“Visto che non riesco a distruggerla la diffamo”. Ecco come Meta ha pagato per spalare fango su Tik Tok
Benvenuti gentili lettori, il mio nome è Victor, e oggi voglio parlarvi di come Meta ha pagato per spalare fango su Tik Tok. L’azienda che detiene Facebook, Instagram e Whatsapp ha assunto Targeted Victory, una delle più grandi società di consulenza repubblicane, al fine di orchestrare una campagna all’interno degli Stati Uniti per rivoltare l’opinione pubblica contro l’App cinese.
Il tutto è stato scoperto dal Washington Post, il quale ha pubblicato un articolo il 30 marzo dopo aver ottenuto, in via esclusiva, delle email tra Meta e Targeted Victory. Quest’ultima è specializzata in campagne di pressione politica, ed è una delle più grandi società di consulenza repubblicane negli USA. Se volete leggere l’articolo original cliccate qui.
Quindi come questa azienda ha provato ad influenzare l’opinione pubblica? Semplice: cercando di spaventare i genitori, i quali hanno una grande influenza sui propri figli. Targeted Victory ha raggiunto giornali e politici locali, per parlare dei pericoli in cui potrebbero cacciarsi i giovani che utilizzano TikTok.
Si è discusso, per esempio, di challenge pericolose, come la Devious Lick o la Slap a Teacher challenge. La prima consisterebbe nel distruggere o vandalizzare le proprietà scolastiche, mentre la seconda nello schiaffeggiamento degli insegnanti.
Tutto ciò serviva a dire “Avete visto famiglie cosa i giovani fanno su Tik Tok?”. Peccato che alcune quelle challenge non erano nate su Tik Tok ma sulle piattaforme di Meta, venendo invece fatte passare come problemi della concorrente. Altre invece erano totalmente inventate, e sapete quando hanno iniziato ad esistere? Quando i comitati di genitori hanno iniziato a pubblicizzarla. Questa cosa era successa anche da noi per la Blue Whale.
Questa campagna però ha avuto effetti reali sul territorio. Partendo da inchieste ed arrivando ad azioni di diversi tribunali che volevano fare chiarezza su quanto dannosa fosse l’influenza di Tik Tok sugli adolescenti statunitensi.
Ovviamente il tutto era dettato da 2 grandi motivazioni. La prima era che, come riporta il Washington Post, “gli adolescenti trascorrevano 2-3 volte più tempo su TikTok rispetto a Instagram e che la popolarità di Facebook tra i giovani era crollata.”. Meta voleva quindi diffamare l’azienda avversaria e riportare gli utenti persi sulla sue piattaforme.
La seconda è che bisognava distogliere l’attenzione mediatica da Meta che si è vista più volte al centro di numerosi scandali, come quello di Cambridge Analytica che ha suscitato indignazione globale per le regole sulla privacy di Facebook. Il messaggio che doveva passare quindi era “Noi siamo solo il capro espiatorio, ma, il vero problema è Tik Tok”.
Il tutto è stato ovviamente accompagnato da campagne che elogiavano Meta su giornali, programmi radiofonici e trasmissioni televisive.
Tra l’altro non è nemmeno la prima volta che il colosso statunitense fa una roba del genere. Nel 2018 aveva finanziato una compagnia simile tramite un’azienda il cui nome è Definers Public Affairs. Il tutto per danneggiare altri big del settore tecnologico, come Apple e Google, oltre che per spingere via la cattiva pubblicità portatale addosso da Cambridge Analytica.
Ma perché Meta ha pagato per spalare fango su Tik Tok? Perché il social cinese è cresciuto lontano dagli USA e troppo in fretta. In questa situazione il colosso non è riuscita a comprarla o distruggerla in tempo, come invece era stato per Instagram e WhatsApp. L’unica via che quindi è riuscita a trovare è stata quella di diffamarla.
Questo ci obbliga a vedere il gigantesco problema del settore digitale che è dominato da pochissime aziende, le quali spendono in campagne diffamatorie più di quanto molti stati facciano nelle proprie campagne elettorali. Ci troviamo quindi di fronte a un enorme problema che può essere risolto solo dall’intervento delle nazioni, in particolare Stati Uniti ed Unione Europea.
Gli stati sopracitati devono impedire che le aziende diventino troppo grosse in un settore portandolo all’oligopolio. Il tutto potrebbe essere facilmente risolto con politiche antitrust adeguate e spacchettando le aziende troppo grosse e influenti, come, appunto Meta.