Storia delle carte: conosciamo meglio il Profeta Velen
Salute!.. Players della Locanda e ben ritrovati ad un altro appuntamento con la Storia delle carte di Hearthstone.
In questo episodio andremo a conoscere a fondo la storia di una delle carte che, seppur presente nella collezione di Hearthstone sin dagli albori del gioco, non è mai riuscita a trovare un suo posto stabile in quasi nessun archetipo di mazzo; tutto ciò contrasta con l’importanza che questo personaggio ha avuto nelle vicende che hanno caratterizzato il mondo di Azeroth, a tal punto da aver influito in maniera determinante su tutto lo scorrere degli eventi che oggi noi conosciamo; stiamo parlando del divino Profeta Velen, leader del popolo dei Draenei sin dalla loro fuga dal mondo di Argus, avvenuta ben 25,000 anni prima dell’invasione degli Orchi nel mondo di Azeroth.
Velen veniva riconosciuto dalla sua gente come “Il Profeta” in quanto dotato del dono delle visioni, grazie al quale, con l’aiuto della Luce Sacra (una forza misteriosa e benevola dell’universo), ha guidato il suo popolo durante la fuga e la successiva lotta contro la Legione Infuocata che aveva intrappolato i loro compagni Eredar.
Come già anticipato poc’anzi, Velen è il maggior esponente tra i Draenei (il cui nome sta a significare letteralmente “gli esiliati” nella loro lingua madre), nonché l’arcinemico di Kil’jaeden (un altro dei leader degli Eredar il quale di fatto era inizialmente il suo migliore amico, prima che fosse corrotto da Sargeras). Giocando un ruolo chiave nell’arrivo dei Draenei su Azeroth e constatando il grande valore dell’Alleanza, Velen ed i suoi seguaci decisero di unirsi a questa nobile fazione.
L’Alleanza, rinvigorita dall’apporto dei Draenei, in seguito aiutò questi ultimi nell’impresa di riconquista delle terre che appartenevano di fatto a loro e che la Legione Infuocata aveva indebitamente sottratto.
Ma adesso non portiamoci troppo avanti e, senza ulteriori indugi, passiamo a raccontarvi la sua incredibile Storia:
L’esilio da Argus
Circa 25,000 anni fa, il mondo di Argus assumeva tutte le sembianze di un paradiso grazie al popolo degli Eredar, che identificavano Argus come la loro casa.
Velen, riconosciuto e rispettato per la sua immensa saggezza, compassione e per i suoi sbalorditivi poteri magici, divenne presto il leader di Argus insieme ad Archimonde (che in seguito divenne il braccio destro del Titano decaduto Sargeras) e Kil’jaeden, con i quali condivideva un profondo rapporto di amicizia e affetto a tal punto da considerarli addirittura delle estensioni della sua stessa anima.
In particolare, Velen e Kil’jaeden erano molto vicini tra loro, volendosi bene e rispettandosi proprio come due fratelli di sangue.
Purtroppo, un giorno la pace degli Eredar andò in frantumi a causa di Sargeras, il Distruttore di Mondi, che non poté far a meno di notare tutti i risultati che gli Eredar avevano conseguito. Contrariamente a ciò che ci si potrebbe aspettare, invece di distruggere Argus, Sargeras apparve prima ai leader degli Eredar, presentandosi come un’entità benevola che voleva offrire loro la possibilità di trasformare il loro popolo in una razza ancora più potente, con l’unico obiettivo di unificare tutte le razze dell’universo.
In cambio gli Eredar avrebbero servito Sargeras come il loro Signore e padrone, diffondendo la sua unificazione dell’universo in ogni mondo con cui egli fosse entrato in contatto.
Due dei tre leader degli Eredar, Archimonde e Kil’jaeden, insieme a circa i due terzi della loro popolazione, decisero di accettare l’offerta di Sargeras. Solamente Velen, però, riuscì a capire i terribili orrori e nefandezze di cui si macchiavano Sargeras e la sua Legione Infuocata. Questo perché Velen, a differenza di Archimonde e Kil’jaeden, aveva ricevuto il dono delle visioni, che si dimostrò fondamentale per capire le vere intenzioni di Sargeras.
