Class action a Riot Games su molestie e discriminazioni
Lo scorso Novembre 2018 fu avviata una “class action” interna a Riot Games riguardante molestie sessuali e discriminazioni. Lo scandalo era partito con le dichiarazioni di un ex Rioter che si era licenziato proprio per questo motivo. Pochi mesi dopo, molti dei Rioter hanno iniziato a discutere di ciò e ad organizzarsi, con l’idea di porre fine alla situazione.
Oggi, Riot Games ha rilasciato la dichiarazione sull’accordo trovato, tra l’azienda e i suoi dipendenti (legali compresi).
Le parole del CEO di Riot Games
Ci è voluto quasi un anno, ma la class action ha avuto un risvolto positivo. Tra le parole più significative quelle del CEO di Riot Games: Nicolo Laurent, proprio riguardo l’esito:
“Siamo grati per ogni Rioter che si è fatto avanti con le sue preoccupazioni e che crede che questa risoluzione sia giusta per tutti i soggetti coinvolti. Con quest’accordo, stiamo onorando il nostro impegno nel trovare la miglior via per tutti i Rioter e Riot stessa. Durante l’anno passato, abbiamo fatto importanti progressi verso l’evoluzione della cultura e continuerà per raggiungere la meta della compagnia più inclusiva nel mondo dei videogiochi“.
Altri sono stati gli interventi sulla questione, i quali si sono concentrati proprio sul lavoro della maggior parte dei Rioter e sulla primo passo raggiunto.
Per leggere l’accordo per intero, lasiciamo il link qui, direttamente dal sito Riot Games.
Un piccolo passo, ma importante
Molto spesso ci soffermiamo a pensare agli esport come agli sport del futuro. Magari non nella pratica, ma sicuramente con gli ideali. Di fronte al computer, o per meglio dire dietro al computer, siamo tutti uguali. Tutte quelle differenze estetiche ed esterne, che sono alla base di discriminazioni, molestie e disuguaglianze, non possono che venir meno.
Quando la compagnia più importante negli esport fa un passo verso un’integrazione maggiore (rispetto al mondo in cui viviamo e che diamo per scontato), verso l’abbattimento di differenze che a gran voce sono richeste sui social e nelle piazze, forse stiamo andando nella direzione giusta.
Forse vuol dire che stiamo andando nella giusta direzione, sia globalmente, dando un’immagine al mondo intero di come oltre al “progresso sportivo” ci sia anche un progresso culturale. Sia nel particolare, cioè internamente alla community, la stessa Riot Games ponendo uno standard interno al luogo di lavoro ne pretende uno interno al gioco e ai giocatori.
Con questo non giustifichiamo le azioni denunciate dai Rioter precedenti alla class action, ma riteniamo comunque un ottima notizia su cui riflettere e discutere.