CEO Riot sulle decisioni Blizz: “no alla politica in stream; ma non so come ci saremmo comportati”
Riot Games sta festeggiando in questo periodo il decimo anniversario di League of Legends, finendo sotto i riflettori grazie alle tante novità che ha svelato. Tra nuovi giochi in arrivo e miglioramenti a quelli già usciti, c’è tanto di cui parlare.
Il CEO della Riot, Nicolo Laurent ha rilasciato una dichiarazione in merito agli avvenimenti che hanno visto coinvolta la Blizzard, finita sotto il mirino delle persone per gli avvenimenti che hanno portato alla squalifica di Ching “Blitzchung” Ng Wai.
Nicolo Laurent ha deciso di non prendere una posizione e si è limitato a dire che anche la Riot pensa che alcuni temi sensibili debbano rimanere fuori dal mondo dei videogiochi competitivi, perlomeno quando l’evento in diretta è lanciato da una casa produttrice.
Di seguito potete trovare la dichiarazione tradotta del CEO di Riot Games:
“È difficile per me giudicarli perché non ho tutti i dettagli per farlo. Sapete, anche noi ci siamo trovati spesso a fare i conti con questo tipo di esposizione mediatica in cui la gente ti giudica senza avere una corretta visione d’insieme. Non sarebbe giusto. Ciò che posso dirvi è che, in vesti di sviluppatori di videogiochi, quando lanciamo un streaming esportivo, vogliamo che i giochi siano il focus principale. Questo non significa che non si possa parlare di altro ma ci sono alcuni argomenti che preferiremmo rimanessero lontani dalle telecamere come, ad esempio, temi politici particolarmente sensibili. Non credo che vorreste sentire un americano che discute dell’impeachment di Trump durante una live di un videogioco o un giocatore russo che parla di Putin. Non posso dire con certezza come avremmo reagito noi, al posto di Blizzard, non ho gli elementi per poterlo prevedere”
Cosa ne pensate di queste parole di Riot? Avreste preferito che prendesse una posizione più definita?
Secondo voi è condivisibile l’idea per la quale la politica debba restare fuori dalle trasmissioni esportive, o vi è il bisogno di avere persone che diventino “More than a gamer”?
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