Difatti, l’utopia che Sargeras aveva promesso agli Eredar era solo una menzogna; egli non aveva nessuna intenzione di unificazione; l’unico intento di Sargeras era quello di radere al suolo interi mondi per svuotarli di qualunque essenza vitale. In questo scenario, gli Eredar non erano i portatori dell’illuminazione con i loro nuovi poteri, bensì sarebbero diventati delle entità malefiche devote alla distruzione dei mondi per la gloria della terribile Legione Infuocata capeggiata da Sargeras.
Inorridito da quanto aveva visto, Velen pregò per essere aiutato da una guida spirituale, che trovò nel Naaru di nome K’ure che lo istruí per radunare i suoi seguaci e condurli sulla montagna più alta di Argus durante il giorno più lungo dell’anno, nel tentativo di sfuggire dalla nuova Legione Infuocata che Sargeras aveva costituito con l’aiuto degli Eredar che avevano scelto di seguirlo. Da quel momento in poi, Kil’jaeden giurò di dare la caccia a Velen ed i suoi seguaci per annientarli, anche se ci sarebbero voluti migliaia di anni.
Fu così che la Legione si diede alla caccia sfrenata degli esiliati (i Draenei) setacciando tutto l’universo per migliaia di anni. Ogniqualvolta Kil’jaeden sembrava essere vicino a scovarli, però, il Naaru conferiva nuovi poteri a Velen per preservare la sua razza.
Dopo la nascita del figlio di Velen, Rakeesh, avvenuta 13,000 anni fa, Kil’jaeden rapí il giovane Draenei e fece credere a Velen che suo figlio fosse morto per poi crescerlo come esponente della Legione Infuocata.
Dopo millenni di continue fughe e nascondigli, Velen ed il suo popolo furono finalmente capaci di sfuggire definitivamente dalla Legione Infuocata rifugiandosi in un nuovo mondo che ribattezzarono Draenor (terra natale degli orchi, nonché ultimo rifugio dei Draenei prima del loro arrivo ad Azeroth).
L’ascesa dell’Orda
Non appena arrivarono nella loro nuova dimora a Draenor, i Draenei entrarono in contatto con i vari Clan degli Orchi, con i quali instaurarono un rapporto di commercio e scambio reciproco. I rapporti con gli Orchi, infatti, erano cordiali ma comunque piuttosto distaccati ed improntati sugli affari.
Mentre i Draenei si stabilirono e costruirono la città di Shattrath istituendola come loro capitale, Velen stabilí il suo rifugio privato nel Tempio di Karabor, situato sul versante Est delle terre del Clan Shadowmoon (il Clan di Orchi più potente sino alla distruzione del loro mondo e capeggiato dall’orco-sciamano Ner’zhul).
Mentre era in visita nella città di Telmor, situata nella foresta Terokkar (che prende il nome dal più grande Re della storia degli Arakkoa), Velen incontrò due orchi che in seguito giocheranno un ruolo fondamentale per il destino dell’Orda: stiamo parlando di Durotan (erede capotribú del Clan Frostwolf) ed il futuro Warchief Orgrim Martelfato; questi ultimi erano stati soccorsi a seguito di un attacco Ogre dal capitano delle guardie di Telmor, ovvero l’amico di Velen Restalaan.
La loro discussione, avvenuta durante la cena, toccò argomenti quali il retaggio degli Orchi e la profezia connessa al Martelfato, che Orgrim dovrebbe ricevere dopo la morte di suo padre e che, secondo la profezia, dopo essere passato per le mani dell’ultimo esponente del Clan Martelfato, sarebbe passato ad un non appartenente alla discendenza Roccianera, il quale avrebbe condotto gli Orchi alla salvezza (in realtà scopriremo in seguito che la profezia riguarda una nostra vecchia conoscenza, vale a dire Thrall).
