando Faker schiva l’attacco, la folla applaude. Vedendo un’occasione, il team GE ingaggia in 5 contro 4: gli SKT resistono per qualche secondo e Faker appare sullo schermo, distruggendo gli avversari. Gli SKT vincono la battaglia e, prima che i campioni dei GE possano rinascere, gli SKT distruggono il loro Nexus.
Game Over.
Dopo il match, una dei presentatori Coreani intervista Faker, che se ne sta seduto dritto su uno sgabello di fianco a lei, sembra che il suo make-up si stia sciogliendo sotto le luci. Gli chiede com’è essere il frontman degli SKT.
“Spero che potremo regalargli ancora più vittorie e prestigio.”
“Hai qualcosa da dire ai tuoi fan?” Chiede lei.
Lui lancia un’occhiata alla folla. “Nella seconda partita abbiamo fatto un sacco di errori, me ne rammarico.”
C’è un concetto in Corea chiamato mangshin, che può essere tradotto con “perdere la faccia” – portando vergogna alla comunità. “Se un team negli States sbaglia.” Mi dice Will “Chobra” Cho, un caster Coreano “Li critichi, ma comunque ne vai fiero. In Corea è tipo ‘Hai sbagliato? Bene, non pensare di tornare indietro.’” Per esempio, dice, dopo che il team Coreano ha perso la coppa mondiale FIFA nel 2014, i fan sono andati all’aeroporto a lanciare caramelle mou ai giocatori. (Lo vedono come un insulto.)
Alcune star di League of Legends hanno ammesso che, dopo aver lasciato la Corea, si sono sentiti sollevati. Uno dei migliori giocatori del mondo, Kim “Deft” Hyuk-kyu, ha lasciato i Samsung per entrare nel team cinese Edward Gaming, lo scorso anno. Deft dice che i fan cinesi sono meno critici. “In Corea i fan sono gong-gyuk.” Mi ha detto, usando una frase che significa “per attaccare.”
Nel 2012, un giocatore coreano di nome Jang “Woong” Gun-woong, guardò lo schermo alle sue spalle, cosa proibita in una partita professionale. Il suo team fu immediatamente punito ed i fan l’hanno distrutto, online. Un anno dopo si è ritirato, per poi scrivere qualcosa circa l’incidente su Reddit. “Sono stato criticato e trattato come un traditore della patria.” Scrisse. “Avevo 22 anni e non avevo assolutamente idea di quel che dovevo fare.” L’odio di internet fu talmente insopportabile da spingerlo a farsi ricoverare in un ospedale psichiatrico.
Woong, che ora ha 25 anni, vive coi suoi parenti a Mok-dong, a sud del fiume Han. Offrendomi una tazza di tè alla citronella, mi dice che ha lasciato il mondo del gaming per diverse ragioni. I fan, mi dice, erano veramente crudeli – ma pensa anche che le sue abilità fossero in declino. “Non mi piacciono molto i cambiamenti ed il gioco stava cambiando.” Provò a fare il coach dopo il ritiro, ma non funzionò, così tornò a casa per lavorare part-time con suo padre. Sta pianificando di fare richiesta per fare il militare. “Per molti giocatori professionali, il futuro non è roseo. È difficile costruire una carriera dopo il ritiro.”
Gli chiedo se gioca ancora a League of Legends per divertimento. “Non spesso.” Risponde. “Magari una volta ogni due giorni.”
Dall’annuncio del Mid-Season Invitational, a Maggio, il dibattito su chi gli SKT debbano mettere in roster -Faker o Easyhoon – è diventato una controversia enorme. Dopo aver battuto i GE nelle finali coreane, il team ha portato entrambi i giocatori a Tallahassee per l’MSI. Deft, la cui squadra ha vinto facilmente il campionato Cinese, dice ad un reporter di un sito della Riot che vede in Easyhoon una grande minaccia. “Faker è molto bravo a fare le giocate che cambiano il game.” Dice, “Ma il meta corrente non crea molti spiragli, per farlo.”
