Lo scandaloso servizio del TG1 contro i videogiochi, una follia apparentemente senza tempo
Negli ultimi giorni è diventato particolarmente virale un estratto della puntata del 12 Aprile 2022 del TG1, in cui l’obiettivo degli ospiti e del montaggio mediatico era dimostrare quanto videogiochi e social media siano dannosi per lo sviluppo mentale nelle fasce d’età più giovani.
A far parlare in maniera particolare di se è stato l’intervento di Andrea Cangini, Senatore delle fila di Forza Italia e membro della Commissione Istruzione al Senato, nonché giornalista e scrittore. CLICCANDO QUI l’articolo in cui lo abbiamo già citato appena dopo la messa in onda del servizio.
Nella sua ultima opera, intitolata ”Cocaweb”, l’esponente di questa sorta di movimento anti-videoludico, ha cercato infatti di dimostrare le somiglianze a livello biochimico tra l’effetto delle droghe e quello del mondo dei social e del gaming, apportando alla tesi prove a sua detta fattuali di studi condotti nel corso degli anni.
TG1 e videogiochi, quello che è stato detto
”Abbiamo invitato in Commissione i migliori studiosi per capire l’impatto di questo mondo sui giovani e il quadro è devastante.
Cocaweb non è un’esagerazione: i neurologi ci hanno spiegato che i meccanismi chimici innescati dall’uso che non può che degenerare in abuso, di social e videogiochi sulla mente umana sono identici a quelli della cocaina.”
”Essere giovani non è mai stato facile, ma mai come in questo periodo storico sono stati in crescita disturbi psicologici, come autolesionismo, aggressione, disturbi alimentari; in crescita vertiginosa da quando le console dei videogiochi sono entrate nelle stanze dei nostri figli e soprattutto da quando nel 2007/2008 gli smartphone hanno preso piede.”
”La loro capacità cognitiva mentale, si sta progressivamente riducendo.
Ci è stato spiegato che questa è la prima generazione che ha un quoziente intellettivo inferiore a quelle che l’hanno preceduta.
Qualcosa che non era mai accaduto nella storia dell’umanità. Questo secondo me è il problema di quest’epoca.”
La nostra opinione sul servizio del TG1 sui videogiochi, quello che non viene detto
Non staremo qui a fare polemiche sterili, ma cerchiamo invece di capire ed arrivare a nocciolo della questione.
Sebbene si capisca perfettamente dalle parole del Senatore il chiaro intento di voler mettere un freno a tutte quelle situazioni al limite con l’hikikomori (termine giapponese che designa un allontanamento progressivo dalla realtà e dalla società per chiudersi sempre più nel mondo digitale) è necessario fare della chiare distinzioni.
Come quando si affrontano problemi di natura fisica e ad esempio nel caso di una gamba si interpella un ortopedico, anche per quanto riguarda i videogiochi ed i social, sarebbe necessario interpellare degli esperti di questi due grossi settori, soprattutto in fase di stesura di disegni di legge volti a limitare l’abuso del digitale.
Trattare questi due mondi come una semplice droga, o come il tabacco (citato dallo stesso Senatore durante il suo intervento) non sembra volgere lo sguardo ad una soluzione, ma anzi non fa altro che allargare quel ”GAP Generazionale” di cui si sente tanto parlare.
Sarebbe infatti utilissimo notare che la dipendenza da social e da videogiochi è sì un problema per i più giovani che esiste ed è riconosciuto, ma è anche e soprattutto una problematica del tutto nuova ed in nessun modo paragonabile a qualsiasi ”droga” (come cercato di dimostrare dal Senatore nel suo libro intitolato ‘COCAWEB’) esistita fino ad oggi.
Gli smartphone, ad esempio, rappresentano un importante strumento che chiunque usa per scopi ludici, lavorativi e personali, rappresentando una minaccia seria solo per coloro che di per sé hanno già una predisposizione allo sviluppo di patologie a livello psicologico.
I videogiochi, d’altro canto, sono invece una vera e propria espressione di arte, non diversa dalla possibilità di entrare nei nostri film preferiti e viverli da protagonisti, potendo effettuare scelte e prendendone spesso le annose conseguenze.
In conclusione potremmo dire che sì, è necessario riconoscere che esiste un problema, con cui sicuramente gli orientali stanno già facendo i conti da anni.
Ma è altresì importantissimo designare esperti che studino il funzionamento di queste meccaniche, che conoscano il mondo videoludico e social e che possano effettuare una netta distinzione tra uso ed abuso, definizioni che quando si parla di questi nuovi strumenti, tendono a cambiare di giorno in giorno, soprattutto a seconda della convenienza.
Cosa ne pensate voi? Come al solito la discussione è aperta!
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