Dopo diversi eoni dalla fuga dei Draenei da Argus, Kil’jaeden era ancora intento a dare la caccia a Velen ed I suoi seguaci, nonostante la frustrazione derivante dagli scarsi risultati. I suoi sottoposti, però, furono in grado di localizzare Draenor, riportando al loro comandante le condizioni dei Draenei e delle popolazioni che abitavano quel mondo. Kil’jaeden, quindi, decise di mettersi in contatto con l’anziano Sciamano Ner’zhul e lo informò che i Draenei stavano complottando contro di loro, traendolo in inganno.
Dopo poco tempo, i Draenei cominciarono a subire i primi attacchi da parte degli Orchi, che erano convinti che essi fossero i loro nemici. A quel punto Velen tentò di mediare inviando un emissario da Ner’zhul per capire il motivo che c’era dietro quegli improvvisi attacchi e per chiedere un incontro chiarificatore. Gli Orchi, però, uccisero l’emissario e fecero sapere che Ner’zhul non era interessato ad incontrare Velen, che successivamente fu catturato da Durotan insieme ai suoi seguaci. Nonostante tutto, alla fine Durotan scelse di lasciare liberi Velen, ma questo non fermò gli attacchi ai Draenei da parte degli Orchi, che si intensificarono sia come frequenza che come violenza.
La nuova Orda, ora guidata dall’apprendista di Ner’zhul, Gul’dan (che era diventato anche discepolo di Kil’jaeden nell’arte del Warlock), cominciò una serie di assalti volti a distruggere gli stabilimenti dei Draenei per compiacere il loro nuovo maestro. Durotan guidò l’assalto a Telmor con l’obiettivo di abbattere le difese Draenei. Anche io rifugio di Velen, situato nel Tempio di Karabor, fu preso d’assalto e contaminato dalla magia di Gul’dan e i suoi nuovi Warlocks, che lo ribattezzarono “Black Temple” e lo istituirono come quartier generale del Concilio dell’Ombra.
Unbroken
Successivamente all’aumento degli attacchi, insieme all’assalto finale che distrusse la città di Shattrath, Velen ed alcuni dei suoi seguaci si andarono a nascondere nelle paludi lungo il Mare Zangar (che a quanto pare sembra che sia dotato di volontà propria e che cerchi di conquistare le terre circostanti rilasciano migliaia di spore), stabilendosi a Telredor (una città situata in cima ad un fungo gigante) dove riuscirono a non farsi scoprire più né dagli Orchi né dai servitori di Kil’jaeden. Ad ogni modo Velen riuscì a rimanere in contatto con i campi Draenei circostanti.
Ad un certo punto, Velen ricevette una visione nella quale comparve il cosiddetto “The Broken” (anche detto Krokul nella lingua Draenei) che altro non è che una sotto-razza Draenei che vive nella Outland e mutato dopo essere stato esposto alle influenze degli orchi Warlock. Stando alla visione di Velen, il Broken sarebbe salito al potere per venire in soccorso dei suoi compagni. La visione, in seguito, prese le sembianze fisiche di Nobundo, che era un difensore Draenei e veggente degli sciamani Draenei.
Proprio come gli altri Broken, Nobundo aveva perso il contatto con la Luce, e quindi decise di partire alla volta dei deserti della Outland per meditare e pregare per una guida spirituale.
Dopo decadi di silenzio totale, finalmente una voce decise di rispondere alle sue preghiere. Non fu però la Luce a rispondere, bensì il Vento (uno degli Spiriti Elementali collegati allo sciamanismo). Il Vento gli parlò delle realtà che erano andate perdute e del potere degli Elementi con il loro delicato equilibrio. Nobundo ascoltò e apprese il più possibile e, non appena capí che i tempi erano maturi, lasciò il deserto per correre in soccorso della razza Draenei.
Nonostante ciò, molti Draenei accolsero l’arrivo del Broken con non poca diffidenza e pregiudizio. Solamente uno di loro diede fiducia al Broken: proprio il saggio Velen.
