Per l’ex Ministro Calenda i videogiochi minano la rifondazione della Democrazia
Poche ore fa l’ex ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, classe 1973, ha pubblicato alcuni post su twitter all’interno dei quali attacca con smisurata potenza il mondo dei videogiochi accusandolo, oltre al resto, di minare il processo di rifondazione della Democrazia nel nostro Paese.
Non solo. Per l’ex ministro i videogiochi sono anche “una delle causa dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare un ragionamento” e che l’utilizzo di questi porti inesorabilmente alla “solitudine culturale ed esistenziale” andando ad incidere, sempre secondo Calenda, finanche sulla rifondazione della Democrazia.
Notate il “sottile” collegamento grazie al quale Calenda accosta il videogioco al caos sociale? Videogiochi uguale Solitudine culturale, solitudine esistenziale, nemici della democrazia…ma anche “reazione e non azione” perchè sempre secondo Calenda, stando alle sue parole, giocare ai videogiochi rende i giocatori dei reclusi dentro casa che “reagiscono” e non agiscono…sostanzialmente un’apatia meccanica che porta all’auto esclusione sociale e culturale.
Calenda non lo ha scritto, ma ci piacerebbe sapere come quindi immagina il mondo fra 20 o 30 anni il nostro ex ministro dello Sviluppo Economico e se su queste speculazioni da “futuro nefasto” lui basi i suoi programmi politici futuri.
Sarà forte ma io considero i giochi elettronici una delle cause dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento. In casa mia non entrano. https://t.co/ZC74SNSFCq
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 3 novembre 2018
Il videogioco, come per ogni altra cosa mai inventata e creata dall’uomo, va certamente usato con responsabilità e consapevolezza dato che un suo eccessivo utilizzo può generare effetti negativi, andando a diminuire la potenza di tutti quei fattori positivi che vengono scatenati dall’utilizzo di un videogioco.
Specialmente in questi ultimi anni abbiamo assistito ad uno sviluppo culturale davvero importante rispetto a questo argomento; c’è ancora molto di cui discutere per crescere come settore e come movimento, ma pensavamo che i tempi del “i videogiochi sono la distruzione” fossero stati finalmente superati.
Spiace svegliarsi nel fine settimana più importante dell’anno del nostro settore con i mondiali di League of Legends (spettacolo raro davvero emozionante), la Blizzcon e tutte le sue entusiasmanti novità e l’attesissimo Lucca Comics per leggere dei post in cui i videogiochi vengono descritti come un male profondo, culturale e sociale e che questi frenano lo sviluppo democratico di una nazione (come potrebbe essere l’eroina o l’odio razziale, per capirci).
Fondamentale prendersi cura di ogni ragazzo: avvio alla lettura, lingue, sport, gioco. Salvarli dai giochi elettronici e dalla solitudine culturale e esistenziale. Così si rifondano le democrazie. https://t.co/2FwuG4jyUZ
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 3 novembre 2018
Ci sarà forse della politica dietro queste affermazioni?
Forse è più difficile da accettare per tutti noi, ma è decisamente più facile pensare che se un ex ministro, di soli 45 anni, parla cosi dei videogiochi è perché c’è un fine politico molto preciso dietro queste sue parole.
Anche perché quando Calenda era ministro non abbiamo avvertito tutta questa ostilità nei confronti del settore…ed anzi è stato proprio il ministero dello sviluppo economico presieduto da Calenda quello che alzò il limite massimo per i premi per le attività come tornei e give away (limite poi ripristinato ad 1 Euro dall’attuale ministro Di Maio, ndr).
Come mai Calenda si è ricordato soltanto oggi che i videogiochi sono un “Enola Gay” fuori controllo che trascinerà tutta la società nell’oblio?
Il problema è la passività rispetto alla lettura e al gioco. Reagisci non agisci. Inoltre abituano la mente a una velocità che rende ogni altra attività lenta e noiosa. https://t.co/56Z0DxSBJb
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 3 novembre 2018
Quello che ci viene da pensare è che queste siano le prime avvisaglie di un nuovo periodo in cui i videogiochi avranno un ruolo più importante nella scena politica: Calenda, come ogni altro politico, utilizza i social come megafono per le proprie idee e per accrescere il favore generale che la società gode nei suoi riguardi e, in questo caso, ha espresso una sua specifica idea politica e sociale.
Leggendo i post di Calenda si intravedono quindi due significative problematiche:
1- In Italia i videogiochi iniziano a far parte della campagna elettorale in modo più consistente, venendo coinvolti in questioni come la Democrazia o la politica. Purtroppo però in questi casi i videogiochi vengono nominati solo per i fattori negativi, e non per quelli che sono invece universalmente noti come positivi ed importanti per lo sviluppo di determinate questioni.
2- In Italia, quando e se mai si andrà a creare un vero fronte politico “anti videogiochi” (fino ad oggi mai avevamo visto tanta violenza ed aggressività nei confronti del nostro settore), magari rappresentato proprio da Carlo Calenda o dal Partito Democratico, qualcun altro potrebbe decidere di bilanciare il tutto con un fronte “pro videogiochi”…ma attualmente, purtroppo, di grandi novità in questo senso non se ne sono viste.
Sarà forte ma io considero i giochi elettronici una delle cause dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento. In casa mia non entrano. https://t.co/ZC74SNSFCq
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) 3 novembre 2018