Via libera del Parlamento EU per la riforma sul Copyright
Premessa: ringrazio il mio collega Marco Anthrax Farinaro e gli altri membri dello staff con cui ho avuto modo di confrontarmi per la realizzazione di questo articolo.
Con 348 voti a favore, 274 contrari e 36 astenuti il Parlamento Europeo ha ufficialmente approvato la direttiva che riforma il Copyright e con esso tutte le nuove regole che andranno seguite per tutelare il Diritto d’Autore.
L’esito della votazione è stato incerto fino all’ultimo istante e l’opposizione alla riforma, appoggiata anche da alcuni colossi del web, è stata trasversale, diffusa e radicalizzata in tutta Europa, andando anche ad esprimere vere e proprie manifestazioni di dissenso in alcune delle più importanti città del Vecchio Continente.
Tra i big contrari all’approvazione vi è anche Wikipedia, che si è fatta portatrice di una campagna molto dura e che ha oscurato le sue pagine in segno di protesta e di sensibilizzazione al tema della votazione verso i suoi utenti.
Tra i maggiori antagonisti di questa riforma, l’europarlamentare Julia Reda:
Il motivo della contrarietà di molti a questa ratifica è da ricondurre al fatto che, potenzialmente, queste norme possano limitare ed incatenare la libertà di Internet, caratteristica alla base, fin dagli anni ’90, dell’incredibile successo del mezzo World Wide Web.
Imbrigliare con delle norme scritte male, in modo poco chiaro e in quasi contraddizione tra loro la questione del copyright e la gestione dei contenuti via web è pericoloso, e non rappresenta certamente la strada da percorrere.
I due articoli più criticati e discussi sono stati sicuramente l’11 ed il 13 (ora diventati il 15 ed il 18, ndr) per i quali:
- Articolo 15 (ex 11): Viene data la possibilità facoltativa agli editori di stampa di negoziare accordi con le piattaforme per farsi pagare l’utilizzo dei loro contenuti (riconoscimento dei diritti connessi). Gli snippet brevi – le parole che descrivono un articolo – non sono protetti. I link restano liberi e gratuiti. Gli introiti dovranno essere condivisi con i giornalisti.
- Articolo 17 (ex 13): Viene riconosciuto il diritto a colmare il divario tra i ricavi che le grandi piattaforme commerciali fanno diffondendo contenuti protetti da copyright e la remunerazione agli autori o detentori dei diritti. Gli utenti non rischiano più sanzioni per aver caricato online materiale protetto da copyright non autorizzato ma la responsabilità sarà delle grandi piattaforme (come YouTube o Facebook), mentre le piccole sono esentate e le medie hanno obblighi ridotti. Non ci sono obblighi di filtri ex-ante, e l’obbligo di meccanismi rapidi di reclamo, gestiti da persone e non da algoritmi, per presentare ricorso contro un’ingiusta eliminazione di un contenuto.
Fonte: Ansa
Perchè (per fortuna) non cambierà nulla dall’oggi al domani?
La riforma sul Copyright approvata dal Parlamento Europeo assume la forma giuridica di Direttiva, una fonte del diritto Europeo che, a differenza dei regolamenti, si caratterizza per il fatto che non è direttamente applicabile nell’ordinamento giuridico dei paesi Membri.
Ciò significa che l’Italia dovrà recepire questa direttiva e creare tutto l’apparato normativo idoneo a seguire le finalità indicate dall’Unione Europea. La forma e le modalità saranno, invece, a discrezione dell’Italia.
L’approvazione di questa riforma non vuole significare però che cambierà qualcosa in tempi brevi…anzi.
Proprio perché i singoli paesi dell’Unione Europea dovranno ora “legiferare” all’interno del proprio ordinamento giuridico per adattare le nuove disposizioni europee ed è altamente improbabile che questa cosa avvenga entro poco in Italia.
Il perché è da ricondurre all’attuale situazione politica che c’è nel nostro paese; uno dei due partiti al governo ha da sempre manifestato la sua più totale contrarietà alla riforma, ed è quindi molto difficile che la cosa venga discussa ora o comunque prima che la situazione si stabilizzi (ammesso che si stabilizzi e comunque non prima proprio delle elezioni europee che si terranno fra poco).
Il fronte del “No” ha quindi ancora tempo per portare le proprie istanze politiche più sul locale, spostando la “battaglia” politica dal parlamento europeo a quelli dei vari stati nazione.
Una cosa che però viene pesantemente richiesta dal fronte del “si” è una migliore regolamentazione del web, un avanzamento a livello legislativo che possa aggiornare leggi, decreti e disposizioni dello stato a quella che è l’attuale realtà del web, al momento priva di alcuna disciplina.
Tra i promotori del “Si” vi sono sicuramente la Federazione italiana editori giornali (Fieg) e la Fimi, federazione delle major discografiche, che hanno in più occasioni manifestato il loro supporto all’approvazione della riforma, spiegando come la condivisione dei loro contenuti meriti una maggiore considerazione ed una limitazione in chi ne sfrutterebbe i contenuti senza consenso.