Nobundo visitò Telredor ma evitò di parlare ai Draenei dello sciamanismo; ad un certo punto, addirittura, Nobundo stava pensando di lasciar perdere l’impresa, ma le sagge parole di Velen lo convinsero a rimanere per far conoscere lo sciamanismo ai Draenei.
Anche se Velen aveva già sentito parlare della filosofia degli sciamani, Nobundo fu in grado di rivelare alcune verità sconosciute quali, ad esempio, il fatto che gli Elementi non siano soggetti al tempo e che viaggino attraverso i vari mondi per abitare ogni mondo con cui entrino in contatto. Con il giusto addestramento, Nobundo spiega come i Draenei sarebbero in grado di padroneggiare questa risorsa praticamente infinita di potere. In questa circostanza, Velen fu lieto nel constatare che la sua visione si stesse rivelando fedele a ciò che stava realmente accadendo.
Fuga dalla Outland
Velen e i rimanenti dei suoi seguaci restarono nascosti per decenni dopo che i Draenei furono massacrati dalla furia omicida dell’Orda indemoniata. In quel periodo, infatti, Draenor subì molti cambiamenti: il Dark Portal che conduceva al mondo di Azeroth fu aperto e gli orchi lo presero d’assalto con estrema violenza, anche se, dopo anni di sanguinose battaglie, alla fine vennero sconfitti.
Quando Ner’zhul, in un disperato tentativo di sfuggire dall’ira di Kil’jaeden, tentò di aprire i portali per gli altri mondi da conquistare per l’Orda, le incredibili energie profuse strapparono via Draenor.
Per poter prevenire la catastrofe che si stava per abbattere sul loro mondo, una spedizione dell’Alleanza, sotto il comando dell’arcimago Khadgar, sigillò il Dark Portal, tagliando fuori gli Orchi che erano già su Azeroth da quelli che stavano combattendo sui terreni della Hellfire Peninsula.
Trascorse più di un decennio prima che qualcuno attraversasse i portali per arrivare a Draenor (ora meglio conosciuta come Outland). Il mezzo Demone ed Elfo della Notte Illidan Grantempesta (nonché fratello di Malfurion), scortato dai Naga e gli Elfi del Sangue suoi alleati, trovarono rifugio da Kil’jaeden dopo che Illidan Grantempesta aveva fallito nel distruggere il Re dei Lich (che altri non è che lo spirito imprigionato di Ner’zhul che controlla la fazione di non-morti Scourge per riportarli su Azeroth).
Visto e considerato che gli Elfi del Sangue, sotto il comando del Principe Kael’thas Sunstrider (uno dei membri anziani del Kirin Tor), si stabilirono definitivamente nella fortezza interdimensionale Naaru di Tempest Keep, Velen decise che era il momento per radunare quello che rimaneva della sua gente per trovare ancora una volta un nuovo posto dove rifugiarsi.
Con l’aiuto del Broken, il Veggente Nobundo, Velen condusse una spedizione per arrivare ad Exodar (una città incantata dei Draenei) da dove avrebbero cercato di fuggire dalla Outland.
Gli Elfi del Sangue, una volta capite le intenzioni dei Draenei, sabotarono il “motore” interdimensionale di Exodar. Quando i Draenei cercarono di viaggiare tra i vari piani dimensionali, il reattore ebbe un malfunzionamento facendo sfrecciare la navetta (anch’essa chiamata Exodar) ed il suo equipaggio attraverso la Distorsione Fatua finché, un mese più tardi, non giunsero finalmente nel mondo di Azeroth. La Exodar danneggiata provocò un forte fragore nei cieli di Nord di Kalimdor, sino a che non si fermò su un piccolo arcipelago meglio conosciuto come le Isole di Azuremyst.
Dopo aver cominciato a sistemarsi in pianta stabile grazie anche a ciò che rimaneva della Exodar, Velen e la sua gente vollero esplorare il loro nuovo mondo, finendo per entrare in contatto con l’eroica Alleanza depositaria della Luce e che si sarebbe rivelata molto utile nella lotta contro la Legione Infuocata.
