Italia ed eSports: un rapporto che per molti versi fatica ancora a decollare
Fonte immagine copertina: PG Esports
Il volersi chiudere ad ogni tipo d’innovazione, è una brutta abitudine che spesso riguarda anche la società italiana. Ma, quando si parla di Esports, la situazione rischia anche di peggiorare e di molto. Nel nostro paese capita infatti spesso di imbattersi in discussioni accesissime e molto dure nei confronti dei videogiochi ed anche nei confronti di tutto ciò che li riguarda.
Questo astio è in parte dovuto alla convinzione, per altro smentita più volte dagli organi scientifici, che i giochi elettronici siano causa di disturbi mentali e comportamentali. Cerchiamo di capire, nel dettaglio, perché queste cose succedono nonostante l’Italia sia una fucina di talenti Esportivi.
I videogiochi fanno male alla salute ed alla cultura
Una parte neanche troppo piccola, purtroppo, della popolazione italiana, crede che i videogames siano dannosi. Nonostante questa credenza sia stata smentita ormai da anni, anche da tanti organi scientifici, nella testa di molte persone è rimasta più che radicata. Basti pensare alle ultime dichiarazioni dell’ex ministro Carlo Calenda. Abbiamo già dedicato un articolo in merito a questo, perciò non ci dilungheremo ulteriormente.
E’ comunque incredibile vedere una personalità così importante della scena politica italiana, ancora vittima di queste convinzioni medioevali. E’ chiaro che l’abuso dei videogiochi crea delle problematiche, specialmente nei bambini. Come in tutte le cose, bisogna saper sfruttare gli effetti positivi e cercare di evitare quelli negativi tramite un utilizzo consapevole e soprattutto compatibile con gli altri aspetti della vita come: la lettura, lo sport e la socializzazione.
L’accanimento dei media non specializzati
A fomentare, ancora di più, la credenza per la quale i videogiochi sono la causa di molti mali ci pensano anche i vari TG ed i giornali. Ogni qual volta viene commesso un delitto od un qualsiasi crimine da un giovane (o giovanissimo), la colpa viene data sempre più spesso ai videogames. Indubbiamente questo accanimento non è fondato su delle motivazioni, ma semplicemente, i giochi elettronici fanno notizia ed attirano le masse.
Se non c’è sforzo fisico non è uno sport
Questo è uno dei punti più difficili da affrontare. Infatti nel 2017, il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) ha iniziato a valutare l’inserimento degli Esports alle Olimpiadi, scatenando un vero e proprio putiferio mediatico. In moltissimi, dai normali cittadini agli atleti olimpionici italiani, si sono sentiti in dovere di smontare questa proposta del CIO. Emblematiche in questo senso, furono le frasi di Federica Pellegrini che disse che i videogiochi non erano minimamente accostabili agli sport tradizionali in quanto “lo sport è fatica”. A far eco alle parole della Pellegrini, ci pensò anche l’attuale presidente del CONI: Giovanni Malagò. Infatti il Presidente pensò bene di bollare, forse con troppa velocità, gli Esports alle Olimpiadi come una “barzelletta”, non degni di entrare a far parte del circuito Olimpico.
Gli eSports non sono un lavoro
Chi di voi non ha mai sognato di guadagnare giocando? Tutti ci abbiamo pensato, almeno una volta. Lo sviluppo dei circuiti competitivi ha favorito la nascita di un mercato mondiale florido e ricchissimo. Nonostante la partenza sia stata lenta, ad oggi gli eSports fanno registrare numeri da record. L’Italia, come purtroppo spesso accade quando in ballo ci sono delle vere e proprie “Rivoluzioni”, è rimasta anche questa volta leggermente in disparte. Infatti nel nostro paese gli investimenti e le normative che favoriscano un migliore sviluppo degli eSports fanno ancora fatica a prendere piede e chi lavora dentro al settore lo fa dovendo affrontare una grande moltitudine di problemi e di difficoltà che altrimenti non esisterebbero.
Ma perché succede?
Questo è dovuto anche al fatto che nessuno (o quasi) crede ormai che sia possibile vivere di videogiochi. Questa convinzione è spesso radicata anche in alcune persone che vivono gli eSports solamente come un passatempo senza sbocchi. E’ chiaro, non stiamo dicendo che tutti possono lavorare in questo campo, ma è comunque un’opportunità concreta che non deve essere scartata a priori.
Cosa c’è di buono in Italia?
Il nostro paese è una fucina di talenti: pensiamo a fenomeni come IcePrinsipe, Jiizuke e Reynor.
Dobbiamo dire che certamente qualcosa sul fronte Esports si sta finalmente muovendo. Infatti il 28 Marzo 2018, allo Stadio Olimpico di Roma, si è tenuta la prima riunione sugli sport elettronici promossa dal CONI.
Abbiamo detto in precedenza, che il presidente Malagò non era entusiasta per l’ingresso degli eSports nel circuito Olimpico. Ma cosa lo ha fatto ricredere?
Le motivazioni
Indubbiamente il lavoro di tutte le varie realtà della nostra scena, piccole medie o grandi che siano, ha influito non poco su questo cambio di rotta. Anche i guadagni del mercato hanno finalmente fatto aprire gli occhi alle istituzioni troppe volte cieche, ed hanno fatto capire che l’Italia non può e non deve restare fuori da questo settore in rapido sviluppo. Possiamo dire che si sono gettate le basi per un futuro, ancora c’è tanta strada da fare però.
Le nuove prospettive
Come abbiamo visto, queste convinzioni radicate minano alla base lo sviluppo degli eSports, ma con un lavoro profondo da parte delle istituzioni e di tutti gli attori protagonisti del settore (dai Teams ai giocatori, dagli Enti di Promozione Sportiva agli organizzatori) i videogiochi riusciranno a ritagliarsi la loro parte anche in un paese come il nostro. Questo settore sta vedendo una crescita disarmante. Non si può girare la testa dall’altra parte davanti a questi cambiamenti, ma bisogna inserirsi in questo mercato ed aiutarne la crescita. Speriamo che in futuro, tutti i nostri talenti saranno adeguatamente valorizzati e che potranno portare in alto la bandiera Italiana.