Il torneo si svolge alla Florida State’s basketball court, di fronte ad una folla di 4’000 persone. Le tribune sono piene di ragazzi e ragazze giovanissimi – tantissime ragazze! – e cosplayer che indossano costumi elaborati, simulacri in pvc e feltro dei loro Campioni favoriti. Quando noto un gruppo di ragazzi muscolosi stretti nelle loro canottiere e con cappelli di FSU, penso si siano persi – finché non mi rendo conto che uno di loro ha un cartello con scritto NERF IRELIA, una battuta iperspecifica circa un campione di LoL. Stanno tutti pompando e stirando i muscoli delle braccia.
Il grande paradosso degli eSports è che, se anche i match sono giocati online, la competizione è ancora relegata al mondo materiale. Se un giocatore americano cerca di accedere al server Coreano, per esempio, andrà incontro a ritardi e problemi. Visto che i team devono combattere su un territorio comune, i rivali stranieri si incontrano solo ai tornei internazionali.
Molti dei fan a Florida Tallahassee fanno il tifo per il team che rappresenta l’America, i Team SoloMid. Sono stati massacrati di botte. Gli SKT vanno dritti alle semifinali, dove affrontano una squadra europea, i Fnatic. Tutti sono convinti che i coreani vinceranno, ma i team se la combattono bene – ad un certo punto, Faker muore diverse volte. Ad un certo punto uno dei caster ipotizza che gli SKT dovrebbero sostituire Faker con Easyhoon – la folla ruggisce, d’accordo con lui. La notte successiva, quando i due team rimanenti entrano nello stage per disputare la finale – gli EDG in giacche di seta nera decorate da dragoni, gli SKT in blu navy e bianco – Faker è assente. Gli SKT hanno deciso di far giocare Easyhoon.
I coreani vincono il primo match, ma il secondo è una sofferenza; Deft fa diverse uccisioni. Gli SKT perdono il secondo ed il terzo match. Affrontando la sconfitta, il team si sposta nel backstage, seguito da una telecamera che manda le immagini allo studio. Quando i giocatori accerchiano il coach, kkOma, un morrmorio serpeggia fra la folla: Easyhoon non c’è. È stato sostituito. I fan si alzano in piedi, chiamando in coro il nome di Faker.
Quando entra nello stage, gli spalti esplodono in grida agitate.
Quando il match comincia, gli SKT giocano con un rinnovato obiettivo. Il team inizia a vincere i combattimenti ed a collezionare punti, crescendo in forza, con Faker che occupa il centro della mappa. “E’ un’aura differente, quella trasmessa dagli SKT.” Dice un annunciatore. Il team vince con facilità e la serie si sposta verso l’ultimo e quinto match, quello decisivo. Stavolta gli EDG fanno un errore: non eliminano LeBlanc.
Poco dopo si capisce chiaramente che non era un errore, ma una trappola. Gli EDG assemblano un roster pensato specificatamente per contrastare LeBlanc e, con Faker praticamente annullato, gli Edward Gaming cominciano a girare per la mappa in gruppo. Finalmente, dopo 37 minuti, il team cinese distrugge il Nexus degli SKT ed una voce tuona dagli altoparlanti: “Per la prima volta dacchè io ricordi, un Team coreano ha fallito.” Una pioggia di coriandoli argentati inonda lo stage e gli SKT spariscono.
Cercando Faker nel backstage, mi ritrovo a pensare ad una domanda che gli posi quando ero in Corea: cosa farai quando tutto questo finirà? In un paio di settimane l’avevo posta ad una dozzina di giocatori, e molti erano ammutoliti. Alcuni dissero che avrebbero fatto i militari. L’unica persona che rispose velocemente fu Faker, mi sorprese. “Voglio studiare.” Mi disse. Non parlò di una materia, ma so che gli piace la scienza. Ha apprezzato il film Interstellar. Mentre lo cerco, mi ricordo la sua risposta e mi chiedo se anche lui stia ricordando quell’occasione.
Lo vedo fuori, insieme al suo team, tutti allineati su un tappeto rosso di fronte ad uno sfondo cartaceo. Centinaia di fan si sono raccolti nella calda nottata, aspettando di farsi una foto con gli SKT. Vengono avanti, uno dopo l’altro, genuflettendosi di fronte a Dio. Ogni volta, lui si inchina e sorride di rimando.