Un nuovo apprendista
Subito dopo il Cataclisma (che provocò terremoti, eruzioni vulcaniche e catastrofi che cambiarono persino il volto stesso del mondo di Azeroth), Velen viaggiò alla volta di Darnassus per incontrarsi con gli altri leader dell’Alleanza. Sorprendentemente non era tra gli invitati in quanto Tyrande Whisperwind suppose che i Draenei non fossero interessati a questo incontro dopo essersi dichiarati neutrali a seguito della sconfitta di Kil’jaeden.
Velen dissipò quella supposizione e dichiarò che i Draenei avevano tutte le intenzioni di collaborare e di essere d’aiuto per l’Alleanza in quanto avevano intenzione di rimanere su Azeroth molto a lungo.
Nonostante tutto, Velen fu trattato come un ospite d’onore. Persino Malfurion volle conoscere la sua opinione circa la minaccia imminente derivante dai Quel’dorei (letteralmente “figli di nobile nascita” nella lingua di Darnassus) che erano le classi alte delle antiche civiltà degli Elfi della Notte e che furono responsabili della Guerra degli Antichi per poi essere tramutati (per alcuni di essi) in Satiri e Naga.
Quando il Re Varian Wrynn giunse finalmente all’incontro con suo figlio Anduin, Velen mostrò sin da subito un certo interesse per il giovane Anduin. Fu solo dopo la rissa verbale tra i due re che l’attenzione di Tyrande e Malfurion fu catturata da Velen e Anduin intenti a parlare tra di loro riguardo la Luce; i due, poi, vennero interrotti quando le guardie personali del principe Anduin lo andarono a recuperare. In seguito, mentre il Profeta Velen stava meditando nei Giardini del Tempio (che sono il vero e proprio cuore di Darnassus), Anduin gli si avvicinò per riprendere il discorso sulla Luce da dove lo avevano interrotto.
Dopo aver origliato il litigio tra Malfurion e Varian, Anduin informò suo padre della decisione che aveva maturato di allontanarsi per allenarsi con il profeta Velen. Non appena il giovane principe rassicurò Velen della sua scelta, il Profeta si offrì di prendere Anduin sotto la sua ala protettiva per un certo periodo in quanto era convinto che egli avesse un grande avvenire con la Luce.
La lezione del Profeta
Dopo aver preso Anduin come suo allievo, a Velen sembrava di aver trovato la strada che avrebbe condotto il mondo alla sconfitta definitiva della Legione Infuocata, così incominciò a perdersi nelle sue visioni e negò ogni contatto umano eccetto che con il principe Anduin.
Il Profeta era estremamente focalizzato sulla lotta contro la Legione Infuocata a tal punto da perdere di vista quelle che, invece, erano le problematiche del presente. Infatti Anduin fece notare a Velen come i rifugiati dal Cataclisma fossero scontenti e chiedessero di interloquire con il Profeta.
Così, dopo una visione di una battaglia contro la Legione Infuocata, Velen realizzò come avesse perso di vista alcune tematiche fondamentali a tal punto da dover essere richiamato alla ragione da un giovane mortale. In seguito, quindi, decise di aiutare i rifugiati e di inviare i Draenei in giro per il mondo per aiutare a curare la terra di Azeroth.
Dopo la sconfitta di Alamorte, Velen continuò ad allenare il giovane Anduin, insegnandogli qualcosa di nuovo praticamente ogni giorno.
Attualmente, stando a quanto dice Maraad (un valoroso Paladino Draenei la cui sorella, tra l’altro, è la madre di Garona), Velen si trova a Nord di Pandaria, presumibilmente nella zona del Kun-Lai Summit, dove si dedica ad instaurare nuove amicizie ed apprendere sempre più nozioni.
Lo sapevi che..?
- Velen, durante una visita da Tyrande Whisperwind, fece notare alla Sacerdotessa come ci fossero tante somiglianze tra il Naaru ed Elune (la più grande divinità degli Elfi della Notte). Tyrande lo ringraziò per questa sua felice osservazione ma gli chiese cordialmente di trattenersi dall‘esternare questo genere di considerazioni in presenza degli appartenenti alla chiesa di Elune, una volta giunto a Darnassus.
