Vikkstar in risposta all’haking dilagante
La creazione di lobby nelle quali ci sia un bilanciamento di abilità tra i giocatori presenti è fattore fondamentale in ogni gioco competitivo.
Ma spesso le modalità con le quali vengono eseguiti gli accoppiamenti non sono chiare. In Warzone ad esempio, contando anche la recente mancanza della coda classificata, il matchmaking genera non pochi dubbi.
Se a questo aggiungiamo la natura dell’hacking nella serie di Call of Duty, che per definizione spesso è difficile da riconoscere, otteniamo situazioni nelle quali i giocatori di alto livello, come in questo caso Vikkstar e Drift0r, che sfogando la loro frustrazione a riguardo sui social fanno arrivare un colpo diretto ad Infinity Ward.
Il famoso streamer Drit0r è stato il primo a lamentarsi della situazione, raccontando come nonostante la sua esperienza da pro player abbia avuto un crollo durante un live stream, per il quale ha iniziato a pensare di chiudere definitivamente con il titolo, a seguito di una serie di morti a suo dire sospette.
Gli hack ed i glitch su Warzone sono sempre stati i più disparati, dai wall-hack agli aim bot, ma ultimamente c’è stata l’aggiunta di un sistema per evitare il rinculo su alcune armi, ed è stato proprio questo a spingere Vikkstar a rispondere al tweet.
Perhaps one of the worst parts, is never knowing if you got killed by hacker or not. Questioning whether you misplayed, or never had a chance anyway. Not wanting to use the excuse of calling hacks, despite it being so so prevalent.
— Vikkstar ★ (@Vikkstar123) July 16, 2020
Warzone mi ha causato un crollo durante lo stream. Non posso più giocarci. E non perché non sia divertente o non mi piaccia, ma perché non posso partecipare agli aspetti chiave del gioco. Ogni lobby è riempita da hacker e dei scesi in terra. Probabilmente dovrò lasciare.
Queste sono state le forti parole di denuncia da parte di Drift0r. Il tweet oltre un ampio appoggio da parte della community che ha pesantemente criticato Infinity Ward, ha ricevuto varie risposte da altri giocatori di rilievo, come il sopraccitato Vikkstar, che ha svolto il suo ruolo con più rilievo:
Forse una delle parti peggiori, non sai mai se sei stato ucciso da un hacker o no. Finisci per chiederti se hai sbagliato qualcosa nella giocata o semplicemente non hai mai avuto alcuna possibilità. Non voglio usare sempre la scusa dell’hacking, nonostante sia prevalente.
Un saggio passo da parte di Vikkstar, che successivamente ha ricevuto da Drit0r una risposta a mente fredda, nella quale dichiara di non voler cadere nello stereotipo di chiamare chiunque e sempre hacker, ma non potendo neanche distinguere la maggior parte degli atti fuorilegge la situazione rimane critica.
Il problema che è stato riportato dai più è la combinazione del così detto skill based Matchmaking e della presenza degli hacker, dato che le statistiche di riferimento con le quali si vieni inseriti in una lobby saranno sempre alterate.
Altri titoli simili hanno trovato una soluzione ponendo maggiore attenzione ai casi di haking anche se particolari come quelli descritti da Vikkstar, e inserendo nel proprio titolo più code, tra classificate e partite rapide, grazie alle quali viene delineato con maggior precisione il profilo di ogni utente, in modo tale che il singolo sa cosa aspettarsi quando inizia un match.
Ad ogni modo la situazione su Warzone non sarà facile da contenere, in quanto a differenza degli altri titoli ha abilito il cross-play e basa l’SBMM su criteri più rigidi. A tal proposito però non possiamo far altro che rimanere in attesa di novità da parte di della casa di sviluppo, che speriamo a nome di tutti siano rapide e d’impatto.