Pow3r in un TwitLonger: “l’anno zero degli esport in Italia non c’è mai stato”
Attraverso un nuovo post pubblicato su Twitter, il celebre Giorgio Pow3r Calandrelli ha detto la sua riguardo la scena esportiva italiana, ed in generale rispetto a quello che è lo stato di salute del nostro settore competitivo legato ai videogiochi.
Per chi non lo sapesse, Pow3r è un content creator italiano che si è ufficialmente ritirato dalla scena competitiva esports, dopo aver dato prova di tutto il suo talento su svariati titoli del franchise di Call of Duty, di Apex Legends e di Fortnite. Nel corso della sua lunga e più che decennale carriera, Giorgio ha messo la propria firma su svariati tornei nazionali, riuscendo anche a concretizzare posizioni importanti in alcuni tornei internazionali legati agli sparatutto.
Pensate che nel 2019, accompagnato da HAL e Stermy, Pow3r ha portato l’Italia sul tetto della scena di Apex Legends trionfando al torneo continentale Twitch Rivals Apex Legends Challenge (The Rematch), ed è stato anche il primissimo dei talenti nostrani ad essere messo sotto contratto dai Fnatic, uno dei team esports più celebri, seguiti e blasonati al mondo.
A prescindere da quello che si pensi, o dall’idea che ognuno si è potuto fare sulla carriera di questo celebre giocatore, Pow3r è indiscutibilmente una delle persone più preparate di tutta la scena italiana esportiva, un esperto e profondo conoscitore di tutto l’ecosistema esport il cui parere ha sempre avuto un notevole peso specifico.
Nel TwitLonger in questione, Pow3r ha quindi voluto esprimere le sue considerazioni riguardo la scena italiana esport, sottolineando come, allo stato attuale, sia praticamente impossibile per un aspirante professionista riuscire ad intraprendere una carriera sportiva vera e propria in Italia.
In uno dei passaggi del lungo post, Pow3r ha esplicitamente affermato che, secondo lui (ed io sono personalmente d’accordo), il famoso “anno zero” degli esport italiani non sia ancora mai iniziato. Le enormi difficoltà che può riscontrare un atleta esportivo nel nostro paese sono molteplici, e non basterebbe probabilmente un intero giorno per spiegare a chi non è del settore perché diventare un atleta esportivo affermato e di successo è, in Italia, un qualcosa di quasi irrealizzabile.
I talenti nella nostra amata Italia non mancano, ma l’ecosistema che dovrebbe tutelare, proteggere e “far crescere” questi talenti spesso non c’è, ed anche quelle poche volte in cui c’è non è escluso che li danneggi o li “bruci”.
I ragazzi migliori (e più fortunati) cercano quindi di sfondare fuori dall’Italia, grazie a società straniere che credono ed investono su questi talenti. Questo perchè in Italia non mancano solamente i soldi che invece in altre realtà nazionali scorrono a fiumi, ma anche perché vi sono dei veri e propri “GAP” a livello culturale sull’argomento, tra la nostra società e quelle degli altri paesi europei o con gli Stati Uniti, la Corea o la Cina.
Beh volevo parlarvi un po' di esport o comunque del gaming in Italia. Sin da quando ho vinto il premio del (cont) https://t.co/8Tkd7GYJga
— Fnatic POW3R パワー (@POW3R_GC) September 20, 2021
Ancora oggi non è assolutamente raro leggere baby boomers che insultano ed attaccano content creator e professionisti, rei secondo questi zoticoni di non avere “un vero lavoro”, e di essere sostanzialmente dei falliti che “stanno ancora dietro ad un computer”.
La bassezza culturale di questo tipo di attacchi è pericolosissima, perché spesso i talenti nostrani si sentono talmente frustrati ed umiliati da questi cavernicoli da abbandonare il percorso che li avrebbe magari potuti portare sui palchi più importanti del mondo.
Mollare un progetto, o un sogno, per l’aggressività del contesto in cui si vive non è mai un bene o una legittima giustificazione, ma d’altro canto non è neanche facile pensare che un ragazzo di appena 20 anni possa gestire tali e tanti attacchi personali, costantemente, senza che si crei una condizione di burnout.
La mancanza di soldi dicevamo, la quasi totale assenza di una scena competitiva, la mancanza di qualsiasi forma di aggiornamento a livello legislativo ed il generale contesto “incattivito” e “rabbioso” (la tanta rabbia di molti nei confronti di questi ragazzi magari è alimentata dall’invidia? secondo noi si, perchè altrimenti non si spiega…) con cui i pro ed i content creator (ma anche noi editori, permettetemi di dirlo) devono ogni giorni interfacciarsi non sono affatto stimoli ad intraprendere una carriera, e solo quelli più ostinati ed “ignifughi” riescono in qualche modo a trovare una loro strada.
Ci sentiamo quindi di accogliere tutte le considerazioni di Pow3r, con la speranza che questo suo post non cada nel dimenticatoio, ed anzi al contrario funga da stimolo per tutti gli “addetti ai lavori” per cercare, insieme, una qualche via d’uscita dal baratro in cui lavoriamo da ormai quasi 10, lunghissimi, anni.
Speciale Esports: la Ministra Dadone intervista anche il celebre Pow3r!
Dal canto nostro, come sempre, siamo disponibili a riportare qualsiasi considerazione dei protagonisti sull’argomento, Powned è nata con la missione di aiutare a sensibilizzare sul tema esport in Italia, ed in tal senso spero vivamente che tutti i giocatori, gli streamer, e le società sportive impegnate negli esport italiani vedano il nostro portale come un megafono da sfruttare per trasmettere a quante più persone possibili un messaggio positivo ed incoraggiante per il futuro.
Le altre nazioni volano veloci, ed il gap che avremmo dovuto colmare nel lontano 2014, o al massimo nel 2015, appare oggi più “esteso” di quanto non lo era in passato…e questo è un male, per tutti.
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- Articolo realizzato in collaborazione con la community di riferimento di Warzone d’Italia (Clicca qui per entrare su Facebook – Clicca qui per seguire la community su Instagram)