- Velen non biasimò mai Garrosh per i crimini che il padre Grommash aveva commesso; ciononostante, egli rimase sempre sospettoso nei confronti del potenziale che l’Orda deteneva.
- L’acerrimo nemico Kil’jaeden era fermamente convinto che Velen fosse il più potente e saggio tra i tre leader Eredar ad Argus, come anche uno dei più inclini alla magia arcana e alla scienza. Infatti, Velen viene inserito tra gli sciamani nel TCG di World of Warcraft, nonostante non ci sia nessun elemento nella lore che indichi questa appartenenza. Questa scelta, forse, è stata compiuta per enfatizzare il fatto che i Draenei fossero la prima razza appartenente all’Alleanza ad avere degli sciamani tra loro.
- Velen viene descritto con dei brillanti occhi blu ed una carnagione candida di alabastro, così come appare nell’ Ascesa dell’Orda.
- Il nome “Velen” può essere correlato ad un personaggio della serie televisiva di fantascienza Babylon 5: Valen. Ci sono, in particolare, diversi dettagli che sono molto simili tra i due personaggi. Ad esempio, Valen appare a bordo di una navetta spaziale intento a vagare a vuoto nello spazio con l’intento di raggiungere ed aiutare i Minbari nella guerra contro le Ombre caotiche, un po’ come Velen ed i Draenei che riuscirono a raggiungere Azeroth dopo un lungo viaggio attraverso la Distorsione Fatua appena in tempo per aiutare l’Alleanza a combattere la Legione Infuocata. Entrambi sembrano di possedere il dono della profezia ed entrambi sono in contatto con un’entità superiore portatrice di luce (per Velen il Naaru e per Valen i Vorlons).
La carta
Velen è la leggendaria di classe del set Classico del Sacerdote; sebbene appartenga alla prima espansione del gioco, raramente questa carta ha visto molta diffusione nei diversi meta che si sono susseguiti negli oltre due anni di esistenza del gioco.
La carta in sé risulta bilanciata; infatti, al costo di 7 mana, otterremo un congruo body da 7-7 con un effetto che non si può negare che offra, in ogni caso, un ottimo potenziale a prescindere dal suo utilizzo; avremo la possibilità, difatti, di raddoppiare tutti i danni e le cure derivanti dalle nostre magie e dal nostro potere eroe sino a quando il Profeta Velen rimarrà sul nostro campo di battaglia.
Si potrebbe stilare un lungo elenco delle combinazioni di giocate devastanti che ci sarebbe possibile compiere grazie all’effetto di questa carta (immaginate il potere eroe potenziato dalla Giustiziera Cuorsincero in presenza di Velen o anche a Detonazione Mentale che sarebbe in grado di infliggere 10 danni al costo di 2 mana), ma il motivo principale per il suo scarso utilizzo può risiedere nel fatto che il Sacerdote, nel tempo, sia sempre stato in grado di occupare quel tipo di slot con delle carte più congeniali ed efficienti o forse perché lo stesso stile di gioco del Sacerdote (e probabilmente anche le carte rilasciate per la sua classe) abbiamo reso poco inclini i giocatori a trovare soluzioni alternative come i mazzi combo-burst, nel quale una carta del genere potrebbe risultare devastante.
Una cosa è certa: essendo una carta appartenente al set Classico, non ci risulta difficile immaginare come in futuro, probabilmente, questa carta possa trovare spazio magari, chissà, con un archetipo tutto nuovo per il Sacerdote e che riesca a valorizzare una carta che quasi sin da subito non è mai riuscita a trovare la giusta considerazione da parte dei players della Locanda nonostante un effetto in sé che apre a molteplici possibilità.
Augurandoci che questa guida sia stata in grado di appassionarvi, vi diamo appuntamento al prossimo episodio con la Storia delle carte di Hearthstone.
Fonte: http://wow.gamepedia.com/Velen