Warzone, il motto degli imbroglioni: “cheatto perchè tutti cheattano”
Anche se l’anti-cheat Ricochet è ormai operativo da diversi mesi, non è di certo ancora finita la battaglia tra imbroglioni e sviluppatori di Activision, con i primi che riescono ancora in qualche modo a “strisciare” dentro i meandri di Warzone.
I nostri lettori più affezionati lo sanno bene: su Powned ripudiamo in modo categorico la figura del cheater. E difatti da sempre ci impegniamo nel portare avanti una campagna di sensibilizzazione, atta ad emarginare questi soggetti tossici dalla parte sana della community.
Cheater Starter Pack: “Cheatto perché tutti cheattano”
Grazie alla recente intervista ad un cheater pubblicata da Kyborg sul suo canale, si sono concretizzati numerosi argomenti di discussione sulla questione, alcuni dei quali davvero molto interessanti.
Una delle più importanti è quella relativa alla spiegazione che la maggior parte dei cheater fornisce per il loro essere cheater. “Cheatto perché gli altri cheattano“: questo il loro motto, il loro grido di battaglia.
Sembra quindi che quello dei cheater, sia sostanzialmente un branco di “babbazzi” sprovvisto della più totale autonomia cognitiva. Usare i cheat è sbagliato, punto. Non c’è un’opinione o un punto di vista, proprio non è contemplato.
Si perchè il cheat non si limita solamente ad alterare l’esperienza di gioco dell’imbroglione… ma distrugge e brutalizza l’esperienza di gioco di tutti gli altri…anche a più di 50 giocatori per volta.
Quale soluzione quindi?
Al momento l’intero settore dei videogame è coinvolto nella lotta ai cheater, ma ogni publisher lo fa con le sue singole forze. La figura del cheater, non è ancora ben inquadrata a livello generale. Pensate a che impatto potrebbe avere sui cheater una nuova politica che vada ad uniformare tutti i videogiochi multiplayer e le loro reti di player.
In questo modo, un giocatore bannato per grave abuso di cheat da League of Legends sarebbe ad esempio estromesso anche da tutti gli altri giochi multiplayer esistenti sul pianeta. Non si andrebbe più a parlare di indirizzo IP o cose simili, quanto più di un vero e proprio ban personale legato al singolo imbroglione.
Certo una formula come questa sarebbe ben più complessa, con eventuali “attenuanti” o “ammonizioni”, ma resterebbe il fatto che, di fronte ad un comportamento tossico, si perderebbe diritto di compartecipare alla vita sociale all’interno delle community dei giochi.
Voi cosa ne pensate community? Sareste favorevoli ad una misura stringente come questa? La discussione, come sempre, è aperta!
- Articolo realizzato in collaborazione con la community di riferimento di Warzone d’Italia (Clicca qui per entrare su Facebook – Clicca qui per seguire la community su Instagram)
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