Il CEO dei FNATIC sulla scena esport di Fortnite: “Epic Games deve impegnarsi di più”
Il CEO dei FNATIC Sam Mathews è recentemente intervenuto su Twitter con dei post molto pepati diretti ad Epic Games, responsabile (dal suo punto di vista) di non dedicarsi alla scena esport come dovrebbe.
Secondo il CEO del celebre team esport, ci sarebbero dei problemi nelle relazioni che la casa madre avrebbe con i team protagonisti nella scena, cosa che invece non avviene su altri titoli dove team come i Fnatic si trovano spesso coinvolti nel processo decisionale, anche solo per fornire un feedback.
Nel caso di Fortnite la questione è stata fin da subito differente, con i team che trovarono anche delle enormi difficoltà una volta scoperti i formati competitivi che sarebbero stati ammessi alla coppa del mondo (Solo e DUO) e che rendevano sostanzialmente inutile ogni “roster” precedentemente pensato. Il paradosso della Coppa del Mondo di Fortnite si è quindi palesato nel momento in cui, tra i partecipanti, ve ne erano moltissimi sprovvisti di org alle spalle, un qualcosa di assolutamente impensabile in altri titoli esports di prima fascia.
Con la situazione attuale, non è pertanto conveniente per un team come i FNATIC tenere e gestire troppi giocatori ed è stata proprio la recente defezione di ben 3 giocatori del roster di Fortnite dal team ad indurre il CEO ad entrare a gamba tesa sull’argomento, esternando tutte le sue perplessità riguardo l’attuale struttura competitiva degli esports by Epic Games.
Il post
Guys we still massively believe in the potential of Fortnite competitive. But I'm not sure Epic always feels the same way. We speak with all publishers, work with them on driving esports. Epic doesnt feel it needs us. We're here, open, & ready to help drive @FortniteGame. Use us.
— Sam Mathews (@sammathews) February 14, 2020
La quasi totale mancanza di una struttura vera e propria sta quindi generando un fenomeno per il quale i team sono più propensi a mettere sotto contratto pochi giocatori, con cui lavorare sull’immagine pubblica e sullo streaming (in pratica più uno streamer/content creator che non un giocatore unicamente votato al competitivo), e non lavorare sulla strutturazione di un roster (con relative “prime” e “seconde” squadre ad esempio) che possa portare dei risultati nell’arco della stagione.
Ora che il sasso è stato lanciato, bisognerà vedere come reagirà Epic Games, e se quindi deciderà di accogliere i feedback che provengono da molti addetti ai lavori, o se proseguirà seguendo il cammino che è stato già trattato e che, purtroppo, poco si sposa con le caratteristiche minime e necessarie per garantire la giusta sostenibilità di un qualsiasi evento competitivo basato sull’esistenza delle ORG.