Casual, PRO e Hardcore Gamer: differenze e significati delle varie tipologie di giocatori
Alla luce delle polemiche che si sono sviluppate in questi ultimi giorni riguardo al significato della parola “casual gamer“, abbiamo deciso di affrontare l’argomento con un approfondimento speciale che speriamo possa servire per fare un po’ di chiarezza sulla materia.
Ogni videogiocatore che si rispetti rientra, suo malgrado, in una precisa categoria di “player“, ed oggi andremo a vedere quelle che sono le “tipologie” e le differenze che le contraddistinguono…
Per prima cosa è bene fare una premessa: l’essere racchiusi in una o nell’altra categoria non cambia solamente in base alla propria skill/abilità, perchè un’altra componente fondamentale per la distinzione tra queste varie categorie è il “tempo”, ovvero il numero di ore che quotidianamente vengono dedicate da quel dato giocatore su un titolo (a prescindere dal fatto che questo sia un MMO, uno sparatutto o un Moba, ndr).
I Pro, i semipro e gli Hardcore gamer
La prima categoria di cui vogliamo parlarvi è quella dei “PRO“, parola che serve ad indicare i giocatori professionisti. In passato con il termine PRO si poteva anche indicare in modo generico un giocatore molto forte, ma con l’ascesa della scena esportiva e con lo sviluppo che c’è stato negli ultimi anni il significato della parola “PRO” ha assunto un senso ancor più specifico.
Il PRO Player è il professionista, colui quindi che gioca ad un titolo perchè pagato per farlo. Il PRO è 99 volte su 100 sotto contratto con un team esports o con un’azienda che ne cura l’immagine e gli procura i contratti, è un giocatore che vive la sua attività sui videogiochi come qualsiasi altro sportivo del mondo.
Il Pro player si allena, gioca costantemente con il fine di migliorare la sua abilità, ed ha come unico obiettivo quello di performare al meglio nei tornei ufficiali. Il Pro Player è quindi sempre estremamente forte e skillato, e dedica tutto il tempo a sua disposizione in questa attività, come fa qualsiasi altro lavoratore sotto contratto. Un esempio di PRO Player sono i giocatori della Call of Duty League, quelli che partecipano ai tornei continentali di LOL…in Italia il fortissimo Reynor è il più importante esempio di PRO Player, ma pensiamo anche ad altri mostri sacri del nostro movimento come Jiizuke o al pilota della Ferrari Tonzilla.
Subito “dopo” i PRO Player vi sono gli hardcore gamer (o semi-professionisti), giocatori molto abili ed esperti di un dato titolo, che dedicano tantissimo del loro tempo a giocare. La differenza con la prima categoria, è che l’hardcore gamer o il semi-pro non vengono pagati per quello che fanno…per rientrare in questa tipologia di giocatore bisogna essere dei player che giocano con costanza ad un dato titolo.
Un esempio molto significativo è quello dei giocatori hardcore di World of Warcraft…player che nonostante non vengano pagati per la loro attività, si impegnano in sessioni lunghe fino a 4/5 ore al giorno (quando non di più), ottenendo anche dei discreti risultati.
In passato l’hardcore gamer era anche colui che si limitava a passare tantissimo tempo su un gioco, ma pensiamo che con lo sviluppo della scena esport sia ormai necessario “aggiornare” il nostro dizionario. Del resto stiamo parlando di una categorizzazione basata sull’abilità/conoscenza del titolo oltre che del tempo investito, e non solamente di quest’ultimo.
Come detto prima, il semi-pro o l’hardcore non hanno contratti attivi con team/aziende. E’ chiaro che prima di essere PRO bisogna necessariamente essere degli hardcore gamer e fare la gavetta nella scena competitiva per mettersi in mostra (partecipando a tornei ed eventi in lan si diventa automaticamente dei semi pro). Non tutti gli hardcore gamer hanno però come fine quello di arrivare a contratto ovviamente (e questa è forse l’unica caratteristica che differenzia semipro e hardcore), ma si parla sempre di giocatori molto competitivi.
Il Content Creator
Tra queste due categorie troviamo poi il “Content Creator“, un vero e proprio professionista che però non dedica tutte le sue risorse al raggiungimento di una vittoria, pur magari disponendo di tutte le capacità e le abilità per farlo. Essere Content Creator è sempre una “scelta”, con molti ex PRO Player che scelgono di appendere mouse e tastiera al chiodo per proseguire nella loro carriera come streamer e, appunto, creatori di contenuti.
