Il gioco mentale: superare se stessi per scalare la Ladder
Sul celebre sito ManaCrystal abbiamo trovato un interessantissimo articolo di Hearthstone che servirà, certamente, a scatenare una profonda discussione interna alla community circa la ladder e l’attitudine che i giocatori hanno nell’affrontarla.
Sperando che il tutto sia di vostro gradimento, vi lasciamo ora all’articolo interamente tradotto e vi auguriamo una buona lettura ed un buon divertimento!
Premessa: di cosa si tratta?
È in qualche modo un articolo diverso, che affronta svariati aspetti psicologici dell’approcciarsi in maniera competitiva ad un gioco. Il target di riferimento sono i giocatori della Ladder (no top legend/tornei).
Introduzione: Cos’è “il gioco mentale”?
Hai un obiettivo, un rank che vuoi raggiungere. Lo stesso vale per gli altri giocatori, giusto? Sbagliato.
La prima cosa che bisogna assimilare è che scalare la ladder non significa per forza competere: è una prova a tempo. I tuoi avversari non ti conoscono. Non li incontrerai mai di nuovo. Non si adatteranno al tuo stile di gioco, alla tua scelta del deck o alle tue tattiche. Le uniche cose che determineranno la tua percentuale di vittoria sono il tuo livello di abilità di gioco e la selezione dei mazzi. Gioca abbastanza bene per abbastanza tempo e otterrai il raggiungimento del tuo obiettivo.
Per quest’articolo, si presupporrà che non si stia usando un deck terribile, e che il giocatore abbia investito ore di gioco per imparare a usarlo al meglio. Ciò che rimane è superare gli ostacoli che lo separano dal raggiungimento dell’obiettivo prefisso. Questa è la parte che può essere definita “il gioco mentale”: superare i propri limiti di gioco per affrontare e competere al massimo delle proprie abilità.
Questo è quello che proverà ad insegnare quest’articolo.
Tilt
Il tilt è lo stato emozionale indotto da una sconfitta (o una serie di sconfitte) che viene percepito come ingiustizia. Questo può derivare dal deck appena affrontato (esempio calzante può essere Aggro Shaman, con il 4 mana 7/7), da una sensazione di sfortuna (la carta per la combo in fondo al mazzo), dalla fortuna dell’avversario (topdeck lethal) o addirittura da precise carte usate nel suo mazzo (com’è possibile mi sia capitato proprio l’unico tizio che gioca Cavaliere Nero?).
Indipendentemente dalla provenienza di questa sensazione, il tilt ti abbatte. L’universo è contro di te e, ciò che è peggio, è che quando le giocate vanno storte si sprofonda in un ciclo di sconfitte, indotte da un sentirsi inconsciamente deboli.
Evitare il tilt
Alla radice del tilt, c’è proprio la sensazione di ingiustizia. Per evitare quest’ultima si può iniziare notando e ammettendo attivamente i casi in cui si è stati fortunati: perdere per un lethal topdeckato al momento giusto può risultare meno amaro se si pensa che hai vinto allo stesso modo due partite fa, quando eri con le spalle al muro. Si provi a iniziare a notare tutte le situazioni in cui le cose sono filate fin troppo bene (Ascia Ardente al turno due, un abbinamento favorevole al proprio deck, ecc.). Non è infallibile, ma dovrebbe aiutare.
Un altro espediente può essere il cercare di ragionare su quanto davvero “unfair” quella situazione fosse.
Mettiamo caso ci si ritrovi a 4 di vita contro un Druid che topdecka Spazzata: se ci si ferma a pensare al fatto che in un mazzo di Malfurion ci possano essere una marea di carte (Druido dell’Unghia, Ragnaros, C’Thun) che avrebbero portato comunque alla sconfitta o carte utili a ciclare fino a quei 4 danni, questa può risultare meno struggente. Delle volte alcuni giocatori hanno bisogno davvero di “esattamente quella carta”, ma prova a domandarti “è davvero questo il caso?”.
Gestire il tilt
Se si è abbastanza fortunati da conservare il proprio rank dopo una sconfitta, questo può risultare semplice. In casi diversi di predominante frustrazione e struggente senso di rabbia, per evitare di cadere nel circolo vizioso della “loosing spree” si può arbitrariamente prendere in mano la situazione e decidere di distrarsi. Sarebbe utile una pausa di qualche minuto tra una partita persa e la prossima durante i quali fare qualcosa di completamente estraneo al gioco (alzarsi, bere un bicchiere d’acqua o restare a fissare una parete). Di solito questo aiuta a riacquistare abbastanza calma da decidere se si è ancora in grado di giocare e se si possiede la necessaria attenzione per farlo.
Ci si può prendere una grossa pausa dal gioco (un’ora o più) subito dopo essere stati sconfitti per 3 o 4 volte di seguito: se, nonostante il win rate del 70% del mazzo usato, ci si ritrova in una serie di sconfitte, presumibilmente non si sta affrontando il gioco in modo ottimale e, probabilmente, si è già in tilt.
