Bocchi sconfigge Ally su Smash Bros: vergognoso il trattamento riservatole dai tifosi!
Gli esports in questi ultimi anni hanno saputo regalarci momenti molto preziosi, alcuni dei quali hanno potuto sancire, con una forza inaudita, quelle che sono le principali caratteristiche del nostro movimento, i suoi punti di forza e le sue principali peculiarità rispetto sia agli sport tradizionali, sia al “normale” mondo dei videogiochi (si, dal mio punto di vista esports e “mondo dei videogame” non vanno visti come la stessa cosa, quanto piuttosto come due facce della stessa medaglia).
Le competizioni su videogiochi hanno dimostrato, in più occasioni, di non soffrire di alcune specifiche “barriere” che sono invece da sempre state categoriche ed insormontabili nelle normali discipline sportive.
Che piaccia (agli umani del 2019) o no (ai cavernicoli, amici degli altri cavernicoli di cui abbiamo parlato guarda caso ieri), gli esports puntano dritto verso l’abbattimento di ogni differenza di genere e qualsiasi tipo di categorizzazione (qualcuno ci ha provato in questi anni, fallendo miseramente – per fortuna, aggiungo io) appare ingiustificata, dannosa, un’idea attaccata a logiche del passato che oggi, sicuramente negli sport elettronici, non può e non deve sussistere.
Accade quindi che una ragazzina di 15 anni, una giocatrice non professionista di Smash Bros, sconfigga in diretta streaming e davanti a centinaia di spettatori un super pro della scena del picchiaduro di Nintendo.
La sfida è sembrata quasi un remake in chiave Smash Bros di “Davide contro Golia“, con il professionista Ally dato per vincente al 101% contro la ragazzina sconosciuta, e quando Bocchi, questo il nome della giocatrice in questione, mostrava a tutti l’eroe scelto per la sfida (Isabelle, di certo non il personaggio più forte tra quelli presenti nel pool) quelle potenziali percentuali di vittoria non hanno fatto che alzarsi ulteriormente in favore di Ally.
Smash trolls bullied a 15 year old so much that she feels forced to shut down her social media, change her tag, and outright quit because she beat Ally at a weekly. Cowards. https://t.co/MlXlSqZ80v
— SN | BobbyWasabi (@BobbyWasabiSN) July 3, 2019
Ma gli esports sono meravigliosi, e Bocchi ha regalato a tutti una vittoria insperata ma meritatissima, una vera e propria storia su cui scrivere magari una sceneggiatura, la “sconosciuta” che POWNA il professionista pagato per stare li: il finale è stato un tripudio, con la ragazza che è letteralmente saltata sul pubblico e sulla sua crew, per festeggiare la vittoria che avrebbe dovuto rilanciarla a livello mondiale, come nuova protagonista della scena (pensate che Ally è considerato come uno dei migliori giocatori del mondo).
Dopo la vittoria però, alcuni di quelli che hanno scelto di seguire la scena esports, hanno dimostrato di essere lontani anni luce dal progresso del settore, dando prova di una violenza che, personalmente, trovo pericolosa ed inaccettabile.
Poco dopo il termine del torneo, Bocchi è infatti stata letteralmente inondata di insulti personali da parte di alcuni “cavernicoli”, molti dei quali addirittura tifosi e follower di Ally, l’avversario sconfitto da Bocchi.
Il video della finale
La portata e l’intensità degli insulti ha profondamente mortificato la giocatrice, che è infatti giunta fino al punto di commentare “ho bisogno di una pausa dal gioco e dagli streaming, questa situazione e gli insulti che mi sono stati comunicati mi ha stressato e fatto molto male”. In questo pazzo mondo quindi, vincere un torneo in qualità di outsider può anche voler dire aprire le porte dell’inferno mediatico per una persona, perché donna (e quindicenne, fattore che per i cavernicoli siamo sicuri essere molto importante, pensate un po’).
Bocchi è una quindicenne che ha sconfitto un professionista, dimostrando di avere talento da vendere e di potersela nuovamente giocare contro i migliori. Non è importante quale sia il sesso, la razza o le preferenze della persona, è unicamente importante che in una sfida a due, base ed essenza dello sport, le abilità del non esperto siano state più efficaci e determinanti di quelle del professionista e tanto basta per dare a Bocchi i meriti che le appartengono.
Gli esports non potranno mai svincolarsi completamente dalle logiche arcaiche, brutali e dannose (per il genere umano, non solo per il settore dei videogiochi competitivi) di cui la società è permeata.
Chi segue gli esports, specialmente se fin dai primi tempi, ha però il sacrosanto dovere di preservare e difendere, il più a lungo possibile, il fatto che nel nostro mondo non vi siano quelle barriere che invece troviamo nel resto della società.
Non sarà affatto facile e scontato, ma tutti dovranno dare il proprio piccolo contributo, dalla minima discussione in una community fino a situazioni più “mediatiche” ed esposte come questa.
Vincere non può e non deve essere fonte di stress o di accanimento mediatico, quanto meno non deve mai esserlo per ragioni che non siano direttamente ed unicamente collegate alla semplice performance competitiva.
Un approfondimento video sulla questione
Powned è sempre stata in prima linea contro qualsiasi genere di categorizzazione degli esports, ed è ormai dal lontano 2014 che portiamo avanti questa nostra mission e continueremo a farlo, con ancor più forza e determinazione rispetto al passato, in ogni luogo/evento o articolo a noi collegato.
Speriamo di sentire nuovamente parlare di questa giocatrice, ora magari impegnata a discutere per un nuovo contratto con uno dei tanti team impegnati nella scena di Smash Bros, che hanno assistito alla clamorosa prova di questa fuoriclasse e della sua Isabelle.