Il content creator è solitamente una persona molto esperta, spesso più forte rispetto alla media, che può scegliere di intraprendere questa strada per innumerevoli diversi motivi. Il content creator è però anche un professionista molto bravo nell’intrattenere, e nel creare video, dirette streaming o podcast che avvicinano milioni e milioni di nuovi giocatori ad un dato titolo. Per ovvi motivi, se un content creator è “scarso”, o cercherà di costruire la sua immagine unicamente sulla simpatia, o non riuscirà mai ad arrivare a quel numero di follower necessari per poter vivere questa attività come “remunerativa“.
Forse potrà sembrare un po’ troppo semplificato, ma se un player non rientra nelle prime grandi categorie competitive di cui abbiamo parlato qui sopra, viene generalmente raggruppato tra i casual gamer.
I Casual Gamer
Il casual gamer non è il giocatore scarso, è bene fare questo chiarimento. Certamente i giocatori “scarsi” saranno sempre casual gamer, ma il ragionamento non regge al contrario, e quindi non è assolutamente vero che tutti i casual gamer sono scarsi.
I casual gamer sono generalmente giocatori che hanno molto meno tempo a disposizione da dedicare al loro titolo preferito rispetto alle due categorie di cui abbiamo parlato sopra. Esistono infinite moltitudini di Casual…e cambiano da gioco a gioco…
Per provare ad arrivare ad una sintesi accettabile, possiamo dire che i casual gamer sono tutti quei giocatori che per ragioni di tempo o interesse non vedono come prioritario il migliorarsi al fine di raggiungere un obiettivo competitivo. Questo non vuol dire che i casual siano scarsi però…considerate che in questa categoria rientrano oggi molti di quegli hardcore gamer dei primi anni 10 che, avendo meno tempo a disposizione rispetto a 10 anni fa, sono “obbligati” a vivere il gioco con molta meno intensità rispetto al passato.
Permettetemi un esempio: io in passato sono stato certamente un hardcore gamer. Giocavo tante ore al giorno a World of Warcraft insieme ai miei compagni di gilda, e giocavamo con il solo fine di finire il content mitico (all’epoca si chiamava “content eroico”, ndr) tra i primi del server. Sono sempre stato un player interessato al lato “competitivo” dei videogiochi, e quella “fiamma” non si è certamente spenta oggi, anche se il mio modo di giocare è radicalmente cambiato rispetto al passato.
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Oggi sono certamente un player appartenente alla categoria “casual”, semplicemente perché mi impegno in modo incostante, e non è raro che per uno/due giorni di fila non riesca nemmeno a loggare, a nulla.
Casual Gamer non è un insulto. Ancor di meno, è un insulto definire un gioco “per casual gamer“…se un gioco è “migliore per i casual” vuol dire semplicemente che è un gioco che ci mette nelle condizioni di esplorare i suoi contenuti senza che sia necessario un impegno troppo oneroso, o un troppo elevato livello di abilità. Ovviamente il casual gamer preferisce i giochi “più semplici”, perchè per migliorare ai videogiochi, cosi come in ogni altra disciplina esistente, sono necessari tempo e dedizione…e non sempre questi sono disponibili (specialmente gli ex hardcore gamer spesso ammettono: “se non posso giocare a livello competitivo ad un dato titolo, perchè magari richiede troppo tempo da dedicare, semplicemente cambio gioco“).
Dal nostro punto di vista, è necessario che tutta l’industria del gaming “aggiorni” il proprio dizionario ai tempi contemporanei, in risposta alla gigantesca fetta di ex hardcore gamer che ormai rappresenta (e non dovrebbe assolutamente vergognarsi di questo) la categoria dei giocatori “casual”…
Speriamo che attraverso questo approfondimento passi il concetto che casual gamer non è mai un’offesa, e che è al contrario la semplice constatazione di come viene vissuta la propria attività sui videogiochi. Per riferirci ai giocatori meno abili ci sono ben altri termini, molto più “idonei” ed attinenti.
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Pensiamo ad esempio al termine “BOT“, usato per descrivere le performance negative di un giocatore (che si muove/interagisce con il mondo di gioco come un bot appunto, ovvero un personaggio controllato dall’IA), o ad altri “epiteti” ancor più crudi.
Cosa ne pensate di questo approfondimento community? Voi in quale categoria pensate di rientrare? La discussione, come sempre, è aperta!
- Articolo realizzato in collaborazione con la community di riferimento di Warzone d’Italia (Clicca qui per entrare su Facebook – Clicca qui per seguire la community su Instagram)
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