Pensare negativamente
Altra situazione può essere quella di sentire che vada tutto storto (l’avversario ha sempre la curva perfetta e proprio le carte che gli servono!). Questa linea di pensiero può portare a scelte sbagliate di mulligan o all’essere troppo reattivo alle giocate avversarie, convinti del fatto che bisogni prepararsi al peggio ogni turno. La notizia buona è che questa è solo un’altra forma di emozioni negative che incombono sul tuo buon giudizio di giocatore, e che possono essere utilizzate le stesse identiche tecniche spiegate per affrontare il tilt.
La conferma ai pregiudizi
Non è nient’altro che la tendenza del nostro cervello a ricordare eventi utili a confermare la nostra convinzione attuale e a dimenticare quelli che invece la screditano. Per esempio, ora che il Warrior è stato classificato da Tempostorm in Tier 1, ogniqualvolta lo si incontrerà la propria capacità di giudizio della partita, delle giocate avversarie e delle nostre verrà minata dalla sensazione di giocare ad armi non-pari. Questo alla lunga porterà a rapportarsi al duello nella maniera descritta nel punto precedente, a scapito della propria percentuale di vittoria.
Una soluzione utile può essere quella di mantenersi continuamente aggiornati consultando statistiche di deck online, provare mazzi counter e di tenere traccia dei risultati in modo pragmatico, invece che affidarsi totalmente alla propria memoria e al ricordo delle sconfitte subite dal mazzo top tier di turno.
Avversione alla sconfitta
In poche parole, si tratta della paura di correre rischi temendo di perdere. La maggior parte dei giocatori preferisce evitare di scommettere anche su situazioni in cui la probabilità di prevalere è quasi massima.
In Hearthstone questo significa arrivare ad adottare linee di gioco più difensive/offensive perdendo di vista la natura del mazzo e culminando in una lenta sconfitta.
Il modo più semplice per evitare che ciò accada è rapportarsi in maniera pragmatica e razionale al match, domandandosi il perché in quel momento si stia andando face invece che pulire la board o perché ti sembri importante tradeare in questo turno piuttosto che quello successivo.
Può essere altrettanto producente osservare altri giocatori, magari professionisti, e studiarne le tattiche: osservare quando e come rischiare può aiutare nelle proprie partite a valutare le percentuali di successo o disfatta e quindi quando sia “value” scommettere su una determinata mossa.
Pilota automatico
I nostri cervelli sono essenzialmente costituiti da due sistemi: uno più impreciso e veloce e l’altro più lento ma accurato. Quello veloce si impegna nella risoluzione dei problemi in modo rapido, senza realmente riflettere su questi: in Hearthstone questo si traduce nel fare le cose più scontate, come tradeare in maniera corretta o usare il coin per giocare una carta da due mana al turno 1.
Questo non per forza è una cosa negativa, ma bisogna tenere presente che non sempre si migliorerà adottando la prima mossa che appare conveniente. Se non si è soddisfatti del proprio win rate, si dovrebbe dedicare più tempo al ragionamento, magari facendo durare un turno più a lungo, ma a beneficio dell’elaborazione di strategie migliori. Questo vi forzerà nell’utilizzo della parte più calcolatrice del vostro cervello, che alle lunghe porterà sicuramente risultati migliori dell’altra più impulsiva.
Inoltre ritorna l’importanza delle pause: farne di regolari assicurerà al giocatore più energia e maggiore concentrazione in-game.
Paraocchi
Questo è un tipo di “pilota automatico” in cui si perde la visione completa del match a scapito di ragionamenti o ipotesi fuorvianti. Per esempio, si sta giocando contro un deck aggro e si prova in tutti i modi a stabilizzare il gioco. Passa l’intero turno tra il decidere come tradeare e quale carta giocare, per poi accorgersi troppo tardi della possibilità di poter chiudere face per lethal.
La miglior chance di un giocatore di non imbattersi in situazioni analoghe è quella di chiedersi sempre “ho lethal? Se passo il turno il mio avversario ha lethal?” ecc. e di regolarsi di conseguenza.
Ansia da Ladder
Si tratta di mancanza di voglia di giocare, di frequente riscontro dopo un successo ottenuto. Magari si è appena arrivati al rank più alto mai ottenuto e non si vuole giocare per rischiare di scendere, o ti senti sfortunato e hai paura di interrompere una win streak: qualunque sia la motivazione, se non avete raggiunto il vostro obiettivo, questo può risultare dannoso per la sua realizzazione.
Può essere considerata come un tilt al contrario e invece di sentirsi sfortunati ci si inizia a sentire come se il successo fosse arrivato per caso o per fortuna. Per rassicurare sé stessi si può ragionare sul fatto che vincere più match consecutivamente non può essere una coincidenza, o ricordare l’obiettivo prepostosi.
Più concretamente si può pianificare un numero massimo di game da fare per sessione: giocare un tot fisso di partite considerando di fermarsi solo dopo aver finito può aiutare a rendere il tutto una routine, che compensa la tendenza a fermarsi una volta in vantaggio.
Conclusioni
I nostri cervelli non sono stati progettati per riprodurre Hearthstone o qualsiasi altro gioco competitivo e molti dei nostri tratti di sopravvivenza possono essere controproducenti per essi. Si spera che qualcuno si sia riconosciuto in uno dei punti sopra elencati e che i consigli descritti siano stati utili ai propri fini. Sentitevi liberi di offrire eventuali altre osservazioni o suggerimenti nei commenti, intanto grazie per aver letto e per l’attenzione e il tempo dedicato a quest’articolo.